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Come spiegare la Pasqua ai bambini

di Dott.ssa Annamaria Del Vecchio

12 Aprile 2011

Il periodo pasquale rappresenta un momento fondamentale per la fede cristiana ed è scandito da vari racconti che vanno dalla sofferenza di Gesù, quindi dalla
passione sulla croce, fino alla glorificazione del figlio di Dio, passando per la narrazione della morte e resurrezione del Cristo.

Rendiamoci conto che, però, spiegare tutto ciò ad un bambino non è affatto facile ed inoltre, se il racconto viene posto al piccolo in maniera poco corretta, si rischia di incutere in lui mille e mille altri dubbi oltre che la paura verso situazioni misteriose e poco comprensibili. Questa è una questione non solo religiosa ma anche laica data la grande affluenza nel nostro paese di bambini di altre religioni.

Non dimentichiamoci, poi, che tutti i piccini sono molto e molto curiosi.
Ai bambini piccoli (quelli in età prescolare) cerchiamo di offrire una spiegazione della Pasqua pratica, lineare e quanto più possibile semplice, nel farlo ricordiamo che i più piccoli ancora non comprendono il significato religioso di tale festa, essa per loro rappresenta solamente l’occasione giusta per ricevere regali, aprire uova di cioccolata, addobbare casa e fare lavoretti all’asilo.

La spiegazione e la riflessione della Pasqua può essere un ottimo spunto ed un buon inizio per trasmettere degli insegnamenti pratici, reali e quotidiani;
ciò lo si può fare tramutando tutto il racconto storico – religioso in una semplice favoletta o in una narrazione.
Potremmo iniziare a spiegare al bambino che Gesù è stato molto buono con gli altri perché sua mamma, cioè Maria, la Madonna, gli ha insegnato le buone maniere e ad essere gentile e giusto.

Gesù ci ha indirizzato ad amare il prossimo e va ricordato per questo insegnamento di amore, lealtà ed altruismo. Ma i bimbi devono comprendere che nel mondo non tutti sanno essere buoni e giusti come fu il Cristo, in questo senso potremmo presentare ai piccoli una esemplificazione dell’ultima cena: nei giorni di pasqua Gesù organizzò una cena invitando tante e tante persone per mangiare tutti insieme, ma tra i molti invitati vi era però qualcuno che non era buono come il Cristo. In questo modo si cerca di chiarire al bambino che è buona cosa essere bravi e solidali, che la gentilezza è una virtù esclusiva, ma che non tutti siamo uguali e che a volte si possono incontrare persone meno buone, prepotenti ed invidiose. Si offre al bambino piccolo uno strumento per diversificare il bene dal male, scegliendo il primo e rifiutando il secondo.

Potremmo proseguire raccontando, poi, al bambino che a Gesù è stato fatto del male, è stato tradito da una persona che lui credeva amica. Rimarcando la sofferenza di Gesù chiariremmo al piccolo il disvalore del tradimento, dell’infamia e dell’invidia. Diremmo al bimbo che Gesù, però, rimane buono e così Dio lo fa rinascere di nuovo, anzi lo rende immortale ed è per questo motivo che lui continua a stare vicino alle persone che credono in lui e nel bene.

Con questo racconto si possono aprire vari spunti per riflettere con il vostro bambino; la novella così posta è ispirata a precetti quotidiani, utili per ragionare su molti aspetti dell’esistenza, preparando il piccolo, in maniera semplice ed evitando inutili allarmismi, a quelle che potranno essere le delusioni della vita ( delusioni, che per lui, ancora piccino possono realizzarsi anche nel dispetto dell’amichetto all’asilo).

Approfittate di questo periodo per insegnare ai piccoli anche il valore della pazienza e della fiducia nella vita, esortateli a credere che anche i bambini un po’ monelli possano diventare bravi.

Un’ottima idea sarebbe anche quella di accompagnare questa spiegazione ad immagini come quella dell’ “Ultima Cena” di Leonardo Da Vinci.

È fondamentale che voi, mamme e papà, non siate teologici nel raccontare questi avvenimenti ma pratici, reali e per questo vi consiglio di usare parole vere, esempi quotidiani.

Ricordiamo ai bimbi il motivo dello scambio del ramoscello d’ulivo e spieghiamogli che la bianca colomba,mandata da Dio a Noè, portava nel suo becco ben stretto un ramoscello d’ulivo in segno di pace.

Con questa spiegazione il bambino piccolo avrà un approccio diverso e molto più sereno rispetto alla spiegazione puramente religiosa, che avverrà poi quando il piccolo sarà in grado di comprendere la concezione astratta delle cose.

E voi genitori non omettete, non negate o evitate discorsi che vi sembrano difficili da spiegare, ma traducete tutto alla pratica, riportate ogni cosa al quotidiano!



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