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Ragazzi intrappolati nella grotta tailandese: soccorritore morto

di Federica Federico

07 Luglio 2018

La grotta tailandese in cui sono intrappolati i dodici ragazzi e il loro allenatore sta diventando di ora in ora più pericolosa. La carenza d’ossigeno e un previsto monsone mettono a rischio la sopravvivenza nell’antro e nei cunicoli limitrofi.

A far crescere la preoccupazione per i ragazzi intrappolati nella grotta, anche la notizia della morte di un subacqueo volontario. L’uomo, il cui cadavere è già stato riportato in superficie, è deceduto nella giornata di ieri durante le operazioni di soccorso.

 

Saman Kunan, questo il nome dell’eroe volontario morto nel tentativo di assicurare ai ragazzi intrappolati l’ossigeno e quindi la sopravvivenza.

 

Il 38enne Saman Kunan era un Navy Seal congedato da poco, un esperto subacqueo che aveva deciso di lavorare come addetto alla sicurezza all’aeroporto di Bangkok. Non si era sottratto a dare aiuto ai dodici ragazzi intrappolati presentandosi come volontario. La sua mansione nelle operazioni di soccorso era il trasporto delle bombole d’ossigeno.

La causa della morte del soccorritore è stata subito chiara: ha perso conoscenza per mancanza di ossigeno.

I ragazzi intrappolati nella grotta in Thailandia

 

Il percorso che i soccorritori debbono compiere per raggiungere i ragazzi intrappolati è lungo, molto lungo.

 

Per arrivare al punto in cui sono rimasti bloccati i ragazzini e ritornare indietro, complessivamente ogni soccorritore impiega 11 ore.

All’interno della grotta i soccorritori percorrono zone completamente allagate in immersione e tratti semi allagati in cui camminano con il busto fuori dall’acqua.

 

 

Il primo tratto in accesso alla grotta consente di camminare con il busto fuori dall’acqua, ma dopo una caverna, che fa da base intermedia tra l’esterno e i ragazzi intrappolati, c’è un lungo tragitto sommerso: 1,7 chilometri da attraversare sott’acqua.

 

La stampa sottolinea che per coprire tale distanza, ogni soccorritore deve possedere e utilizzare ben tre bombole di ossigeno.

L’acqua è un elemento modificabile nella grotta poiché i suoi livelli dipendono dalle condizioni meteorologiche e sono stati condizionati dall’aspirazione meccanica operata dall’esterno.

La stagione delle piogge, che è in corso in Thailandia, ha reso impossibile il completo drenaggio dell’acqua e, poiché è atteso a momenti un altro monsone, si teme che le acque nell’antro e nei cunicoli possano aumentare.

 

Nella giornata di ieri si era diffusa una speranzosa notizia: era stato individuato un cunicolo esterno che arriva a due chilometri dai ragazzi intrappolati.

Però è stato presto palese che quella strada non può essere utilizzata come via di fuga, l’ultimo tratto, infatti, non è trivellabile.

 

Le squadre di soccorritori continuano a battere la giungla intorno alla grotta e sulle pendici della montagna, la speranza è quella di individuare un’entrata alternativa, un varco asciutto che non metta i ragazzini in pericolo.

 

Di fatto il soccorritore morto dimostra che la scarsità di ossigeno incomincia a pesare e insieme dimostra che la lunga via del ritorno è impegnativa persino per i subacquei più esperti.

I ragazzi intrappolati nella grotta in Thailandia

I ragazzi intrappolati non sono stati ancora condotti attraverso l’uscita principale a causa della necessità di immergersi per un tragitto lungo e tortuoso.

 

I sub passano attraverso cunicoli stretti e nuotano in acqua melmose, i ragazzi intrappolati non sanno nemmeno nuotare in condizioni normali.

Al momento sono stati istruiti ad indossare le maschere ma una evacuazione della caverna via acqua sembra essere ancora estremamente pericolosa.



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