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Miti alimentari da sfatare, Quello Che c’è da Sapere

di Alessandra Albanese

01 Ottobre 2015

Quante volte abbiamo sentito frasi del genere “Le uova aumentano il colesterolo” oppure “il pesce aiuta la memoria” o altre affermazioni, dovute più alle credenze popolari che a reali studi scientifici?

In effetti quando ci si siede a tavola si è spesso influenzati più dal sentire comune che da una vera e propria scienza dell’alimentazione, che ci porta a fare errori e a credere a falsi miti.

Ecco ad esempio alcuni miti alimentari da sfatare

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Miti alimentari da sfatare: Le carote fanno bene alla vista

Certo, dicono gli esperti, avete mai visto un coniglio con gli occhiali?

In realtà le carote fanno bene, ma principalmente alla pelle e ai capelli, grazie al suo contenuto di Vitamina A, chiamata anche retinolo, che richiama alla mente la retina, e che però non è direttamente responsabile di una vista di falco.

Inoltre le carote contengono il precursore della vitamina A, il beta-carotene, ma altri alimenti come spinaci e cavoli contengono anche la vitamina stessa, oltre che il beta-carotene.

 

Miti alimentari da sfatare: La pasta fa ingrassare

Falso storico, sostenuto ormai dalla comunità scientifica e avverso anche da tutte le donne alle prese con le diete.

Ce lo siamo sentite dire in tutte le lingue ormai, e anche l’Associazione delle Industrie del Dolce e delle Paste Italiane (Aidepi) lo conferma: il consumo di pasta, se nelle quantità indicate, non fa ingrassare.

Recenti ricerche scientifiche hanno affermato che non è il consumo di carboidrati a favorire l’obesità, ma l’eccesso di calorie.

100 grammi di pasta contengono circa 367 calorie, e se si segue la razione giornaliera indicata, ovvero 80 g, e si condisce il primo piatto con condimenti semplici, a base di verdure e olio a crudo, non si ingrassa.

falsi miti alimentari da sfatare la verità sulla pasta

Miti alimentari da sfatare: La frutta lontana dai pasti

Ma chi l’ha messa in giro questa storia della frutta che deve essere consumata lontano dai pasti?

Un esperto smentisce: il presidente della Fondazione Adi (Associazione Dietetica e nutrizione clinica) Giuseppe Fatati ha risposto sulle pagine del Sole24ore a questa domanda così:” Nella nostra tradizione, che è anche la base della dieta mediterranea, la frutta è stata sempre servita e consumata al termine del pasto, e non ci sono valide motivazioni per modificare tale comportamento. L’importante è che si consumi frutta fresca in modo adeguato”.

 

Miti alimentari da sfatare: L’ananas brucia i grassi

Inutile negare, quante di noi, all’inizio dell’estate, hanno fatto incetta di ananas dal fruttivendolo sotto casa, nella speranza (vana), di dimagrire mangiando il frutto brucia grassi per eccellenza?

Il mito, da sfatare parzialmente, è fondato sul fatto che l’ananas contiene bromelina, soprattutto nel suo gambo. Questo enzima in effetti è un “acceleratore” del metabolismo in quanto facilita la digestione ed ha un benefico effetto diuretico, ma da qui a bruciare davvero i grassi…. Prendetelo piuttosto come antinfiammatorio, questo si che è un beneficio indiscusso dell’ananas! (Fonte: Scienze Naturali)

 

Miti alimentari da sfatare: La birra fa latte.

Nessun esperto confermerà mai questa tesi delle nonne!

Anzi, abbiamo già detto come l’alcol debba essere praticamente bandito in gravidanza, per evitare la sindrome feto-alcolica, compreso quello contenuto nella birra!

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Miti alimentari da sfatare: Il latte rinforza le ossa.

Ma piuttosto il contrario!

In uno studio recente Alcuni ricercatori dell’Università di Uppsala, in Svezia smentiscono clamorosamente quest’assunto, dimostrando che su un gruppo di donne divise tra alcune che bevevano 3 bicchieri di latte al giorno e altre che ne bevevano meno, quelle con meno incidenza di fratture ossee erano le seconde.

Ovviamente non è che questo significhi che bere tanto latte fa male (che nella letteratura mondiale aumenta i livelli di Vitamina D nel sangue, con fruttuosi benefici per l’organismo), ma senz’altro smentisce la credenza popolare che vuole il latte un alleato prezioso delle ossa.

 

Miti alimentari da sfatare: Il pesce fa bene alla memoria

Questa in effetti è una mezza verità, sebbene il giusto equilibrio anche nella nutrizione sia sempre da preferire all’eccesso in tavola.

Il pesce è ricco di Omega 3, che sono sostanze necessarie per il corretto sviluppo cognitivo e fisico dell’individuo, ma di fosforo non ne contengono tantissimo (uova, frutta secca o legumi ne contengono di più).

E poi il fosforo, con la memoria non c’entra proprio niente: infatti questo elemento è molto utile per la formazione delle ossa e perché trasporta energia alle cellule (fonte Humanitas Salute), praticamente mangiando pesce si sopperisce al falso mito del latte in fatto di ossa forti!

falsi miti alimentari da sfatare, zucchero e cervello

Miti alimentari da sfatare: Lo zucchero fa bene al cervello

Anche questo tra i miti alimentari da sfatare è di quelli a metà.

Per fare chiarezza bisogna sapere che il cervello “si nutre” principalmente di glucosio, è di quei tessuti glucosio-dipendenti, ovvero che non utilizzano i lipidi (i grassi) per trasformarli in energia.

Ma il glucosio non è contenuto solo nello zucchero!

Anzi, esso è contenuto nei carboidrati, nelle proteine e nei grassi.

Piuttosto si potrebbe verificare un problema opposto: la quantità di zuccheri “semplici” disponibili potrebbero causare un picco di insulina e squilibrare l’organismo.

 

Miti alimentari da sfatare: Bere 2 l di acqua al giorno.

Bere acqua è sicuramente il gesto più salutare di tutti, ma dare questa indicazione tout court non è sufficiente.

Bere 2 litri di acqua al giorno va bene per tutti? Un bambino di 2 anni ha la stessa necessità di un omone di 30 alto due metri? E le donne incinte? E gli anziani?

Bere acqua fa bene, ma ognuno di noi ha un suo “livello personalizzato” da rispettare.

falsi miti alimentari da sfatare, ecco la verità

Miti alimentari da sfatare: Il cibo caduto per terra si può mangiare se si raccoglie entro 5 secondi

Questo tra i miti alimentari da sfatare è sicuramente quello che farà più felice mia suocera.

L’inventrice di questa benedetta “5 seconds rule”, tale Jillian Clarke della University of Illinois di Urbana aveva nel 2003 diffuso questa regola, avvalorata da studi scientifici, che il cibo caduto per terra poteva essere mangiato senza pericolo di ingerire batteri pericolosi alla salute, se raccolto entro 5 secondi da terra.

Peccato però che la stessa Clarke, l’anno successivo riceveva il premio ig-Nobel per questa sua trovata scientifica, che di scientifico ha poco (d’altronde anche l’Ignobel per la medicina non è un premio di cui vantarsi! )

A dire il vero, un fondamento scientifico questa affermazione ce l’ha, ovvero che un cibo che cade per terra si contamina tanto più quanto il tempo che sta nel sudicio.

Questo però non dipende solo dal tempo, ma anche da altre variabili come il tipo di alimento (il cibo secco ha una migliore “resistenza” rispetto al cibo umido), il tipo di pavimento, la consistenza dell’alimento eccetera.

In ultimo, se si vuole essere davvero igienici, al di là di non mangiare il cibo caduto per terra, si dovrebbe fare più attenzione alle mani che lo tengono che non al posto in cui eventualmente atterra: quelle sì che potrebbero contenere livelli di escherichia o salmonella sufficienti per una bella intossicazione!

 



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