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Bambina di 3 Anni Malata di Autismo: la Mamma Sostiene di Averla Guarita col Cibo [Video]

di Gioela Saga

24 Giugno 2014

mamma cura l'autismo della figlia con una dieta

Benché molti medici siano scettici rispetto ad alcuni risultati ottenuti recentemente, non potranno non tenerne conto nello studio futuro di una cura capace di aiutare tutti i bambini autistici.

Katherine Reid non è solo una mamma ma è anche una scienziata, lavora come biochimico e ha cercato usare le sue competenze per aiutare sua figlia, così come il marito, Paul Sauer, che è un biologo cellulare.

Katherine ha cinque figli e alla più piccola è stata fatta una diagnosi di un quadro autistico a soli tre anni.

Significava che Brooke viveva in un suo mondo, non poteva esserci un contatto visivo con lei, un abbraccio, comunicare era difficile, impossibile l’interazione e il gioco con gli altri bambini.

Il suo passatempo era solo quello di classificare, ordinare e raggruppare in modo ossessivo i suoi animaletti di plastica. Il suo linguaggio era solo fatto di parole o frasi estrapolate da film, discorsi o canzoni che sentiva e ripeteva. La sofferenza di una mamma in questi casi è enorme perché ci si sente tagliati fuori ed estremamente impotenti.

Katherine decide allora di studiare la situazione e capire, sia da mamma che da ricercatrice, cosa potesse fare. Prova allora diversi approcci terapeutici ma emerge una cosa sconcertante: l’unica cosa che sembra sortire qualche effetto è cambiare tipo di alimentazione, cosa che Katherine porta a pieno compimento in tre distinte fasi.

Katherine approfondisce ciò che altri studiosi hanno già affermato e questa storia sembra confermare:

il cibo ha grandissimi e vasti effetti sul nostro cervello.

– Nella prima fase del cambiamento vengono introdotti diversi integratori alimentari: probiotici, vitamina B e D, Omega3, magnesio e naturalmente anche quote aggiuntive di frutta e verdura biologiche.

Dopo soli 10 giorni, per la prima volta, Brooke stabilisce un contatto visivo significativo con la mamma!!! Inizia ad uscire dal suo guscio e nelle settimane successive inizia ad essere più collaborante e a rispondere quando le viene chiesto come si chiama, quando la gente intorno a lei parla, Brooke si gira a guardarli!!

– Dopo tre settimane è stata iniziata la

fase due: eliminare completamente il glutine e i latticini

che contengono caseina (la proteina del latte) dalla dieta, per sei mesi. I benefici riportati in letteratura medica non sono solo relativi all’autismo, come ha constatato Katherine in persona, ma anche per numerose altre patologie.

Circa il 7% di bambini autistici ha già trovato sollievo dai sintomi con l’introduzione di questo tipo di dieta. Consideriamo che questi bimbi spesso hanno anche problemi di digestione e costipazione che vanno migliorando di pari passo con il loro comportamento.

Brooke ha cominciato ad interagire con gli altri bambini, a giocare in modo immaginativo, ad avere una percezione sensoriale meno disturbata. Continuava però ad avere comportamenti compulsivi e crisi di pianto ingestibili. Katherine continua la sua ricerca…

– In base agli studi e ai dati che trova, Katherine collega un fattore determinante per lo sviluppo e il peggioramento di molte malattie tra cui la depressione, la sindrome bipolare, il diabete, sclerosi multipla, Parkinson, sindrome di Tourette, schizofrenia, Alzheimer e naturalmente l’autismo.

Si tratta del glutammato,

un composto chimico, un aminoacido per la precisione, che si trova nel 5% degli alimenti, soprattutto sotto forma di glutammato monosodico, che spesso non è neppure menzionato in etichetta.

Il glutammato si accumula e provoca problemi al nostro corpo. Si trova anche in modo naturale nel nostro organismo ma viene prodotto in base alle necessità, dunque in modo controllato.

Secondo diverse pubblicazioni scientifiche, l’assunzione esterna da alimenti è responsabile di molti problemi neurologici dovuti ad un disequilibrio nei recettori primari che può interferire con l’apprendimento e tutte le funzioni neurali.

Ebbene dopo aver eliminato nella fase tre tutti i prodotti che contengono glutammato, Brooke diventa una bambina capace di comunicare perfettamente, senza più nessuna crisi ossessiva, senza più il bisogno di nessuna scuola o insegnante speciali!!!

Le critiche mosse a questi genitori sono molte e non tutta la comunità scientifica è d’accordo sulla loro scelta anche se i più moderati sostengono che, in fondo, si tratta solo di un’alimentazione più salutare! Katherine può solo vedere davanti ai suoi occhi il risultato della figlia, che ora ha sette anni, ed è la prova vivente delle sue ricerche.

Con il marito Katherine ha inoltre costituito un’associazione senza scopo di lucro “Unblind my mind (aprire gli occhi della mente) per rendere le persone consapevoli e capaci di stare meglio modificando la propria alimentazione.

Fonte: SFGate

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