Il sociologo Zygmunt Bauman definisce il nostro stile di vita come “liquido”.
Viviamo in una società che non ci offre punti fermi se non quelli legati ai beni che possediamo ed a quelli, sempre nuovi, che ci invita a comprare.
Ma il confine tra possedere ed essere posseduti è molto labile.
Un esempio è quello dei fratelli Homer e Langley Collyer morti nella loro casa sepolti da tantissimi oggetti, diventati famosi perché il loro nome viene associato a questo disturbo di personalità.
Già nel 1947 Freud accennava a questo disturbo che è stato poi ripreso nel 1993 dalla rivista “Behaviour Research and Therapy”.
Sono sempre di più coloro che accumulano biglietti, scontrini, ricevute del ristorante, fino a creare vere e proprie montagne di ciarpame.
Ezio Saviano, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Psicologia Generale “Vittorio Benussi” nella presentazione del libro “Tengo tutto”, sottolinea che il disturbo è meno raro di quanto si pensi: coinvolge il 2-5% della popolazione.
Il libro è una raccolta di casi che gli autori hanno analizzato durante la loro esperienza professionale. Una sindrome curiosa che, però, può trasformarsi in una vera e propria trappola quando l’abitudine di accumulare si trasforma in una seria patologia.
Altra caratteristica importante di questa patologia è che spesso viene tenuta segreta perché coloro che ne sono affetti si vergognano e, quindi, si isolano finendo col compromettere il rapporto con i familiari e generando un forte senso di oppressione.