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In un mare senza blu, Francesco Paolo Oreste: libri da leggere

In un mare senza blu, Francesco Paolo Oreste, romanzo edito da idobloni Enigmi, 220 pagine, 14,15 €. Per me è un libro da ⭐⭐ ⭐ ⭐⭐ 5 stelle

di Federica Federico

17 Aprile 2024

In un mare senza blu I consigli di Lettura di vita da mamma

Nella rubrica Libri da Leggere di Vita da Mamma, consigliamo “In un mare senza blu”

Autore: Francesco Paolo Oreste

Genere letterario: Romanzo

Casa Editrice: idobloni Enigmi

Numero di pagine: 220

Prezzo: 14,15 €

Le mie stelle: ⭐⭐ ⭐ ⭐⭐

Il libro in una parola: Questo libro è una matrioska 

 

La trama in meno di 100 parole senza spoiler

“In un mare senza blu” non è semplicemente il racconto dell’affetto che unisce tre bambini e che li accompagna, mutevole e mutando, per tutta la loro vita, è, in modo più profondo, la narrazione vera e viva di un sistema in cui ogni personaggio e ogni luogo, proprio come una matrioska, contiene presente, passato e futuro e ne dimostra l’intima congiunzione.

 

Il filo conduttore del romanzo

Il riscatto è il motivo di sottofondo di questo libro. Il rumore del mare muove le pagine anche quando il mare resta senza blu ovvero il riscatto si dimostra difficile, complicato, violento e doloroso.

 

In un momento storico in cui Napoli è abusata dalla cinematografia e persino da parte della letteratura contemporanea, perché va di moda la narrazione di una terra criminale che si affranca attraverso favole d’amore, questo romanzo restituisce verità a un luogo fatto di vicoli e vite che in un istante e per un solo piccolo errore rischiano continuamente di divenire vicoli neri e vite ai margini.

 

Il vicolo stella, dove la narrazione inizia quando i protagonisti sono piccoli, diventa d’improvviso il vicolo nero e questa mutazione avviene a causa di un incendio che non lascia scampo. Il nero è il colore del fumo ma è anche il colore del sommerso e porta con sé un’esortazione non trascurabile che resta come retrogusto amaro quando il lettore piega la copertina sull’ultima pagina: il nero è una responsabilità sociale che dobbiamo assumerci in prima persona.

 

Il titolo del romanzo, “In un mare senza blu”, è una sfida più che una contraddizione: siamo abituati a guardare le cose come in cartolina restando sulla superficie, fermando lo sguardo all’aspetto apparente. Eppure il mare senza blu è quello spazio immenso e avvolgente che contiene il rumore delle onde, che ci bagna e ci trascina, è profumo e salsedine che brucia sulla pelle mentre il sole la consuma.

Francesco Paolo Oreste, dunque, più che lasciarci senza il blu del mare ci sfida a cercarne l’infinito che resta oltre le apparenze e fa lo stesso con ogni personaggio, ad ogni elemento di questa matrioska di pagine in un gioco di vite che si stringono, si distanziano e poi tornano. 

 

L’emozione dell’ultima pagina

Il romanzo esplode nelle mani del lettore all’ultima pagina, nelle ultime righe ma la detonazione va oltre il frastuono, le schegge che colpiscono forte e il dolore… qui  ad esplodere è il riscatto con la consapevolezza tanto vera quanto tagliente che le favole sono finite, almeno in questo mondo e per renderlo migliore servono consapevolezze e coraggio, anche il coraggio del perdono.

 

Il personaggio più bello di “In un mare senza blu”

Il personaggio più bello è lungamente invisibile nel romanzo, eppure c’è, esiste sin dalla prima pagina ma semplicemente resta in gestazione e attende di venire alla luce. Per meglio dire, attende di venire alla sua stessa luce, quella che ha portato dentro sin dall’inizio.

A. questo il nome della luce, il nome che si è scelta.

 

Il libro ha, però, un effetto collaterale: chi lo leggerà non potrà più negare l’importanza dello zucchero sul fondo di ogni tazzina di caffè. È questo che da giorni ormai mi fa spesso pensare a dove si nasconde la mia A. che bussa al cuore mentre mi sento sola e affamata come Ciro.

Questo libro, lo scoprirete leggendolo, dimostra che solitudine e fame non dipendono solo dal bisogno di condividere con altri la propria vita o di riempire lo stomaco, più di questo e soprattutto serve (e salva) la speranza.

 

La frase, la scena, l’immagine o l’atmosfera di “Un mare senza blu” che resta per sempre  

Cosa serve all’amore per essere davvero amore?

Lo spazio per stendersi? Il tempo per respirare? Oppure sopravvive al tempo negato e allo spazio lasciato perché, egli stesso, è spazio e tempo?

Non è proprio l’amore, un intero mondo in cui si può entrare, due per volta, soltanto lasciando lo spazio e il tempo a cui si appartiene? 

Di cosa ha bisogno davvero l’amore? 

“Parlami di quello che potremmo essere.”

Degli abbracci che tengono insieme? Dei morsi che scavano? Dei baci che aggiustano? Delle carezze che levigano? 

Cosa serve all’amore per sopravvivere all’amore? Delle lacrime che scendono e ci cospargono di sale o dei sorrisi che appaiono improvvisi come il sole tra le nuvole? 

Cosa? Il sale o il sole?

 

3 buoni motivi per leggere “Un mare senza blu” 

  1. È  una voce vera in un mondo di bugiardi;
  2. Non importa quanto zucchero ci sia nel caffè, ci sono momenti della vita di ciascuno di noi (come ci sono luoghi del nostro esistere) in cui il caffè è comunque nero che si aggiunge al nero che abbiamo dentro. Questo libro, però, restituisce a un colore marchiato a fuoco dalla diffidenza un potere suo proprio: in un mare senza blu oltre il nero c’è il riscatto, ovvero c’è l’alt(r)omare.
  3. Dimostra che c’è sempre una luce dentro, seppur nascosta.
 


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