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Ospedali Riuniti di Reggio Calabria: Intercettazioni Choc

di Federica Federico

26 Aprile 2016

Due bambini morti appena nati; un aborto procurato all’insaputa e contro la volontà della gestante; donne con danni importanti nelle parti intime. E’ questo il bollettino di guerra che emerge dalle indagini relative all’operazione denominata “Mala Sanitas” e condotta sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

Le intercettazioni portano alla luce conversazioni choc tra i medici: “E’ successo, stanotte l’ira di Dio […] gli ha sfondato la vag*** (l’organo intimo, ndr.)”; “E gli è rimasto l’utero nelle mani”. Le parole, già pesanti, dure e irrispettose dell’individualità dei pazienti convolati e delle loro famiglie sarebbero state seguite dalle risate del personale sanitario coinvolto.

A pubblicare il contenuto delle intercettazioni choc è il quotidiano online “Il Dispaccio”, sulla sua pagina web si possono leggere le agghiaccianti frasi dei medici coinvolti nell’operazione “Mala Sanitas”.

Le indagini sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria hanno portato all’arresto di quattro ginecologi, ora ai domiciliari, mentre altre sette persone risultano indagate a piede libero, accusate, a vario titolo, di falso ideologico e materiale.

“Mala Sanitas” condotta sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

Aborto procurato, è questa una delle accuse più gravi tra le altre emerse nell’indagine “Mala Sanitas” condotta sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Uno dei medici, ora agli arresti domiciliari, avrebbe organizzato all’insaputa di sua sorella l’aborto della stessa, lo avrebbe fatto mosso dal sospetto che il feto avesse anomalie cromosomiche.

Dalla medesima indagine “Mala Sanitas” condotta sugli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria emerge anche l’accusa di lesioni irreversibili di un piccolo paziente, poi dichiarato invalido al 100%.

Rispetto a tale avvenimento i medici avrebbero occultato il fatto che di non essere riusciti ad intubarlo. Le fonti stampa sottolineano come le mancanze mediche sarebbero state nascoste alla famiglia; la madre del piccolo (che oggi ha 5 anni), sentita dal pm, avrebbe addirittura manifestato la propria gratitudine verso il reparto di neonatologia convinta del fatto che il figlio lì ricevette tutte le necessarie cure.

Aggiornamento del 31 maggio 2016 sull’operazione “Mala Sanitas” che vede coinvolti molti medici degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

 

La procura continua ad indagare sull’operazione denominata “Mala Sanitas” che sembra coinvolgere molti medici, infermieri e operatori che operano, o hanno operato, presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, in particolar modo nel reparto di Ginecologia e Ostetricia.

In data 19 maggio 2016, la stampa locale riporta che i pm hanno chiesto l’incidente probatorio al fine di poter raccogliere nuovi elementi al fine di riuscire a delineare un quadro ben specifico di questa intricata e sempre più complessa inchiesta.

Infatti, se inizialmente si era provveduto all’arresto di 4 medici, tra cui l’ex primario, tutti posti agli domiciliari, mentre per altri 7 (3 ginecologi, 1 neonatologo, 2 anestesisti e un’ostetrica) si è richiesto un anno di interdizione professionale, oggi risultano iscritti nel registro degli indagati altri 5 medici (2 ginecologi, un’infermiera e 2 ostetriche).

 

Tali medici ed infermieri che operavano presso il reparto di Ginecologia e Ostetricia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria sono accusati di reati quali associazione a delinquere, colpa medica, procurato aborto, falsità ideologica e materiale e altri.

La procura è intenzionata a portare avanti l’incidente probatorio nel più breve tempo possibile al fine di limitare un’eventuale alterazione delle prove da parte di chi continua a prestare servizio presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

 

 

 



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