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Bambini nella fase 2: se i genitori tornano a lavoro, chi baderà ai figli

di Federica Federico

20 Aprile 2020

Mentre il Governo prepara il Paese alla fase 2, annunciando che quella dell’Italia sarà una graduale uscita dalla quarantena con una correlata ripresa per step delle attività produttive, ai genitori-lavoratori salta subito agli occhi un’incognita importante: il ruolo dei bambini nella fase 2 non sembra essere stato considerato in relazione al lavoro dei genitori.

 

Bambini nella fase 2

Bambini nella fase 2: il bambino dove lo metto?
Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Chiariamo subito perché e in che misura, allo stato dell’arte, i bambini nella fase 2 sembrano orfani di tutela.

 

La Stampa nazionale parla, in modo pressoché unanime, di una riapertura graduale capace di conciliare la prudenza epidemiologica con l’impazienza economico-produttiva.

 

E’ plausibile che l’uscita del Paese dalla quarantena interessi prima le aziende manifatturiere, poi il settore delle costruzioni, infine il commercio, in coda i bar e i ristoranti.

Dubbi consistenti interessano ancora il settore dell’estetica (centri estetici e saloni di parrucchieri), mentre è evidente che non è ancora tempo per gli sport non individuali e le attività ludico ricreative che comportano l’aggregazione in gruppo.

Turismo, cultura e tempo libero (soprattutto coniugato in forma aggregativa, per esempio teatri e cinema) non sono attività che possono trovare spazio nei piani di immediata ripartenza.

 

Certamente la scuola, per parte sua, è rimandata a settembre, peraltro con la possibilità di proseguire, anche in quella data, la didattica a distanza, unica ancora di salvezza della continuità scolastica almeno sin quando gli assembramenti in aula non saranno sicuri.

 

L’intera ripresa baserà le sue valutazioni rigorosamente sulle classificazioni di rischio dell’Inail e nessuna riapertura potrà essere avviata prima del superamento dei ponti festivi del 25 Aprile e del 1° Maggio.

 

Scuole chiuse e genitori a lavoro, i bambini nella fase 2

Il destino dei bambini nella fase 2: chi si prenderà cura di loro quando i genitori dovranno tornare a lavoro?
Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Ma qual è il destino che il Governo riserva ai bambini nella fase 2?

 

Mentre la scuola è rimandata a settembre, pretendendo tuttavia una partecipazione costante del bambino alla didattica a distanza, l’attività produttiva di molti genitori sembra prossima alla ripresa; posta questa discrasia organizzativa (pur necessaria a garanzia della salute dei bambini e della collettività) e considerato l’appello a tutelare i nonni distanziandoli dai nipoti, una domanda si fa insistente:

chi baderà ai bambini nella fase 2 mentre i genitori saranno a lavoro?

 

La didattica a distanza si svolge da casa, necessita, soprattutto con riguardo ai bambini piccoli, almeno sino alla fine della scuola primaria, di un supporto dell’adulto nell’utilizzo della strumentazione digitale che rende possibile l’accesso alla scuola virtuale. Il distanziamento sociale ci ha insegnato a minimizzare le inter-relazioni sociali e a garantire ai più anziani un cautelativo isolamento dai nipotini. Moltissimi i lavoratori che hanno esaurito ferie e congedi.

Queste condizioni aprono un baratro: con chi resteranno i bambini nella fase 2 se mamma e papà dovranno andare a lavorare e la scuola sarà chiusa e i nonni cautelativamente distanti?

 

Bambini nella fase 2: il bonus babysitter può non bastare.

Bambini nella fase 2: scuole chiuse, nonni da tutelare ma mamme a lavoro.
Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Un bonus babysitter di 600€ complessive può essere un’ipotesi sufficiente e valida, sia in punto di copertura economica che di sicurezza? Probabilmente no.

 

Se i bambini nella fase 2 resteranno orfani di tutele cautelari, le mamme-lavoratrici potranno presto trasformarsi in mamme disoccupate con una ricaduta pesantissima sull’economia familiare e nazionale.

Il problema della collocazione sicura dei figli nelle ore lavorative è serissimo, tuttavia, per quanto concreto, intuitivo e importante, il dato della “tutela dei bambini nella fase 2” è stato sin ora trascurato.

 

Bambini nella fase 2: il bonus babysitter può non bastare.

Bambini nella fase 2: il bonus babysitter può non bastare.
Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso

 

“Il bambino dove lo metto?” – Compatibilità lavoro e assistenza domiciliare dei bambini nella fase 2 della pandemia da Coronavirus.

 

Il bonus babysitter è inefficace per diverse ragioni:

  • è limitato a un tetto massimo di 600€, quindi è economicamente insufficiente a coprire più mesi di lavoro genitoriale a scuole chiuse e campi estivi inibiti dall’emergenza sanitaria;
  • è ammesso come alternativa al congedo Covid-19, quindi non è accessibile alle famiglie che abbiano già usufruito del congedo;
  • è limitato solo ad alcune categori, ovvero dipendenti di aziende private, lavoratori autonomi e lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS (entro il limite massimo di 600 euro); lavoratori dipendenti del settore sanitario (pubblico o privato accreditato), nonché personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico impiegato per esigenze connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 (laddove per queste ultime categorie il tetto massimo del bonus sale a 1000 euro).

 

Posto che i nonni non possono prendersi cura dei nipoti, le scuole funzionano solo su piattaforme interattive e i costi di una babysitter (che comunque è un soggetto estraneo alla famiglia) possono essere altissimi; restando salvo l’obbligo di tutela dei genitori rispetto ai figli e inammissibile che bambini piccoli o piccolissimi possano restare a casa da soli o affidati a fratelli di poco più grandi, le mamme chiedono oggi una risposta al Governo: che ne facciamo dei bambini nella fase 2? Diventeranno tutti figli di un genitore disoccupato perchè costretto al licenziamento?



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