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Come essere una buona madre: educare alla libertà

di Federica Federico

11 Maggio 2018

Conciliare la maternità con la resistenza femminile, ovvero assorbire i cambiamenti che discendono dall’avere generato (in termini fisici ed emotivi), è difficilissimo. Ciascuna di noi se lo è chiesto:

come essere una buona madre, cosa fare per crescere figli liberi, felici, belli e soddisfacenti, senza, al contempo, perdere se stesse?

 

Ebbene non c’è ricetta per questo, quantomeno non c’è soluzione migliore della ispirazione alla libertà.

come essere una buona madre

Per essere una buona madre bisogna essere una buona persona, nello specifico una buona donna. Troppo spesso, in questo mondo corrotto dall’immagine apparente, scambiamo la bontà con il giudizio positivo degli estranei, dei terzi, degli altri.

Una buona persona è semplicemente una persona soddisfatta di sé e libera.

 

Ciò vale anche rispetto all’essere una brava mamma, non conta l’occhio estraneo, piuttosto vale e conta l’affetto e l’affidamento reciproco di madre e figlio. “Reciproco”, questa non è una parola vuota o semplice, si tratta, piuttosto, di un sentimento nodale perché il buon genitore è colui che col figlio gode di un rapporto di interscambio e empatia.

 

Diventare mamme è un meraviglioso e misterioso trauma da cui la donna esce mutata.

L’empatia col figlio non è, in questo contesto di trasformazioni, sempre immediata e naturale. La stanchezza, la difficoltà a ritrovarsi nel proprio corpo, lo scompenso ormonale, la responsabilità di un fisico fonte di vita e nutrimento, possono gravare sulla neo-mamma, tanto più se la donna non ha aiuto e sostegno.

 

Non si nasce genitore ma si diventa mamme e papà rinunciando parzialmente ad essere figli, spensierati, giovani, liberi, distratti, egoisti e soli. E non c’è un modo d’agire certo che assicuri una buona riuscita genitoriale.

 

Tuttavia ogni essere umano ha intimamente bisogno di conservare dentro di sé uno spazio di autonomia in cui auto-coltivare se stesso, ciò vale anche e sopratutto quando la vita naturalmente ci induce a sacrificare noi stessi in favore degli altri.

 

Una mamma che sappia coltivare i porri spazi e le proprie passioni è una mamma libera, con un’attenzione non ossessiva, non univoca e non unidirezionale sul figlio. Questo è un bene e non un amale.

 

Nella nostra società, quella del giudizio spicciolo e facile, se una mamma conserva i porri spazi non è escluso che venga criticata. Malgrado sia sbagliatissimo, non è raro notare come si computi la qualità genitoriale in base al tempo trascorso col figlio, alle volte in cui la mamma esercita sul bambino\ragazzino un alito sul collo (ovvero un controllo materiale), all’ossessione della madre rispetto all’assistenza materiale della prole.

 

Ebbene una mamma poco presente fisicamente (o meno presente di altre mamme) può essere molto più consciamente dentro la vita dei figli. Facilmente sarà empatica, coinvolta e coinvolgente quando avrà una propria esistenza personale e parallela (ovvero se nutre una passione sua, se ha un lavoro o un hobby, tutte condizioni che mettono la donna in una posizione di interscambio con la famiglia e i figli).

 

I figli hanno bisogno anche di sentire l’assenza della mamma e non serve essere onnipresente per essere una mamma al 100% o addirittura una mamma perfetta.

 

 

Come essere una buona madre attraverso l’assenza

 

U noto psicoanalista italiano, Massimo Recalcati, spiega che i figli hanno bisogno anche di essere abbandonati. E’ grazie al programma Tv “Lessico Familiare” che lo psicoanalista ha potuto lanciare un messaggio a tutte le mamme: l’assenza materna conta fortemente perché quando è animata dalla passione della donna consente al figlio di misurarsi con una persona dotata di slanci, varia, eclettica, innamorata della vita e (parere mio, parere di mamma) non ossessiva.

 

Ciò che consente davvero la separazione di un bambino dalla madre è il fatto che in quella madre la donna non muoia.

E’ la donna che salva il bambino dal rischio di essere assorbito nella madre.

I bambini hanno bisogno che le madri restino donne, che ci sia un desiderio che trascenda la maternità – dice l’esperto.

 

All’abbandono diamo sempre un’accezione negativa, tuttavia esso è separazione ma non necessariamente negativa: a fronte di una mamma che dedica del tempo a ciò che ama, l’abbandono è per il bambino educazione a perseguire i propri sogni, piaceri e interessi.

I nostri figli hanno bisogno di essere abbandonati, se non c’è assenza, cioè se non c’è desiderio della donna, non c’è libertà dalla madre.

 

Perciò la prossima volta che vi chiederete come essere una buona madre provate a pensare a ciò che vi ha reso quel che siete oggi come donne: pensate all’amore che avete nutrito, alle passioni coltivate, agli interessi e a quello che vi fa sorridere. Decidete di non abbandonare le vostre aspirazioni e fatelo nell’ottica di dovere ai vostri figli l’onore di condividere la vita con una donna libera e felice.


Fonte immagini Ingimage con licenza d’uso



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