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Instagram censura le mamme, è polemica

di Maria Corbisiero

27 Giugno 2013

censuraMolte mamme, così come anche molti medici e pediatri, sostengono fortemente l’allattamento al seno in quanto rappresenta sì un “atto nutritivo” ma soprattutto un gesto d’amore, un momento che madre e figlio condividono in modo esclusivo o con terze persone.

Cosa c’è di male nel voler fotografare e successivamente pubblicare on line questo “candido rito”?

Può davvero ritenersi offensiva l’immagine di una mamma che amorevolmente nutre il proprio figlio?

Secondo alcuni frequentatori dei più noti social network si, queste immagini sono da considerarsi alla pari di nudi pornografici, insomma dei veri e propri atti osceni.

censura facebookNon di rado infatti abbiamo letto e scritto di notizie relative alla censura, effettuata soprattutto su facebook, di foto che ritraevano l’atto dell’allattamento in tutta la sua candida purezza.

Cosa ben più rara, se non assolutamente esclusiva, è invece la recente notizia che anche Instagram, il social di condivisione di immagini, ha censurato l’account di un’intera community di mamme.

Parliamo di “Leaky Boob”, l’account legato all’omonimo blog ideato e gestito da Jessica Martin-Weber, writer ma soprattutto mamma di 6 bambini.

Già censurato su facebook in seguito alla pubblicazione di foto che ritraevano mamme dedite all’allattamento dei propri figli, l’account di Jessica è stato disattivato anche su Instagram, dopo aver subito alcune segnalazioni ricevute verso la fine di maggio. E’ lei stessa a raccontarlo sul suo blog nel post intitolato “Instagram e il villaggio globale dell’allattamento al seno”:

censura facebook“L’8 giugno ho controllato velocemente l’account di The Leaky Boob su Instagram ma, essendo già loggato il mio account personale ho guardato prima quello. Ho notato un commento ad una delle mie foto che chiedeva cosa fosse successo all’account Boob Leaky su Instagram. Sono stata assalita da un dubbio e ho cercato di eseguire la login per l’account ricevendo in risposta questa schermata”.

Il messaggio ricevuto da Jessica era più che chiaro, l’account era stato disattivato in quanto violava i termini di servizio.

Seppur sconcertata, la signora Martin-Weber ha ricollegato il tutto ad una mail di avvertimento ricevuta dal social il 23 maggio scorso nel quale le si diceva che l’account Leaky Boob era stato segnalato, senza però specificarne la motivazione.

In effetti i “canoni” di censura adottati su Instagram sono molto simili a quelli del social creato da Zuckerberg, ovvero imprecisi, generici e dalla dubbia interpretazione perché non prevedono casi specifici e quindi applicabili anche laddove non è necessario.

Dopo alcune mail di richiesta per ricevere informazioni maggiormente dettagliate, rimaste però irrisolte, Jessica ha così provveduto a realizzare il post sopra citato non limitandosi però alla sola “lamentela” bensì ideando una vera e propria lotta contro la censura discriminatoria realizzata dai social network.

censura facebook

Ritenendo che tale atteggiamento, ossia quello di censurare una mamma che allatta il proprio figlio, sia un gesto puramente sessista verso le donne, la Martin-Weber ha così dato vita ad una petizione affinché non accadano più tali episodi discriminatori verso un gesto così semplice e naturale.

“Questo è un bambino che mangia. Questa non è pornografia, nudità, o qualcosa di oscena. Non confonderli. Grazie”.

Potremmo definirlo un vero e proprio slogan, quello che accompagna la raccolta firme al quale è dedicato anche un gruppo su facebook.

Ma come ha reagito l’incriminato social?

È la stessa Jessica a raccontare di aver ricevuto una mail un’ora dopo la pubblicazione del suo post, da noi sopra citato, attraverso il quale annunciava l’accaduto e la nascita della petizione.

censura facebook

In sostanza Instagram ha identificato il blocco dell’account come un errore, un inconveniente per il quale si sono scusati ripristinando il login. Dato che tali “errori”, come spesso riporta la cronaca del web, non sono rari, Jessica ha però deciso di portare avanti la sua battaglia contro la censura indiscriminata.

Cliccare Qui per aderire al suo gruppo facebook.

Cliccare Qui per firmare la petizione.



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