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Michelle, rapita e segregata per 10 anni ma nessuno la cercava

di Alessandra Albanese

09 Maggio 2013

“Sono stata rapita 10 anni fa, sono Amanda Berry”.

Questa la voce al 911, il numero delle emergenze americano. Su quella casa in Seymour Avenue si scoperchia il vaso di pandora dei fratelli Castro. Tre ragazze scomparse in tempi e luoghi differenti e segregate tutte nell’abitazione dell’autista di scuolabus.

Michelle è una delle tre ragazze. Scomparsa nel 2002 subito dopo che il tribunale di minori le aveva sottratto il suo bambino. Ragazza madre, un compagno violento, cattivi rapporti con la famiglia d’origine, subito si pensò ad un allontanamento volontario. E così venne derubricato il caso per la polizia di Cleveland.

Invece la ragazza non si era mai allontanata, né molto, tantomeno volontariamente. In molti in famiglia lo pensavano: “Aveva problemi di equilibrio personale. Aveva 21 anni, ma ragionava come una bambina” sostiene un parente.

 

Adesso Michelle è in ospedale. Le sue condizioni non sono preoccupanti, ma precarie: problemi di udito e difficoltà fisiche a causa delle precosse subite per 10 anni.

La madre della ragazza, trasferitasi in Florida, è tornata a Cleveland per abbracciare la figlia, ma teme che Michelle possa rifiutarla: “Probabilmente è furiosa con me, crederà che non l’abbia mai cercata e invece ho fatto l’impossibile”.

Poco chiari ancora molti aspetti della vicenda. Sembra infatti che il fratello di Michelle, Freddie abbia visitato la ragazza, ma non sapesse che era sparita: la madre non gli avrebbe raccontato niente. Freddie si giustifica sostenendo che lui è andato via da casa a 14 anni.

Molta nebbia attorno a questi casi, probabilmente gli sviluppi quando le ragazze saranno più in grado di raccontare di questi lunghi anni di prigionia.



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