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Scandalo gelati: era fatti con ingredienti scaduti

di Maria Corbisiero

06 Ottobre 2017

Una bambina di 16 mesi deceduta, altri due bambini piccoli ricoverati ed un terzo piccolo contagiato per il quale, per fortuna, non si sono rese necessarie le cure ospedaliere.

Tutto ciò veniva reso noto lo scorso giugno, una situazione che non fece ipotizzare ad un focolaio epidemico ma per la quale si attivarono il ministero della Salute ed i carabinieri del Nas che diedero vita all’operazione denominata “Ice (s)cream”.

Una bambina morta e 3 contagiati: lo scandalo gelati.

Scandalo gelati: era fatti con ingredienti scaduti

Come detto in precedenza, il 4 giugno scorso una bambina di soli 15 mesi è deceduta a causa di complicanze neurologiche e cardiache.

La piccola, insieme ad altri due bambini, era stata ricoverata nel reparto di Nefrologia dell’ospedale pediatrico Giovanni XIII di Bari. Tutti manifestavano i sintomi della Seu.

 

La Sindrome emolitica uremica (Seu), è una malattia acuta rara e rappresenta “la causa più importante di insufficienza renale acuta” in età pediatrica.

Nella maggior parte dei casi, circa l’85%, la Seu è la complicazione di un’infezione intestinale batterica causata da ceppi di Escherichia coli (STEC) e può essere contratta principalmente per via alimentare (cibo contaminato o acqua infetta) oppure essere trasmessa attraverso il contatto con animali infetti, ambiente contaminato o per via oro-fecale (Fonte ISS).

 

Tutti e quattro i bambini contagiati erano residenti o aveva transitato in quei giorni ad Altamura, comune della provincia di Bari.

All’epoca si ipotizzava che l’infezione fosse dovuta all’uso non corretto di latte crudo, a volte utilizzato anche nella produzione di gelato venduto in vaschette.

Quattro mesi dopo emerge lo scandalo gelati.

In questi mesi, i carabinieri del comando regione Forestale Puglia di Bari e del reparto Parco nazionale Alta Murgia di Altamura, tutti impiegati nell’operazione “Ice (s)cream”, hanno provveduto a controllare ed ispezionare circa 50 esercizi commerciali che producevano e distribuivano gelati e granite artigianali situati in diverse località della Puglia: Bari, Lecce, Taranto, Andria, Giovinazzo, Corato, Ruvo di Puglia, Bisceglie, Molfetta, Monopoli, Polignano a Mare e Bari-Torre a Mare.

Nell’elenco dei negozi incriminati figura anche una gelateria di Roma che, per l’appunto, ha un punto vendita situato proprio nel territorio pugliese.

 

Grazie a tali controlli, si è potuto appurare che i gelati prodotti e venduti da queste aziende venivano preparati con materie prime che non rispecchiavano le peculiarità descritte dagli imprenditori.

Questi ultimi infatti dichiaravano di utilizzare prodotti di alta qualità, freschi e di stagione, affermando che tutti avevano provenienza italiana o pugliese.

Purtroppo i carabinieri impiegati nelle indagini dello scandalo gelati hanno invece appurato l’opposto: i gelati e le granite erano preparati con materie prima comuni, frutta surgelata e prodotti provenienti da altri paesi europei e non.

Ma non è tutto!

Le fonti stampa riportano che i controlli merceologici effettuati negli esercizi coinvolti nello scandalo gelati hanno permesso di appurare una verità ancor più sconvolgente, in alcune gelaterie vi era

“la presenza di semilavorati utilizzati per la produzione dei gelati e granite scaduti, alcuni anche da 10 anni”.

Lo scandalo gelati ha portato alla denuncia di 17 imprenditori, tutti accusati di frode nell’esercizio del commercio, nonché al sequestro di oltre 2mila Kg di alimenti e sanzioni pecuniarie per un importo totale di 30mila euro.

Durante i controlli effettuati dai carabinieri, molte aziende sono risultate non a norma in quanto non rispettavano le regole igienico-sanitarie, tra questi un negozio di Bari per il quale è scattato il provvedimento di chiusura temporanea.

 

Nonostante lo scandalo gelati abbia portato alla luce sconcertanti verità, il capitano Giuliano Palomba, comandante del reparto Alta Murgia, ha puntualizzato che sono ancora tanti gli imprenditori onesti che, al contrario, offrono al pubblico servizi e prodotti di qualità e che quanto accaduto non deve demonizzare un’intera categoria.

 

 

Fonte: Repubblica

 

 

 

 

Fonte immagine di copertina Ingimage con licenza d’uso ID: ISS_1143_01348



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