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Zohra Shash: bimba-domestica di 8 anni uccisa a botte dai padroni

di Federica Federico

08 Giugno 2020

A 8 anni il concetto di lavoro dovrebbe essere sconosciuto ai bambini; “Hai fatto un buon lavoro” vuol dire che il bimbo ha scritto una bella dedica alla mamma oppure ha riordinato bene i suoi giochi, ha colorato un bel disegno o è stato collaborativo nell’apparecchiare la tavola.

 

Il lavoro produttivo dovrebbe essere solo dei genitori e per i bambini piccoli è al massimo un ruolo sociale: “Mia mamma fa la maestra”, ma a quell’età, 8\10 anni, il figlio nemmeno riesce ad addentrarsi nelle responsabilità e nella fatica che il lavoro comporta.

 

Il lavoro faticoso ed economicamente produttivo non dovrebbe essere un affare da bambini, ma il condizionale sarà d’obbligo sin quando resteranno tragicamente vivi casi come quello di Zohra Shah, la bambina massacrata di botte dai suoi datori di lavoro.

 

Zohra Shash

Zohra ha lasciato questa terra dopo essere stata picchiata e picchiata sino alla morte, si è spenta in un mare di dolore e disperazione, urlando pietà e piangendo invano.

 

La bimba pachistana è stata “sottratta alla sua famiglia” con il pretesto di sostenerla negli studi in cambio del suo lavoro domestico, così è partita dal suo villaggio di Kot Addu, nel Punjab, ma, a discapito delle promesse, non è mai andata a scuola, neanche per un giorno.

 

Una coppia benestante di Rawalpindi, in Pakistan, ha assunto Zohra Shah come donna delle pulizie e babysitter, lei, 8 anni, avrebbe dovuto badare a un bimbo di 1 anno appena e pulire la casa per i suoi padroni, questi, in cambio, l’avrebbero fatta studiare.

 

La famiglia d’origine della bimba, povera e impossibilitata a sostenere il percorso scolastico di Zohra, ha accettato per garantire alla figlia un futuro certo. Ma le reali intenzioni della famiglia che ha “accolto” Zohra Shash erano probabilmente ben altre sin da subito.

 

Zohra Shash

Zohra Shash è stata massacrata di botte fino a quando non ha perso conoscenza, è arrivata in ospedale già in condizioni critiche.

 

All’ospedale di Rawalpindi, in Pakistan, quella che è apparsa davanti agli occhi dei medici era praticamente una bimba-cadavere.

 

La colpa di Zohra Shash sarebbe stata quella di aver lasciato volare una coppia di pappagallini tenuti in gabbia dai suoi datori di lavoro.

La stampa pachistana è divisa tra chi sostiene che i pappagalli siano volati via per errore, ovvero cha siano scappati mentre la bambina puliva la gabbia e dava loro il cibo, e chi, invece, sostiene che la liberazione dei volatili sia stata volontaria, ovvero Zohra Shash avrebbe compito un atto di amore concedendo alle bestioline la libertà.

 

Ebbene, qualunque sia stata la dinamica, il fatto che i pappagalli abbiano lasciato la loro gabbia avrebbe mandato su tutte le furie i padroni di casa e la rabbia dei due è finita implacabilmente sul corpo piccolo e indifeso della loro domestica-bambina. Nè le lacrime né le urla della bimba hanno fermato la furia di chi le stava strappando via la vita a botte.

 

Zohra ci racconta della povertà, di come una vita si debba misurare, tristemente e sin da subito, con la fortuna e la sfortuna del luogo in cui si nasce, Lei ci racconta del dolore che nella vita degli ultimi arriva senza colpe e senza peccato. A noi non deve bastare chiederci se tutto questo sia giusto o sbagliato, a noi tocca una più profonda riflessione sul come fermare così tanto male.

 



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