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Pedofilia nella Chiesa, le parole del Papa: è una mostruosità

di Anna Pannico

20 Agosto 2017

Si sente parlare spesso di casi di pedofilia nella Chiesa, una piaga che oramai affligge il mondo cristiano ed alimenta i pregiudizi nei confronti dei sacerdoti e dei religiosi. Una “mostruosità assoluta”, così l’ha definita Papa Francesco nella prefazione di un libro, nel quale l’autore racconta delle violenze che ha subito in passato, e per molti anni, da un religioso.

 

Oggi queste parole di Papa Francesco sulla pedofilia nella Chiesa risuonano ancora, in occasione della pubblicazione del libro in Germania.

pedofilia nella Chiesa, libro di denuncia di Daniel Pittet

Il “libro-testimonianza”è già stato pubblicato in Italia lo scorso Febbraio 2017 ed in questi giorni è stato divulgato anche in Germania. Difatti, il Bild ne ha pubblicato alcuni estratti esclusivi, riportando nuovamente l’attenzione dei lettori sulle parole con le quali Papa Francesco ha voluto introdurre lo scritto firmandone la prefazione.

 

Una scelta straordinaria, potremmo definirla rivoluzionaria quella del Papa. In un certo senso, il pontefice ha compartecipato alla dura denuncia dell’autore firmando con queste parole, sicuramente scomode ma necessarie, una prefazione importante per incriminare la pedofilia nella Chiesa.

 

Le parole di Papa Francesco inducono i consacrati e tutti gli altri lettori ad una profonda riflessione.

 

L’autore del libro è Daniel Pittet, 58 anni proveniente da Friburgo, in Germania. Ha conosciuto Papa Francesco nel 2015 in occasione dell’Anno della Vita Consacrata e nel suo libro intitolato “Padre, la perdono” racconta l’inferno che ha vissuto quando era bambino, precisamente tra i 9 ed i 13 anni, subendo violenze da parte di un frate Cappuccino, Joel Allaz.

 

Oggi Daniel è un uomo adulto ed ha deciso di imprimere in queste pagine di denuncia della pedofilia nella Chiesa il lato più oscuro della sua infanzia, riportando alla mente con dolore e difficoltà quelle immagini ormai passate, ma che comunque resteranno indelebili per sempre.

Si è fatto coraggio e, dopo un lungo periodo di terapia, ha trovato la forza di testimoniare al mondo intero e di aiutare nel concreto i ragazzi che vivono la medesima esperienza e nei quali rivede la stessa fragilità e fatica di vivere che però, a lui, gli hanno dato la forza di dare un nuovo senso alla vita.

Daniel, dopo tanti anni di silenzio, ha deciso di parlare per il bene dell’umanità e della Chiesa, affinché altri bambini non subiscano violenze da chi invece dovrebbe aiutarli e sostenerli e la Chiesa denunci ed allontani i carnefici.

Papa Francesco ha deciso di scrivere la prefazione dello scritto incentrato sulla pedofilia nella Chiesa dopo averlo letto e aver ben inteso la nobiltà d’animo con cui l’autore vittima ha riportato gli accaduti e vive oggi la sua vita.

pedofilia nella Chiesa, libro di denuncia di Daniel Pittet

Fonte Immagine: Sir

Queste le parole del Pontefice su Daniel Pittet:

Non potevo immaginare che quest’uomo entusiasta e appassionato di Cristo fosse stato vittima di abusi da parte di un prete. Eppure questo è ciò che mi ha raccontato, e la sua sofferenza mi ha molto colpito. Ho visto ancora una volta i danni spaventosi causati dagli abusi ed il lungo e doloroso cammino che attende le vittime. Sono felice che altri possano leggere oggi la sua testimonianza e scoprire a che punto il male può entrare nel cuore di un servitore della Chiesa.

Nella prefazione del libro il Papa chiede perdono a tutte le vittime di abusi e definisce la pedofilia una “mostruosità assoluta”, un peccato grave e terribile che contraddice tutto quello che la Chiesa ci insegna”.

“Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un ‘sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?”.

Questo è il quesito che anche il Pontefice si pone nella presentazione del testo.

 

Ancora, Papa Francesco manifesta il suo immenso dolore per le vittime della pedofilia nella Chiesa che non hanno retto allo straziante dolore delle violenze e si sono tolte la vita, “morti che pesano sulla mia coscienza e su quella della Chiesa”, così li ha definiti chiedendo perdono alle famiglie colpite dal dolore di una morte così crudele.

 

Daniel Pittet racconta che, pur essendo nella disgrazia, ha incontrato persone buone ed amorevoli che non gli hanno fatto perdere la fiducia in Dio e negli uomini e l’hanno incoraggiato nel denunciare la pedofilia nella Chiesa.

pedofilia nella Chiesa, libro di denuncia di Daniel Pittet

La terapia, un intenso percorso spirituale e la preghiera sono state le armi più potenti che hanno aiutato Daniel ad uscire fuori dal suo lungo inferno e che sicuramente hanno ispirato la sua scelta di incontrare lo scorso anno, dopo ben 44 anni, il suo aguzzino.

 

“Ho incontrato Joel Allaz. Era vecchio, ho faticato a riconoscere l’orco della mia infanzia. Mi ha guardato, ho visto la sua paura. Ma non mi ha chiesto scusa, non mi è sembrato pentito di tutto il male che ha fatto”.

poi Daniel ha continuato:

“In lui ho visto un malato e lui non c’entra niente con la mia fede che resta intatta, ma continuo a battermi perché la Chiesa rompa il silenzio e denunci i pedofili”

Da queste affermazioni si evince con chiarezza che, nonostante tutto, Pittet non nutre odio nei confronti di colui che per tanti anni ne ha abusato, lo ha perdonato nel momento in cui ha deciso di portare allo scoperto questo caso, seppur passato, di pedofilia nella Chiesa.

 

Un’autentica testimonianza di fede di una persona che, partendo da un dolore così grande e da un perdono altrettanto grande, ha dato un nuovo senso alla propria vita.

 

Oggi Daniel, vittima della pedofilia nella Chiesa, è sposato ed ha dei figli, una famiglia felice alla quale ha raccontato il suo passato oscuro, di quel prete che per lui era un riferimento di vita ma che poi l’ha barbaramente tradito.

 

La storia di Daniel Pittet è una voce sovrastante in quel silenzio che, tante volte, viene posto sulla pedofilia nella Chiesa. Un male che conosce dei carnefici, purtroppo sacerdoti e consacrati di Dio, verso i quali è giusto che vengano adottati i dovuti provvedimenti previsti dalle procedure preposte.

 

C’è un aspetto che però quasi sempre viene sottovalutato perché umanamente si tende a dare maggior peso al dolore ed allo scandalo che questi episodi suscitano nel nostro cuore ma, anche chi compie atti simili, in realtà, è una persona nel cui cuore abita un male, un dolore, che può essere esteriorizzato in comportamenti perversi che vanno curati.

 

Per cui, è importante che questi soggetti, oltre ad essere allontanati e penalizzati, vengano anche accompagnati in un percorso di guarigione fisica e psicologica.

Ciò non vuol dire assolutamente trovare una giustificazione a comportamenti che non devono verificarsi, ancor più all’interno della Chiesa, o liberare i consacrati dalle responsabilità a cui sono chiamati ma, cercare di andare oltre il pregiudizio e guardarli con occhi diversi.

E’ vero che gli uomini di Dio ricoprono “un ruolo” particolare, ma ciò non vuol dire che sono perfetti o che godono di superpoteri.

 

Sono uomini e donne comuni che hanno un proprio vissuto che nel bene e nel male li ha formati, nutrono gioie e dolori ma soprattutto possono anch’essi sbagliare perché errare è una condizione tipica dell’uomo, a prescindere dalla carica che riveste.

 

Forse il libro “Padre, la perdono”, così come anche il titolo induce a pensare, oltre che denunciare la pedofilia nella Chiesa, propone una riflessione anche nell’osservare le cose da una prospettiva diversa e sul dono del perdono che tante volte è necessario riconoscere per vivere in pace con se stessi, con il proprio passato e con le persone intorno.

 

Fonte Iammagine: Ingimage ID Immagini ING_18952_00148-ISS_0893_03451



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