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Nuova Zelanda marea nera e disastro ambientale

di Mamma Giò

14 Ottobre 2011

Lo svuotamento dei serbatoi di carburante della nave mercantile “Rena”, incagliata già da una settimana in una barriera corallina della Nuova Zelanda, nei pressi di Bay of Plenty continua incessante.

Con le condizioni meteo migliorate, gli sforzi delle squadre di salvataggio si moltiplicano per cercare di limitare i danni già causati dalle 350 tonnellate di greggio e sostanze tossiche pericolose disperse in mare. Si lotta contro il tempo; il maestoso portacontainer di 47 mila tonnellate rischia di affondare in seguito alla rottura di una chiatta, avvenuta gli scorsi giorni in seguito alla tempesta che ha colpito il Paese.

Lungo le coste vediamo impegnati in ininterrotte operazioni di pulizia circa 500 persone, gran parte militari; inoltre, 1.200 sono i volontari che si sono resi disponibili e che attendono il via libera per offrire il loro contributo.

Uno dei 90 container precipitati in mare durante le tempeste degli scorsi giorni, conteneva una sostanza altamente tossica: il ferro silicone, un gas altamente infiammabile che al contatto con l’acqua può provocare esplosioni.

Migliaia gli uccelli, tra i caratteristici pinguini blu, ritrovati ricoperti di greggio e ripuliti dai volontari coordinati dal WWF.

Metà prua è ancora intrappolata nei banchi corallini, la poppa è inondata oltre i 90 metri di profondità e la nave è ormai inclinata di circa 20 gradi.

Ben tre sono i rimorchiatori presenti sul posto che stanno tentando di evitare il tragico affondamento. Gli armatori del portacontainer hanno esposto sentite scuse ai neozelandesi.

Per noi, ogni goccia di petrolio in acqua e’ una goccia di troppo’‘, dichiara in un messaggio video il direttore della compagnia, Diamantis Manos. ”E’ quindi motivo di grande dispiacere per noi che una nave associata con noi sia la causa di tanta angoscia”.

Nel frattempo, dopo il comandante, è stato arrestato anche il secondo ufficiale, incaricato della navigazione quando il portacontainer si è imbattuto nella barriera corallina. Così come il comandante, è stato anch’egli rinviato a giudizio, scarcerato su cauzione e rischia fino a 1 anno di carcere e 5.700 euro di multa.



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