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Omicidio del Carabiniere a Roma: i punti oscuri della vicenda

di Federica Federico

30 Luglio 2019

L’ omicidio del Carabiniere a Roma è oggetto di una stringente e fitta indagine, alcuni dubbi sono stati chiariti, altri, invece, meritano ancora attenzione .

 

Così, mentre la giovane moglie piange il suo amore e l’Italia intera consuma un lutto doloroso, si ha riguardo all’arma del delitto, al luogo dell’agguato e alle modalità dell’azione omicida.

omicidio del Carabiniere a Roma, indagini

Omicidio del Carabiniere a Roma, perché i due uomini dell’Arma non si sono difesi?

 

Il collega della vittima, testimone oculare della morte di Mario, assicura che, come da protocollo, una volta sul luogo dell’incontro, i due si sono qualificati come Carabinieri mostrando i tesserini. Malgrado ciò sono stati inaspettatamente aggrediti; in un corpo a corpo dalle modalità simili ad un agguato, Mario Cerciello Rega è stato raggiunto da 11 coltellate inferte con un fendente di circa 20cm, ovvero un’arma da guerra (un coltello modello militare, come si scoprirà in seguito).

 

Alcune delle 11 coltellate avrebbero trafitto Mario alla schiena, il corpo sembra consegnare un’immagine precisa:

 

l’aggressore potrebbe aver abbrancato alle spalle il Carabiniere. Le molte e profonde ferite hanno cagionato una morte per dissanguamento, prima ancora, per la traiettoria dei colpi, avrebbero impedito una difesa pronta e diretta.

 

La dinamica dell’aggressione potrà essere stabilita con più precisione quando le perizie mediche arriveranno sulla scrivania dei giudici riportando la ricostruzione scientifica dell’ordine dei colpi inferti al Carabiniere: la posizione di ciascuna coltellata, nonché il susseguirsi delle complessive 11, chiarirà com’è morto Mario e perché non è riuscito a difendersi.

 

Una larga fetta della stampa parla di un’azione “da marine”, di fatto è difficile immaginare un teenager americano in viaggio in Italia, peraltro di media corporatura e dall’apparenza innocua, mentre avvolge col suo corpo quello di un Carabiniere e lo pugnala con così tanta ferocia da ucciderlo.

 

Mario non ha nemmeno sfoderato la pistola, neanche il collega lo ha fatto. A chi si chiede perché non abbia sparato, l’Arma risponde che quando i due aggressori si sono dati alla fuga la priorità è stata il soccorso al collega ferito.

omicidio del Carabiniere a Roma, indagini

Omicidio del Carabiniere a Roma, l’arma del delitto è un coltello militare, ovvero un modello in uso ai marines, com’è arrivato in Italia?

 

Se non fosse scritto sull’ordinanza con cui il GIP ha disposto la detenzione dei due indagati, chiunque stenterebbe a crederci:

 

l’ omicidio del Carabiniere a Roma si è consumato grazie a un “coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo ‘Trench knife’ Ka-Bar Camillus con lama brunita modello marines con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito”.

 

Il modello del coltello è il medesimo che i marines americani utilizzavano durante la seconda Guerra Mondiale (alleghiamo una foto di repertori precisando che l’immagine immortala non il coltello specifico, ma solo un modello analogo).

 

Omicidio del carabiniere a Roma coltello

Omicidio del carabiniere a Roma – coltello dello stesso modello dell’arma del delitto (foto di repertorio)

 

E’ ovvio che l’opinione pubblica si chieda come può un’arma simile essere stata imbarcata su un aereo e aver viaggiato dall’America all’Italia, perché un adolescente l’ha portata con sé?

 

Che sia stata imbarcata nella stiva è una giustificazione logica, tuttavia non è sufficientemente tranquillizzante.

 

Omicidio del Carabiniere a Roma, i responsabili erano in procinto di fuggire?

 

I due americani – così come si legge nell’ordinanza – “sono stabilmente residenti all’estero, presenti in Italia occasionalmente e sorprese dalla polizia giudiziaria in procinto di lasciare l’albergo subito dopo avere commesso i delitti in contestazione, condotta quest’ultima che non può non ritenersi finalizzata a far perdere le proprie tracce”.

 

Di fatto, quindi, i due giovani indagati stavano per lasciare l’albergo che li ospitava, avendo già provveduto ad occultare alcune prove importanti:

 

  • lo zaino oggetto del cavallo di ritorno era stata o abbandonato prontamente in una fioriera antistante l’hotel in cui i due alloggiavano,
  • il coltello, ancora intriso di sangue, era stato occultato, in un controsoffitto della stanza d’albergo dove i due ragazzi erano ospiti.

 

L’ omicidio del Carabiniere a Roma si è consumato nell’ambiente della droga e dello spaccio, resta da capire perché un intermediario abbia chiamato in soccorso le forze dell’ordine e come due ragazzini americani si siano trasformati in violenti criminali.

 

Basta lo “sballo” a spiegare tutto questo?

 

Nessuno dei due indagati ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte, mostrando un’immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età e al grado di violenza che connota le condotte di entrambi“, così scrive il giudice per le indagini preliminari all’interno dell’ordinanza.

 

Va ricordato che questi due baby delinquenti erano alla ricerca di cocaina ma, ingannati dal mediatore e dallo spacciatore, hanno acquistato aspirina polverizzata. Solo dopo aver scoperto l’inganno, hanno ordito una vendetta e, in cambio del famigerato zaino dell’intermediario, hanno chiesto un riscatto in soldi e “droga vera”.

 

Perché gli americani avevano lo zaino dell’intermediario?

 

Qui le versioni sono discordanti: c’è chi ipotizza che lo abbiano rubato già durante l’acquisto della falsa droga e chi, invece, ritiene che l’intermediario stesso lo abbia affidato nelle loro mani come atto di fiducia volto a far sì che i giovani lo seguissero e si affidassero a lui. Durante l’acquisto della droga, però, qualcosa ha indotto i ragazzi a scappare.

 

E’ ipotizzabile una finta lite: intermediario, spacciatore e alcuni “figuranti” potrebbero avere inscenato una lite con lo scopo di “spaventare” gli acquirenti e facilitare la vendita della droga fasulla.

 

Se così fosse, la lite mistificata

avrebbe potuto accelerare l’allontanamento degli americani dal luogo dell’acquisto della droga, cosa che potrebbe altresì giustificare la mancata riconsegna dello zaino.

 

Ma ciò non spiega prechè l’intermediario ha poi chiamato le autorità, proprio lui, a sua volta reo di azioni contro la legge.

 



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