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Mamma mi guardi: quando il bambino chiede attenzione partecipata

di Federica Federico

13 Settembre 2021

Mamma mi guardi? Questa richiesta è il leitmotiv della vita di moltissime mamme: Mamma guarda come so fare la capriola, Mamma guarda come scrivo il mio nome, Mamma guarda come corro, eccetera. E comunemente al “Mamma mi guardi?” segue un più dolce “Mamma sono bravo?”

 

Queste due richieste sono figlie di un più profondo bisogno di conferme, c’è un’età in cui il bambino esiste se la mamma lo guarda perché il suo essere necessita di una attestazione dall’esterno, trova soddisfazione nel riconoscimento che ottiene dalla figura di riferimento. Così il tormentone “Mamma mi guardi” gira a pieno ritmo tra i 3 e i 5-6 anni crescendo progressivamente a ogni nuova scoperta: “Ho imparato a fare la capriola, mamma mi guardi?”

 

mamma mi guardi?

Bambino che imparando a fare qualcosa di nuovo attira l’attenzione della mamma con la richiesta: “Mamma mi guardi?”
Diritto d’autore:
altanaka ©123RF.com con licenza d’uso

Mamma mi guardi? La richiesta alla mamma e la pretesa del bambino di un’attenzione partecipata

L’errore in cui noi mamme rischiamo di inciampare è quello di reagire passivamente a questa richiesta del bambino con un laconico: – Sì, ti sto guardando!

Nostro figlio, però, non vuole semplicemente essere visto, non ci sta chiedendo una “fotografia” del suo progresso. Il bambino domanda, piuttosto, una partecipazione a quel faticoso progredire.

Bravo; sapevo che ci saresti riuscito; fammelo vedere ancora (che non è affatto una risposta masochista); ti faccio in video così lo facciamo vedere a papà o ai nonni.

Malgrado tutto, accade che ad alcune mamme tocchi subire la dolorosa frase – Mamma, ma tu non mi guardi mai. Molte di queste madri sono sinceramente convinte di aver guardato il bambino e anzi si sono effettivamente sforzate di farlo e la “lamentela” del piccolo non fa altro che accrescere la loro stessa insofferenza verso la richiesta del bambino.

Mamma, ma tu non mi guardi mai!

Perché il bambino lamenta attenzione anche se la mamma è certa di avergliene data tanta? La mamma restituisce al figlio questa sensazione di distrazione ogni qualvolta non è partecipe al progresso che le viene mostrato. Per noi adulti è difficile ricordare l’adrenalina di fare la capriola sott’acqua a 4-5 anni o quella delle prime pedalate in bicicletta, ma queste azioni sono per il bambino scosse di felicità. Immaginate di mettervi al volante di una sudata auto nuova, ed ecco svelata la sensazione che prova il bimbo. Il bambino che vuole essere guardato è eccitato, è stupito da se stesso, è sorpreso dalla vita e scosso dall’adrenalina, non fate passare l’idea che tutto questo non conti abbastanza!

E allora, care mamme, Keeep Calm and passerà! Anche questa è una fase della crescita dei figli. Tuttavia va tenuto conto del peso che ha la nostra reazione da genitori (anche “Papà guardami” è un tormentone parimenti suonato e ballato nelle famiglie con figli in età prescolare). Non manifestate fastidio davanti alle richieste del bambino, sono tossiche e minano la sua autostima frasi del tipo:

  • Basta, non ce la faccio più a guardarti;
  • Lasciami un poi in pace, non posso guardarti di continuo;
  • Me lo hai mostrato mille volte, adesso basta;
  • Fatti guardare da tuo padre, non ce la faccio più.

La vitadamamma può essere noiosa e estremamente ripetitiva, è vero! Tuttavia abbiate cura di riportare sempre il vostro punto di vista all’altezza del bambino.

Ritagliatevi degli spazi personali, solo per voi e all’interno di quel tempo ricaricate le pile. Siete umane e siete donne prima ancora di essere diventate mamme. Capita di essere stanche e snervate, ma abbiate cura di restituire al bambino un’immagine di lui stesso leggera: il piccolo non si deve sentire un peso per il genitore, non deve sentirsi ignorato nel suo bisogno di riconferme e men che meno rifiutato. Partecipate al suo “mamma mi guardi” con l’entusiasmo di chi vive la sua gioia, prima ancora che il suo progresso, ciò si trasformerà in un vantaggio anche in termini di potenziamento dell’autostima.

 



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