Devin sapeva che stava per morire. E aveva soltanto 13 anni.
Lo scorso ottobre i medici dissero ai familiari che la chemioterapia non stava avendo effetto sulla aggressiva forma di tumore al cervello che stava spegnendo il ragazzo.
Il tumore non gli aveva più consentito di frequentare la scuola, di giocare a football, di vedere gli amici, cose che aveva sperato di fare fin da quando gli avevano diagnosticato la malattia, cose che ad un ragazzo sano paiono normali domandare.
Devin domandò allora ai medici di potere tornare a casa, nella stagione più bella: il Natale.
Ma il dottore spezzò questa speranza: Devin non avrebbe fatto in tempo a vedere il Natale.
Così Port Clinton, una città sulle sponde del lago Eire, Ohio, decise che quest’anno, Natale sarebbe arrivato prima, per Devin.
E tutta la città si è mobilitata per il piccolo concittadino. Quando il ragazzo è tornato a casa dal Cincinnati Hospital lo scorso 27 ottobre centinaia di residenti lo aspettavano.
La mattina dopo la città era tutta addobbata, il parco cittadino aveva il gazebo con le luci natalizie, molti gli mandarono delle cartoline di auguri (oltre a organizzare una raccolta fondi in suo favore, per coprire le spese mediche).
Ricrearono addirittura la neve grattando il ghiaccio, e la misero sulle finestre, proprio come se fosse dicembre.
C’erano addirittura residenti che intonavano canti per strada, che Devin poteva ascoltare dalla finestra di casa sua.
Alla fine Devin è morto un lunedì di ottobre, circondato dalla famiglia, e dalle luci di Natale che brillavano fuori, sugli alberi addobbati a festa.
Dopo neanche quattro ore decine di persone si sono radunate al parco per una fiaccolata in suo onore, sotto la neve, che aveva cominciato a cadere.
La mamma di un suo compagnetto ha detto: “E’ strano che cominci a nevicare proprio ora, ha voluto il natale, ed è Natale a Port Clinton”.