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Separazione: prima estate senza papà

di Federica Federico

09 Agosto 2010

Dell’uomo si dice che è un “animale sociale”, il che vuol dire che si riconosce alla persona umana la sua naturale propensione a vivere insieme ad altri e non da solo.
In effetti da sempre l’uomo costruisce la propria esistenza attraverso la relazione con altri individui. Per indole e per impianto sociale stringiamo rapporti interpersonali in cui l‘affetto ed i sentimenti svolgono un ruolo rilevante, non appena nati ci ritroviamo parte di una famiglia, realizzando noi stessi la trama di un intreccio sociale e cresciamo inseriti in un contesto di relazione.

Vista in questo modo la società è espressione della innata esigenza dell’uomo di vivere la propria vita relazionandosi agli altri, esprimendo se stesso nella famiglia e nei quotidiani e molteplici rapporti interpersonali, nutrendosi del contatto e del confronto, dell’incontro e dello scambio.

È evidente che una società inglobi in sé molte e diverse realtà umane che possono coesistere solo se ciascuno riconosce e rispetta le leggi, siano esse le regole normative o quelle del viver sociale.
Mentre le regole di diritto in senso stretto sono imposizioni coercitive, le norme del viver civile, invece, fondano sui valori del rispetto e della buona educazione, non sono né imposte né imponibili, dipendono dalla sensibilità di ogni individuo e dalla personale capacità di rapportarsi agli altri.
In questo senso la socialità dell’uomo ha un ampio aspetto “convenzionale”, per esempio quando si incontra una persona dopo un lungo tempo senza vederla è d’obbligo salutarla e chiederle come sta, usiamo farci gli auguri per le ricorrenze, cediamo il posto ad un anziano sull’autobus, aiutiamo la mamma ad alzare la carrozzina sulle scale ed il bimbo a passare la strada.

La vita in società ha una sua precisa struttura che si snoda in una serie di schemi radicati in cui ciascuno di noi, volente o nolente, si colloca. La prima articolazione sociale è la famiglia, tradizionalmente intesa come l’unione di un uomo e di una donna che abbiano generato dei figli. Oggi poco conta il modo in cui questa unione sia assicurata, sono a tutti gli effetti entrate nella “normalità sociale” anche le convivenze, riconosciute a pieno titolo come unioni familiari.
Il nostro è stato un paese tradizionalista, per lungo tempo la costruzione di una famiglia è passata attraverso il matrimonio e la facoltà di scioglierlo è una conquista relativamente recente. La nostra società, pur avendo recepito la legge sul divorzio, ha stentato per anni ad assimilare e metabolizzare la “disgregazione della famiglia tradizionale”.

La separazione il più delle volte riesce ad essere uno strumento per spezzare delle infelicità. Negli ultimi anni la crescente incidenza delle separazioni, il fenomeno delle famiglie allargate e sotto diversi aspetti quello delle famiglie di fatto e delle mamme single hanno costretto la società a nuovi equilibri ed al riconoscimento di diverse realtà.

Ma i separati fanno ancora notizia? E lo sguardo della società influenza chi affronta la fine di un matrimonio?
Affrontare una separazione significa sempre vivere un momento doloroso della esistenza. Dall’esterno è difficile capire quanto traumatico e complicato possa essere ricominciare da se stessi e riequilibrare i propri sentimenti, accordarli con quelli dei figli e con le nuove esigenze di una famiglia “smembrata”, ma pur sempre famiglia.
La curiosità morbosa ed invadente di chi domanda e chiede, indaga e si intriga, spesso fa male, riuscendo a creare disagio e difficoltà. In questo senso l’aspetto sociale di una separazione può essere complesso e difficile da affrontare. Spiegare, chiarire e rispondere a chi vuole sapere non è cosa facile, ma l’assetto ed il formalismo della nostra società non sempre riescono a risparmiare questo imbarazzo a chi si è separato o lo sta facendo.

Siamo in piena estate e si aprono i vecchi ombrelloni, sotto ritroviamo gli amici, quelli che non vedevamo da un anno, quelli che durante l’estate frequentiamo con assiduità e che d’inverno a volte non sentiamo affatto.
In spiaggia è arrivata una delle nostre amicizie estive, una giovane famiglia che con noi ha in comune i bimbi piccoli e le esigenze connesse.
Quest’anno sotto il vecchio ombrellone non è comparso il papà. Durante l’inverno la coppia si è separata e per la “nuova famiglia” è la prima estate dopo la rottura.
Con mio grande stupore ho notato che questa separazione viene trattata come una “notizia di gossip da ombrellone”; in spiaggia pare che le persone vogliano approfondire, conoscere ed indagare, lo fanno anche a discapito della sensibilità di chi ne è protagonista .

La prima vacanza da separati è per la famiglia un momento delicato in cui i nuovi equilibri si testano.
E probabilmente è tutto più difficile quando si decide di “riaprire il vecchio ombrellone”, ovvero di rispettare le usanze estive.
Se l’estate aveva le sue abitudini, nel senso che si era soli tornare in un posto e frequentare le stesse persone da anni, può essere spiacevole rivederle e trovarsi costretti a dare spiegazioni continue; nel caso della mia amica la scelta di ritornare alla solita spiaggia è stata dettata dal desiderio di dare ai bambini continuità e stabilità.

Tutti noi dovremmo sforzarci di capire che la fine di un matrimonio non è la fine del mondo, rappresenta semplicemente una scelta intima e personale, che chiude una relazione, un incontro affettivo, un momento della vita. E spesso è l’inevitabile conseguenza di vecchie ed insanabili incomprensioni di coppia.
La società e noi tutti per essa dobbiamo rispetto anche a queste situazioni. Per parte mia credo che vadano trattate con “sincera normalità” e che si debba contrastare con forza il pettegolezzo, quella voglia morbosa di sapere e conoscere.

Quello che più conta è che, malgrado la fine del matrimonio, gli ex si sforzino di tutelare i bambini riducendo al minimo le loro sofferenze ed i loro traumi.
Nessun figlio si aspetta che la convivenza della propria famiglia possa interrompersi, per i piccoli una separazione ha sempre il gusto amaro dell’abbandono.
Sui genitori grava il difficilissimo compito di continuare ad essere armoniose figure di riferimento, sebbene non si viva più insieme.

I bambini della mia amica di spiaggia hanno momenti di smarrimento; il papà che faceva fare i tuffi e portava sul pattino non può non mancare. La mamma, con grande intelligenza, non nega la nostalgia dei figli e forse neanche la sua, ma li rassicura e per quel che può cerca di offrire ai bimbi le stesse opportunità di distrazione e svago.
Del resto cosa può fare una mamma sola in questi momenti se non consolare e consolarsi attraverso l’amore per le sue creature?

Come fa la coppia ad aiutare i figlia ad adattarsi ai nuovi equilibri familiari?
Psicologia e giurisprudenza si sono orientate verso l’affermazione della bigenitorialità come un esigenza del bambino da riconoscere e preservare. In pratica il primo diritto da garantire ai figli è quello al mantenimento di un rapporto costante e continuato con entrambi i genitori. Ci si separa dal coniuge e non dai figli!

Con la fine della convivenza uno dei coniugi si allontana fisicamente dalla casa familiare con la conseguenza che il rapporto genitore – figlio perde l’opportunità di costruirsi nella quotidianità. A questa assenza fisica deve riparare una presenza emotiva così forte da non allontanare quel genitore dalla normale realtà dei figli, che comunque di lui hanno bisogno.
Entrambi i coniugi devono cooperare in questo senso, affinché i figli avvertano la costanza del rapporto genitoriale è indispensabile che mamma e papà si rispettino, pur rispettando le reciproche ragioni e la loro distanza.
La mia amica spinge i bimbi a chiamare il padre, li stimola a raccontare le loro giornate e le cose fatte e non li limita nella verbalizzazione dell’affetto e nella espressione della nostalgia.

Tra qualche giorno il più grande partirà con il padre per una breve vacanza, il piccolo, invece, resterà con la mamma. La sua tenera età non avvantaggia il distacco che poteva trasformarsi in un nuovo trauma.
La mia amica mi ha confessato che l’organizzazione delle ferie è stata sofferta perchè Il suo ex, pur volendo trascorrere del tempo con i piccoli, era spaventato dall’idea di doversene curare da solo. Lei, per parte sua, viveva con angoscia e dolore l’idea di staccarsi dai piccoli, sebbene il periodo fosse breve. Alla fine hanno convenuto che il papà dovesse prendere con sé il maggiore, anche se per pochi giorni. Questa vacanza tra uomini servirà a tutta la famiglia anche per prendere coscienza della nuova situazione.

In una chiacchierata tra mamme sotto l’ombrellone ho percepito il forte il disagio della mia compagna nel dover giustificare con tutti l’assenza del marito. La curiosità naturale di chi ci circonda può essere pungente ed inappropriata. Diversamente una maggiore considerazione sociale di certe situazioni come private gioverebbe a chi le affronta e sensibilizzerebbe al rispetto dell’altro.



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