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“Se fai il bravo”, la pedagogia del ricatto non funziona

Educazione emotiva ed estorsione o pedagogia del ricatto: quali sono le conseguenze del ricatto emotivo e dell’estorsione di un comportamento in cambio di un “dono”

di Federica Federico

08 Maggio 2024

“Se fai il bravo”, la pedagogia del ricatto

Al fine di ottenere un buon comportamento da parte del bambino, capita spesso che le mamme e i papà, come del resto anche i nonni e in generale gli adulti di riferimento, cadano nella trappola dell’estorsione e del ricatto. “Se fai il bravo ti compero, ti do, ti porto, ti permetto questa o quale cosa”.

 

Questa pedagogia del ricatto non è funzionale e non può essere definita una buona pratica educativa.

 

Per estorcere un comportamento ad un bambino non ci vuole molto, il bimbo trova gratificazione nel ricevere qualcosa di materiale e l’adulto, per parte sua, ottiene l’effetto desiderato. 

È possibile che tra voi lettori qualcuno dissenta: “Non c’è nulla di male nel mantenere il bimbo tranquillo in cambio di un dono!?” Pedagogicamente i danni di una educazione basata sul ricatto non si leggono nell’immediato, essi producono conseguenze emotive e relazionali più nel lungo che non nel breve termine.

 

Quali sono le conseguenze del ricatto emotivo e dell’estorsione di un comportamento in cambio di un “dono”?

L’esposizione reiterata al ricatto (se fai questo ti do quello; se ti comporti così ottieni quell’altro) incide su tre fattori determinanti della personalità e della socialità:

  • la relazione tra dare e avere;
  • Il valore della liberalità e quindi del donare (inteso come atto non meramente materiale);
  • L’auto-valutazione e l’auto-svalutazione.
 

“Se fai il bravo” e le conseguenze sulla percezione della relazione tra dare e avere

Il bambino esposto a una educazione  “ricattatoria”, in cui il genitore mercanteggia compensi e favori in cambio di azioni e comportamenti, costruisce dentro di sé un’idea opportunistica delle relazioni: se vuoi che qualcuno faccia qualcosa per te, fosse anche una azione di aiuto, dovrai sempre dargli qualcos’altro in cambio.

 

Questo bimbo perde di vista il valore della liberalità e del dono 

In primis noi adulti dovremmo prestare più attenzione al significato originario e profondo del dono. L’etimologia di questa parola ci viene incontro ancora una volta: dono deriva dal greco antico δῶρον che non si traduce semplicemente come regalo ma ha il valore di voto sacro, offerta alle divinità. Il dono non è necessariamente un bene materiale, al contrario è innanzitutto un gesto, un’azione, un’attenzione che comporta un progetto, un tempo di decisione e uno di organizzazione spesi per donare. Tutto ciò considerato, il dono mette il ricevente al centro delle attenzioni del donante come soggetto di amore.

 

Si dona il tempo, l’attenzione, la cura… la vita intera intesa come dedizione. Così il dono si spoglia di ogni materialità e solo quando è puro educa il bambino alla relazione, a mettere alla prova la sua capacità di spendersi per l’atro dimostrando i propri sentimenti.

 

Estorcere un comportamento dietro la promessa di un finto dono è un inganno emotivo, chi lo fa non è interessato al bambino, alla sua crescita e al suo benessere,  ma solo a un fare formale, limitato nel tempo, imposto e il bimbo avverte di non essere centro dell’attenzione dell’adulto. Un simile approccio mina anche la relazione tra bambino e genitore perché semplicemente essa perde di autenticità. 

@montessorianamente.mamma La #pedagogia del #ricatto NON funziona #educare #educareconrispetto #educare ♬ suono originale – Federica Federico


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