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Antonietta Gargiulo come Elena Morè: mamme sopravvissute

di Federica Federico

13 Marzo 2018

Antonietta Gargiulo come Elena Morè sono due mamme che hanno perduto i loro figli per mano di un padre assassino.

 

Elena aveva due bambini: un maschietto di 4 anni, Samuele, e una femminuccia di 14 mesi Emanuela; il 21 maggio del 2012 il papà, Marco Turrini, li prese tra le braccia, uno per volta, per poi lanciarli nel vuoto attraverso una finestra aperta sulla morte. Vivevano al sesto piano di una palazzina in via Cremona, a Brescia.

 

Marco Turrini era un agente pubblicitario di 41 anni, disoccupato al momento della tragedia. Sin da subito la stampa ne confermò le delicate condizioni psichiche:

soffriva di uno stato depressivo importante, acutizzatosi dopo aver perso da mesi il lavoro.

 

 

La tragedia, del tutto inattesa, fu l’epilogo di una banale discussione con la moglie, Elena Morè, allora 38enne.

Marco prese tra le braccia prima la figlia minacciando di gettarla nel vuoto. Elena non ebbe neanche il tempo di intervenire che Emanuela già volava via, subito Samuele la seguì ucciso dalla follia del papà. La donna rimase impietrita per qualche istante e poi corse fuori dall’appartamento. Fu allora che il marito le si avventò contro cercando di scaraventarla fuori da una finestrone del pianerottolo.

Si è salvata solo grazie al provvidenziale intervento di un vicino di casa che la strappò alla morsa del marito proprio mentre, d’istinto, Elena si divincolava e urlava.

 

Volò nel vuoto anche il papà killer, Marco si lanciò dal finestrone del pianerottolo quando vide arrivare altre persone in soccorso di Elena. Raggiunse i suoi angeli e condannò una mamma alla solitudine.

Papà Marco morì sul colpo impattando contro un furgone parcheggiato all’interno del cortile su cui il condominio affacciava; i due bambini, invece, erano ancora vivi all’arrivo dei soccorsi ma non sopravissero non al trasporto d’urgenza all’ospedale, dove si spensero poco dopo.

Marco era gravemente malato, era disoccupato, depresso e aveva perduto suo padre, morto suicida solo un anno prima.

Antonietta Gargiulo come Elena

Antonietta Gargiulo come Elena Morè: c’è un motivo per cui si resta dall’altra parte, bisogna trovarlo per sopravvivere e aggrapparsi alla vita.

 

Elena Morè oggi vive a Cesena, ha 45 anni ed è mamma per sempre! Resta madre di due angeli condotti in cielo da una follia disperata e malata, quella di un marito caduto in una grave depressione.

 

Elena è tornata a parlare della sua storia con un solo intento: conosce quello che Antonietta sta vivendo e vuole dimostrarle che un’altra vita è possibile. Si può tornare a respirare! Ciò senza negare che la morte resterà atrocemente viva nel cuore perchè dimenticare è impossibile.

 

“Quella finestra era anche per me. Saremmo spariti tutti”, dice Elena.

 

 

Parlando della morte di Alessia e Martina, della mano armata di Luigi Capasso e di quella mamma che tanto le somiglia, ovvero Antonietta, Elena dice con commozione:

“La cosa che più mi fa rabbia è che questa donna aveva chiesto aiuto. E aveva spiegato la situazione al comandante del marito. Le persone sapevano, eppure…”

 

Antonietta Gargiulo come Elena Morè, ma non del tutto

 

Anche Elena era conscia della condizione emotiva del marito, profondamente depresso. L’uomo aveva rifiutato ogni cura. A differenza di Antonietta, Elena non aveva allontanato suo marito, aveva persino accettato che rifiutasse ogni terapia. Lei si era detta “nel bene e nel male, finché morte non ci separi“. Non solo la morte li ha separati ma ha anche inghiottito le loro bambine.

 

Antonietta Gargiulo come Elena, eccetto che per la scelta della Morè di rimanere accanto al marito. E questa differenza non è di poco conto: Antonietta aveva fatto tutto ciò che era in suo potere ovvero aveva urlato aiuto, ma non è bastato. Perché?

 

“Antonietta ha vissuto l’inferno prima, ma ora sarà peggio. E ci saranno tantissime lacrime: chieda aiuto a persone competenti che le stiano vicino mentre riprende il suo cammino. […] Non ceda ai sensi di colpa, non se li dia. Perché deve sapere che ha fatto tutto ciò che doveva e poteva”, afferma Elena.

 

“Perdere un figlio non è mai una cosa anche solo contemplabile per un genitore, perderlo in questo modo poi…”

Le parole della mamma superstite di Brescia non possono lasciare indifferenti.

 

Elena parla di consapevolezza e sottolinea che questo sentimento debba tradursi in una presa di coscienza del proprio perché:

“Bisogna capire prima di tutto che se ci è stato concesso di restare da questa parte un motivo ci deve essere: è necessario trovarlo. E aggrapparsi alla certezza di essere in grado di sopportare tutto questo …”

 

 

Elena ha fatto l’infermiera fino a quando ha potuto sopportare il peso della vita in corsia, poi è andata a cercare l’amore puro, quello che nulla chiede in cambio, dove ci sono i bisognosi. Così si è recata in Brasile in una casa famiglia . Infine a lasciato Brescia per allontanarsi dai luoghi vissuti nella sua vecchia vita.

 


Fonte intervista: BresciaCorriere.it



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