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Mamma con la pistola: Monte Argentario, omicidio suicidio

di Federica Federico

31 Luglio 2017

Qualcuno l’ha definita “la mamma con la pistola”, si chiamava Loredana Busonero, aveva 55 anni ed era la comandante della polizia municipale del Comune di Porto Santo Stefano, Monte Argentario, in provincia di Grosseto; mamma Loredana ha ucciso suo figlio Francesco Visconti appena prima delle 7:00 di giovedì 27 luglio, gli ha sparato mentre lui dormiva, poco dopo, rivolgendo la stessa pistola contro se stessa, si è tolta la vita.

 

Dalla dinamica dei fatti la definizione giornalistica di “mamma con la pistola”, in realtà è questo un dramma disperato in cui l’arma è relativa rispetto al dolore e alla solitudine.

 

La mamma con la pistola ha reso una grande casa la terribile scena d’un omicidio – suicidio dallo sconcertante sapore di folle tragedia.

E’ vero che Loredana aveva una pistola e alle spalle un’esistenza forse non facile, dalla stampa si apprende che il padre della comandante si era tolto la vita nel 1996, ma l’attuale condizione della donna non lasciava credere a nessuno che una simile tragedia potesse consumarsi così, addirittura col coinvolgimento del figlio.

mamma con la pistola

Loredana Busonero era comandante e dirigente della municipalità dal 1993, il sindaco esclude motivazioni economiche e ragioni legali dietro il gesto insano della donna, chiarisce che aveva una buona posizione economica e esclude che vi fossero provvedimenti giudiziari a suo carico.

 

Come comandante della municipalità poteva essere stata esposta a problemi di carattere legale, alla stessa stregua di qualunque politico sul territorio, ma ogni diatriba si era sempre brillantemente conclusa e, come lo stesso sindaco afferma con chiarezza, mamma Loredana era una professionista abituata a muoversi nella legalità.

 

Il suicidio del papà, invece, risale al lontano 1996 e malgrado allora mamma Loredana poté sentire il dolore dell’abbandono, nella vita si era pienamente riscattata, almeno apparentemente.

Il medico curante di Loredana ha assicurato alle autorità che la donna era in apparente buona salute mentale e non era seguita né da psicologi né da psichiatri, mentre l’attuale compagno della donna, originario di Milano, avrebbe confermato che Loredana viveva un momento di stress.

La mamma con la pistola, l’ha sfoderata facendo fuoco contro suo figlio mentre il ragazzo ancora dormiva, lo ha ucciso nel sonno per poi raggiungerlo nella morte. Questa vicenda lascia dietro di sé una scia di dolore e sconcerto.

Aveva un ottimo lavoro, una buona posizione economica e un figlio modello. E’ lui, il figlio, la prima e la vera vittima del dramma della follia che si è consumato a Porto Santo Stefano. Questo figlio senza peccato, tra una sola settimana avrebbe compiuto 18 anni ma oggi è già un angelo ucciso da sua madre.

 

La mamma con la pistola, dopo essersi trasformata in una madre assassina che ha sparato a suo figlio nel sonno, si è tolta la vita a sua volta. Di fatto il figlio se l’è prato sino in fondo nel suo dolore grigio, cupo, inespresso e, come troppo spesso accade, anche questa sembra essere quella tragedia che nessuno si aspettava.

Mamma con la pistola omicidio - suicidio

I parenti e gli amici stavano organizzando una festa di 18esimo, il prossimo mercoledì, infatti, questo ragazzo angelo avrebbe spiegato le ali verso la maturità ma i suoi sogni da adolescente sereno sono stati spezzati da una mamma con la pistola tra le mani e la morte nel cuore.

 

In molti definiscono Loredana e Francesco semplicemente come “una famiglia meravigliosa” dall’osservazione della quale non sembrava emergere alcun problema.

 

Francesco la sera prima della tragedia era stato ad una festa a casa di alcuni amici, Loredana, invece, aveva passato qualche ora insieme a un’amica. L’indomani tutti si aspettavano che la comandante sarebbe andata al lavoro, mentre Francesco sarebbe rimasto a letto come tutti gli studenti in vacanza. Le cose, però non sono andare così perché Loredana ha cercato la morte e non è riuscita a liberarsi della vita da sola, ha voluto portare con sé suo figlio.

 

Francesco non si è più svegliato, il letto è diventato la sua tomba, sebbene è difficile credere che un ragazzo come lui potesse pensare alla morte, l’idea della fine non appartiene e non deve appartenere a chi è così giovane e promettente.

Questo foglio innocente fermato da una mamma con la pistola faceva nuoto, suonava il pianoforte, studiava, aveva tanti amici, aiutava lo zio nella gestione di un distributore di benzina e probabilmente guardava il mare immaginando il viaggio della sua vita lungo e felice.

La mamma con la pistola ha ucciso prima suo figlio e poi se stessa, perché?

 

L’autopsia sui corpi è prevista per oggi, anche se la dinamica dell’accaduto non sembra lasciare spazio a molti dubbi. Da un punto di vista psicologo le motivazioni delle mamme assassine, omicide e suicide insieme, sono molto delicate: c’è chi ritene che queste donne considerino i figli propri sino al punto di sentirsi in diritto di gestirne vita e morte.

 

Se la società tutta deve interrogarsi sul perché dell’ “inaspettato”, noi come madri dobbiamo interrogarci sulla necessità di non sentirci perfette, infallibili e sole.

Imparare a chiedere aiuto, è questo il solo modo di vincere il silenzio assordante di una società che non si dimostra più capace di ascoltare il dolore altrui.

Fonte immagine di copertina Ingimage con licenza d’uso



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