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Rossella Urru libera è tornata a casa, “bentornata”

di Federica Federico

20 Luglio 2012

rossella urru libera è tornata a casa, "bentornata"Rossella Urru è scesa dall’aereo sorridente; i capelli lunghissimi, abbandonati sul volto, parevano il solo indizio apparente dei nove mesi di prigionia.

In antitesi rispetto alla sua minuta dolcezza, in opposizione rispetto all’abbigliamento largo, come improvvisato e avvolgere, emergeva la fierezza dello sguardo, l’imposizione di un sorriso aperto e colmo.

Dopo l’abbraccio con la famiglia e i saluti istituzionali, la decisione delle dichiarazioni della cooperante non ha lasciato spazio ad alcun dubbio circa il fatto che Rossella sia la viva portatrice di un’istanza che fa eco al suo rapimento e che l’Italia è chiamata ad ascoltare: il bisogno di pace.

rossella urru libera è tornata a casa, "bentornata"Prima di affermare <<Finalmente è finita>> ed appena dopo aver porto i suoi sentiti ringraziamenti alle autorità che hanno operato per il suo rilascio, Rossella ferma l’attenzione di tutti sull’origine e sulla causa del suo impegno umano e professionale.

La cooperante dice con lucido coraggio:

<< So che per molte persone è un lavoro rischioso, è un lavoro difficile, il rischio l’ho visto in prima persona e l’ho vissuto in prima persona! Ma questo spero che non mi fermi, non fermi me e nemmeno tutto il resto della cooperazione.>>

E’ noto che un portavoce del MUJAO: Movimento Unicità e Jihad dell’Africa Occidentale (movimento dissidente a cui si attribuisce la responsabilità del rapimento della Urru) avrebbe lasciato trapelare una indiscrezione subito cavalcata dalla stampa: il rilascio di Rossella Urru sarebbe costato 15 milioni di euro e la liberazione di tre estremisti appartenenti alla organizzazione dissidente.

Certamente la liberazione della cooperante italiana avrà avuto un caro prezzo, non è dato sapere se di fatto sia realmente corrispondente a quello trapelato. rossella urru libera è tornata a casa, "bentornata"

Tuttavia le parole pronunciate da Rossella fanno riflettere: la cooperazione è un bene, è uno strumento di pace che si innesta in un clima di guerra, è un mezzo non violento che si oppone ad una struttura sociale ove i poteri non sono ancora pacificamente equilibrati, né pacificamente riconosciuti. In tal senso la cooperazione diviene una risorsa sociale, una bandiera della pace.

In questo quadro a tinte forti, opposte ma coesistenti, il rischio è parte del tutto.

La Urru ha sottolineato che il rischio, inteso come appendice di un lavoro difficile ma essenziale, va considerato per quello che è, non va strumentalizzato, né ad esso va dato modo di frenare il più alto obiettivo finale che è la pace.

 

 



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