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Come le Emozioni Influenzano il Corpo

di Federica Federico

07 Gennaio 2015

 

EMOZIONI CORPO

L’essere umano è un “universo complesso”, in noi si fonde un corpo ed uno spirito:

la “materia” che ci veicola per il mondo, ovvero il nostro corpo, è una macchina in carne ed ossa. Malgrado sia tecnicamente perfetto il corpo umano è vulnerabile, risente del dolore fisico e di quello spirituale, pretende dall’uomo che lo abita cura, amore ed accettazione, e richiede rispetto;

l’ ”anima”, espressione di tutte le umane emozioni, rappresenta il nostro “io interiore”. Nonostante la sua intangibilità (perchè l’anima è immateriale, non si vede e non si tocca), essa interferisce col corpo e ha sul fisico umano un peso non trascurabile.

L’anima respira, vive, cresce, si indebolisce, si ammala, soffre e se “si ingrigisce”, può rendere il corpo che la ospita apatico, arrabbiato, nervoso, iracondo, infelice.

Corpo ed anima, quindi, debbono stare in equilibrio affinché la persona umana sia, si senta e viva felice.

La medicina tradizionale cinese sostiene che le emozioni riescano ad influenzare la salute fisica, negli anni anche le scienze mediche a noi più vicine hanno riconosciuto il ruolo della psiche sugli equilibri fisici.

La vita, del resto, dimostra che i turbamenti dell’animo, quando sono forti e vivi, hanno anche ripercussioni sul fisico: non è inusuale parlare di somatizzazione dopo un grande dolore, in un periodo di ansia, in una fase della vita segnata dal cambiamento.

Seguendo la falsa riga della tradizione medica cinese si possono identificare 6 emozioni capaci di ingenerare disequilibri in differenti aree fisiche:

1. Ira

2. Eccitazione

3. Ansia

4. Stress

5. Tristezza

6. Paura

queste sono le emozioni che possono farci stare bene o male.

L’ira è il sentimento negativo per antonomasia, è il risultato del disappunto o del dolore scatenati da qualcosa o da qualcuno; la rabbia diviene, in assenza di una sua “risoluzione” emotiva, un potenziale distruttivo, violento o negativo, tutto serbato nel cuore umano.

Più si è arrabbiati più la carica negativa cresce inquinando lo spirito, il pensiero, l’azione e anche il corpo.

Secondo la medicina tradizionale cinese la rabbia repressa, irrisolta o inespressa avvelena il fegato, la milza e lo stomaco; inoltre le energie negative sprigionate dall’ira possono risalire sino alla cima del corpo umano determinando patologie a carico della testa: cefalea, vertigini, cervicale, risentimenti muscolari nell’area del collo.

L’eccitazione non è sempre uno stato d’animo positivo, in alcuni soggetti la smania di vivere diventa euforia e l’adrenalina subisce picchi repentini, continui e non controllati. Chi vive “su di giri” rischia di essere un euforico cronico e di forzare il proprio cuore sottoponendolo a continue impennate emozionali.

Molte filosofie antiche sono, in quest’ottica, in linea con la medicina cinese tradizionale e non sono insoliti i richiami alla calma.

Emblematico quello di Lao Tzu (una figura leggendaria della filosofia cinese, sulla cui reale esistenza è ancora vivo e grande il dibattito degli storici, collocato dalla tradizione cinese nel VI secolo a.C.) questo saggio ha scritto:

<<Un viaggio, anche molto lungo, comincia con un solo passo>>, per cui correre non diminuisce il numero dei passi, non accorcia le distanze e sostanzialmente non esemplifica il cammino.

Lo stress e l’ansia sono entrambi stati di disagio figli di una scarsa autostima e capaci di manifestarsi attraverso un senso di non appropriatezza oppure attraverso una viva e reale paura di non riuscire.

L’ansia può divenire cronica e in radice può essere una nota caratteriale;

lo stress, invece, può dipendere da fattori contingenti, circostanze di vita o accadimenti imprevisti, difficili e impegnativi.

Per la medicina tradizionale cinese le condizioni di ansia e stress croniche influenzano stomaco, milza e pancreas.

Gli effetti negativi di ansia e stress ricadono in aree del corpo vicine a quelle su cui incide la rabbia. E’ innegabile che una condizione di stress e ansia prolungata ingeneri comunque ira, è perciò ammissibile pensare che queste emozioni possano coesistere e che possano influenzarsi a vicenda.

La tristezza è quel malessere che impedisce all’uomo di cogliere i colori del mondo, di percepire la gioia della vita e di trasformarla in agire positivo.

Chi è triste emana negatività, agisce mestamente, ha pensieri grigi e non riesce ad interagire positivamente con gli altri individui.

La tristezza, secondo la tradizione medica cinese, quando diviene patologica può toccare il sistema respiratorio incidendo sui polmoni.

Dalla tristezza mista alla disistima nascono quelli che la società moderna conosce come attacchi d’ansia e le difficoltà respiratorie sono un elemento caratterizzante di questi disturbi aggressivi e difficili da vincere e superare.

Le persone tristi meritano l’abbraccio del mondo, sono le persone care che possono debbono dimostrare a chi è triste e grigio che la vita ha mille colori, sfumature e possibilità di gioia.

Secondo la medicina cinese tradizionale la tristezza incide sulla salute della pelle e anche sul colon, rispetto all’incidenza sul colon la forza negativa della tristezza è tanto maggiore quando si mescola all’ansia.

La paura è un sentimento complesso, essa può rappresentare un modus vivendi, ed è tale nei soggetti molto deboli, emotivamente fragili con caratteri poco determinati e non impositivi; oppure può essere spavento o terrore determinato da un evento forte ma occasionale, estemporaneo e eventualmente unico.

Lo spavento ha una ricaduta assimilabile all’effetto dell’estrema euforia e determina un “tonfo al cuore”, ricade cioè sull’organo che per antonomasia è quello dei sentimenti.

La paura come atteggiamento di vita influisce su vescica, reni e può determinare scompensi ormonali.

Che crediate o no alla somatizzazione e\o all’influenza della mente sul corpo è bene ammettere che l’anima ha bisogno di stare in armonia col fisico e pretende perciò una particolare cura.

L’animo umano volge alla felicità quando l’individuo esprime se stesso, i propri interessi, le proprie ambizioni e non ha paura di affermarsi nel mondo.

Perciò la prima ricetta della felicità è liberare l’anima e il modo migliore per farlo è parlare verbalizzando ogni emozione.

 



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