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Bambino Autistico che NON Parla: Mamma e Papà lo Curano a Casa Così (VIDEO)

di Gioela Saga

12 Marzo 2015

La storia di Ethan è quella di un bambino, oggi ragazzo di 18 anni, che può diventare l‘emblema della speranza per tutti i malati di autismo e le loro famiglie.

Siamo venuti a conoscenza della sua storia grazie alla mamma Dalia che ci ha contattati tramite la nostra pagina Facebook e la ringraziamo per averci dato la possibilità di conoscere meglio un nuovo approccio verso questo disturbo.

autismo

Circa un bambino su cinquanta e una bambina su 250 ricevono una diagnosi di autismo la cui incidenza è superiore nei maschi rispetto alle femmine, sono circa 2 milioni che ne soffrono negli Stati Uniti e decine di milioni in tutto il mondo.

Un’avanzata silenziosa che aumenta forse anche grazie al miglioramento del processo diagnostico precoce.

Il 25% dei bambini autistici presentano una forma averbale, cioè non acquisiscono, o molto limitatamente, capacità di espressione mediante canale verbale, non riescono a collegare il messaggio che hanno formulato nella loro mente con quello che dovrebbe uscire dalla loro bocca.

Questo comporta una difficoltà ancora maggiore nella capacità di entrare nel mondo del bambino e di aprire la scatola, come si suol dire, dove questi bambini si chiudono.

In questi casi si configura un alto grado di severità dell’autismo e questi bambini subiscono normalmente un ritardo grave.

 

La storia di Ethan Shkedy è una storia in controtendenza, una storia di speranza, ispirazione e successo, di un ragazzo che è riuscito ad ottenere ottimi risultati contro ogni aspettativa.

un nuovo approccio all'autismo

A 18 mesi gli è stata diagnosticata una forma non verbale di autismo, il piccolo aveva superato normalmente alcune tappe di crescita, aveva gattonato, si era mostrato curioso di giocare ma non rispondeva al suo nome, non stabiliva mai un contatto visivo con chi gli parlava e lui stesso non formulava nessuna frase o parola di senso compiuto.

E’ inutile dire che ogni bambino ha i suoi tempi, è fin troppo banale, ma il ritmo di Ethan era diverso, la sua risposta agli stimoli e al mondo che lo circondava era diverso.

Si inizia ad intervenire in modo intensivo sul suo disturbo con 50 ore a settimana di terapia individuale che consistevano anche in ore di logopedia e terapia occupazionale.

Lo standard di approccio nel caso di autismo è quello dell’ABA (Applied behaviour analysis), il protocollo dell’analisi applicata del comportamento o analisi comportamentale applicata si basa sui principi dell’analisi del comportamento che vengono applicati sistematicamente per migliorare i comportamenti socialmente significativi.

Purtroppo dopo ben otto anni dello stesso approccio, 12 mila ore di terapia ABA, non si era ottenuto nessun risultato.

Gli esperti avevano però concluso che non era il metodo che non funzionava ma piuttosto era Ethan che non era in grado di apprendere, stabilendo che non sarebbe mai stato in grado di leggere, scrivere o fare conti.

I genitori di Ethan decidono allora di avviare un esperimento per conto proprio e il bambino dimostrò che i loro sospetti erano fondati, mostrando una spiccata attitudine alla memorizzazione visiva, quella che si definisce memoria fotografica.

Ethan semplicemente apprendeva in una maniera diversa, aveva un modo di pensare focalizzato sulle immagini ed elaborava il mondo per immagini.

approccio visuale per autismo averbale

Era un ragazzo intelligente, dovevano solo insegnargli nel modo in cui lui potesse imparare.

Nel 2006 i suoi genitori decidono di provvedere personalmente alla sua educazione e di istituire un metodo su misura per lui, basato sulla sua propensione ad utilizzare la memoria visiva, come si fa anche con una persona che debba imparare una seconda lingua.

Impara a fare le addizioni e a contare attraverso dei cartoncini su cui visualizzava i numeri che non erano così più concetti astratti ma “cose” da vedere, infatti vengono usati anche oggetti veri e propri per associarli all’idea di addizione.

Collega delle immagini alle parole con giochi di memorizzazione. L’uso del computer si rivela poi utilissimo e inizia a scrivere brevi frasi in cui comincia ad esprimersi e ad aprirsi al mondo esterno.

E via, via con esercizi sempre più difficili, rispondendo alle domande verbali attraverso l’uso della parola scritta, diventa sempre più veloce, anche nell’uso del calcolatore e nel coordinare le sequenze spazio-temporali.

Adesso dopo anni di duro lavoro è anche in grado di risolvere problemi algebrici e relativi a variabili, risolvere quesiti di geometria complessa, conosce la storia, la geografia e la biologia che ama così come rudimenti di economia.

Infine anche la sua calligrafia è molto migliorata e riesce a padroneggiare bene la penna.

Oggi è in grado di battere sulla tastiera 65 parole al minuto con un’accuratezza del 95%.

Tutto ciò dimostra che non solo l’abilità verbale può essere associata all’intelligenza e che c’è ancora tanto che si può fare per chi soffre di autismo.

I genitori di Ethan sono impegnati in una campagna di sensibilizzazione per far conoscere questo approccio alternativo all’ABA tradizionale, attraverso un sito e una pagina Facebook. Pur partendo da questa strategia, si utilizza un’impronta visuale e molto più personalizzata.

un nuovo approccio all'autismo non verbale

Volete sapere la cosa più importante?

Ethan sorride e ha voglia di imparare sempre di più!

 

Video:

Avviso all’utenza: la foto di copertina è un immagine meramente dimostrativa, tutte le altre foto, invece, immortalano Ethan e dimostrano i suoi progressi, come il video, poi, attesta.

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