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Fausto Filippone, le zone d’ombra intorno al papà killer

di Federica Federico

25 Maggio 2018

Sono molte le zone d’ombra intorno alla figura e più precisamente alla personalità di Fausto Filippone, il papà killer finito suicida sul viadotto della A14.

 

Fausto Filippone ha probabilmente ucciso sua moglie spingendola e facendola precipitare dal balcone di un appartamento a Chieti Scalo; poco dopo ha completato la sua opera da killer lanciando nel vuoto anche la figlia che è volata giù da un viadotto sulla A14; infine, dopo sette ore in bilico, si è suicidato con un salto nel vuoto nella stessa traiettoria di morte della piccola Ludovica. Tutti si chiedono in che modo e perchè quest’uomo sia arrivato a tanto.

 

Un padre dall’apparenza normale, un lavoratore e un marito di cui nessuno sospettava, eppure Fausto Filippone ha liberato improvvisamente tanta ferocia agendo persino con “lucidità” – al punto che c’è chi parla di piano omicida premeditato e architettato.

Fausto Filippone

Diversi i dubbi relativi alla vicenda e alla personalità di Fausto Filippone

  • Il luogo della morte di Marina Agrilli.
  • I primi soccorsi alla moglie.
  • Circa un’ora di buco tra il momento in cui Filippone si è allontanato da Chieti scalo e quello in cui ha recuperato sua figlia Ludovica, che al momento della morte della mamma era dalla nonna.
  • L’omicidio della figlia.
  • E infine la possibile idoneità al porto d’armi.

 

Questi alcuni nodi che VitadaMamma, nelle vesti di comune osservatore, avverte come importanti. Taluni tra detti nodi sono peraltro oggetto di accertamenti e indagini in corso.

 

Marina Agrilli, insegnante di scuola superiore è precipitata dal balcone di un appartamento a Chieti Scalo, non era l’appartamento di famiglia bensì una casa comunemente data in fitto agli studenti universitari. I familiari non conoscono la ragione per cui Filippone e sua moglie fossero lì in quel momento. Quando erano usciti di casa avevano detto che sarebbero andati a comperare una lavatrice e avevano lasciato Ludovica dalla nonna.

 

La famiglia Agrilli – e prima della tragedia anche Marina, Ludovica e Fausto – abita in via Punta Penna, a Pescara, in una villetta familiare. Marina pertanto era vicina alla madre e al fratello.

 

I familiari negano che Fausto Filippone potesse avere problemi psichici e nemmeno avrebbe mai dato segnali di scompenso.

 

Quando Marina precipita dal balcone dell’appartamento di Chieti Scalo nessun vicino vede nulla, si sente solo il suo urlo e la donna viene soccorsa da un medico che stava uscendo dalla sua abitazione.

 

Il medico dichiara che il Filippone avrebbe tenuto un atteggiamento quantomeno anomalo, quella che segue è la ricostruzione che fa della scena del delitto:

 

<<Ero piegato sul corpo della signora e ho visto qualcuno che camminava nervosamente intorno a me. Non era chiaro cosa diceva, sembrava che si disperasse. Poi lui si è chinato e io ho capito che c’entrava qualcosa perché diceva: “Che disgrazia, che sventura”.

 

Allora ho chiesto: “Cosa è successo?”.

 

“È caduta dal secondo piano” mi ha risposto.

 

Ho chiesto: “Lei conosce la signora?”;

 

“Si, è mia moglie””.

 

Ha fatto una cosa molto strana, -continua il testimoni – mi si è avvicinato e mi ha detto: “Prendi questo numero”.

Dal suo telefonino mi ha dettato un numero e ha detto: “Io devo andare a prendere mia figlia.>>

 

Il soccorritore della moglie gli avrebbe intimato di non muoversi e di fatto il Filippone sarebbe rimasto lì sino all’arrivo del 118. Secondo la testimonianza, almeno per come riportata dalle fonti stampa, le cose sarebbero proseguite in questo modo:

 

<<A un certo punto un operatore del 118 gli ha chiesto se avesse un documento della signora.

 

Lui ha detto: “Vado a cercarlo”. Poi è tornato subito dopo dicendo di non averlo e sono andati via tutti insieme: le ambulanze, la volante e il marito della signora.>>

 

Va detto che il fratello dell’Argilla ha chiesto conto alle autorità di questa ricostruzione. Quello riportato dal testimone è un momento chiave della vicenda perché, immediatamente dopo il trasporto di Marina in ospedale, Fausto Filippone sale sulla sua auto e va a recuperare Ludovica che era a casa della nonna.

 

Fausto Filippone lascerebbe dunque Chieti Scalo nel momento in cui parte l’autoambulanza, siamo intorno alle 12.10, però arriva a recuperare Ludovica alle 13 circa, ci sarebbe un’ora di buco in cui non si sa cos’abbia fatto e dove sia stato il papà killer. Per arrivare da Chieti Scalo a Pescara ci vogliono massimo 20minuti, i chilometri di distanza sono 16.

 

Perché Filippone porta Ludovica sul viadotto? Cosa le dice prima e come la lancia nel vuoto?

 

La bambina non ha urlato, secondo gli esperti perché era sotto choc e sentiva di non avere più pinti di forza né protezione. Qualcuno dice che il papà l’ha sollevata per i fianchi per poi lasciarla cadere nel vuoto, qualcun altro che l’ha costretta a scavalcare e qualcun altro ancora che l’ha fatta sedere e poi la spinta.

 

Il fratello di Marina Agrilli ha voluto smentire l’insinuazione giornalistica secondo la quale Ludovica non era figlia biologica del Filippone, a discapito di quanto scritto su fonti stampa accreditate, la bambina era figlia legittima di fausto e Marina.

 

L’ultimo retroscena che getta un’ombra su Fausto Filippone, quantomeno sulle sue intenzioni rispetto alla famiglia riguarda una richiesta di porto d’armi avviata poco prima della tragedia familiare.

 

I parenti, i colleghi e gli amici descrivono il Filippone come una persona normale in nessun modo turbata, disturbata e nemmeno depressa. Fausto era solo sofferente per la morte della mamma. Ovviamente il mediatore che lo ha seguito sul viadotto della A14 ha incontrato un uomo diverso ma in quel momento tutto era già accaduto.

 

Emerge ora che Filippone aveva appena superato i primi test psichiatrici per il porto d’armi, il manager 49enne era stato visitato da un medico dell’Al appena cinque giorni prima della tragedia familiare, quel medico lo aveva dichiarato idoneo all’ottenimento del porto d’armi.

 

Fausto Filippone aveva fatto richiesta del porto d’armi per uso sportivo, però la coincidenza con i fatti avvenuti pochi giorni dopo non può non far riflettere.

 

Il direttore del dipartimento salute mentale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti è Massimo Di Giannantonio, ovvero lo stesso medico che sul viadotto dell’A14 ha fatto da mediatore tra Filippone e la polizia.

 

E’ proprio Di Giannantonio a sottolineare che la pratica del Filippone non era chiusa né era stata inoltrata alla prefettura. Sta di fatto che il papà killer aveva risposto ai test finali in modo perfetto, “senza ansietà, o tono di cambio di umore, senza mostrare alcuna segnale di paranoie o disturbi” – lo ha detto il medico. In pratica Fausto Filippone “non aveva nessun tipo di problema psichico“.

 

Tuttavia è ovvio che è enorme il distacco tra il Fausto Filippone descritto come normale ed equilibrato e il papà killer che potrebbe aver spinto la moglie dal balcone e che ha ucciso la figlia.



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