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Paolo Borsellino: 20 anni dopo la strage di via D’Amelio

di Federica Federico

19 Luglio 2012

borsellino anniversario morteCon oggi sono trascorsi 20 anni dalla strage di via D’Amelio; erano le 16:58 del 19 luglio 1992 quando , dinnanzi all’abitazione della madre del giudice Borsellino, venne liberata una fragorosa esplosione: morirono il magistrato e cinque agenti della suo scorta.

borsellino anniversario morte

I palazzi, le abitazioni che si affacciavano sulla via e le auto ferme in strada furono d’improvviso avvolte dall’orrore della guerra, dal sangue e dalla violenza che essa porta con sé.

La bomba di via D’Amelio esplose con l’intento di uccidere ed insieme con lo scopo di affermare il potere di ammazzare indistintamente e violentemente.

Furono fatti detonare 100 chili di tritolo. L’esplosivo era nascosto in una Fiat 126 apparentemente innocua, parcheggiata tra altre macchine in mezzo ad una via, a ridosso di case e strade comunemente trafficate.

Alle 16:58 del 19 luglio 1992 la morte, violenta e distruttiva di una guerra fratricida tra Stato ed Anti-Stato, esplose in via D’Amelio; la sua eco ancora si avverte in un’Italia che non riesce a lenire il dolore di quella strage con una soddisfacente verità storica.

Oggi, come allora, la domanda chiave è ancora una: Perché?

borsellino anniversario morteDentro il perché di via D’Amelio si cela il perché di Capaci e contemporaneamente lo storico nodo dei rapporti tra i poteri centrali delle istituzioni e quelli nodali della malavita organizzata.

Da 20 anni ad oggi i giudici palermitani ancora indagano sulle sospette trattative tra Stato e Mafia.

Oggi presso l’aula magna del Palazzo di giustizia di Palermo è stato commemorato Paolo Borsellino e il tema ricorrente espresso da tutti i magistrati presenti è stato la ricerca della verità, una verità dovuta, indispensabile e irrinunciabile.

Lo Stato non potrà mai vincere sulle mafie se non ne smaschererà gli intenti, i percorsi ed i disegni. In questo senso ogni dietrologia storica aiuta a comprendere le dinamiche e il modus operandi dell’Anti-Stato.

Molto di ciò che si è detto e scritto sulla strage di via D’Amelio è stato ideato dalla mafia stessa per sviare le indagini e confondere le acque.

Vincenzo Scarantino<<Enzino>>, “nome d’arte” di Vincenzo Scarantino è stato il più abile attore della mafia, un balordo introdotto come pentito e reo confesso nelle indagini sulle stragi.

La ricostruzione di Scarantino, ritenuta attendibile a tal punto da determinare 7 imputazioni e relative condanne, è stata, successivamente, messa in discussione dal pentito Gaspare Spatuzza.

Sbugiardato dal “collega” Spatuzza, Scarantino avrebbe dichiarato di essere stato costretto dalla polizia ad accollarsi la responsabilità della bomba di via D’Amelio.

<<Mi torturavano ed avevo paura>>, ha dichiarato.

borsellino anniversario morteEbbene, dopo la revisione del processo, determinata dalle confessioni di Spatuzza, Scarantino ha lasciato il carcere. Su di lui grava un’indagine per calunnia ma, malgrado ciò, è un uomo libero. Una libertà anomala segnata dal ripudio della moglie, della famiglia e del sistema malavitoso in cui era vissuto.

Enzino, che già è un mistero per le sue controverse e contorte dichiarazioni, confessioni e smentite, è stato “relegato ” in un convento del nord Italia, un posto sicuro? Forse si, forse no. Sta di fatto che da questo luogo, alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio, Scarantino è sparito. L’ex pentito è sparito nel nulla.

La sua misteriosa scomparsa segna un’altra falla nelle indagini sulla morte del giudice Borsellino? Diverse sono le cose, i tasselli e le spiegazioni che mancano all’indagine di via D’Amelio.

Vincenzo Scarantino L’Agenda Rossa è tra tutti i misteri della strage di via D’Amelio forse il più grande.

Cos’è l’agenda rossa? Essa era l’agenda del giudice Borsellino, la custode delle note più personali del magistrato e forse anche dei segreti della sua moqueta nota agenda è un simbolo: simboleggia i misteri di via D’Amelio.

In questa giornata di ricordi, a Palermo in moltissimi hanno sfilato per le vie cittadine Vincenzo Scarantinobrandendo proprio agende rosse come simbolo di una memoria che non ha alcuna intenzione di spegnersi.

Lo slogan più adoperato dai manifestanti è stato tanto duro quanto serio: <<Nessun silenzio, né baciamano del presidente Napolitano>>.

In prima linea nella promozione e nella guida del presidio della agende rosse Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato ucciso.

Un’immagine di questa viva giornata palermitana, una emozione che da mamma non posso non sottolineare, è stata la presenza , alla commemorazione per il giudice mai conosciuto, del piccolo Paolo Borsellino, nipotino del magistrato.

Quel bambino, il cui nome e il cui avo ha segnato l’Italia e fatto la storia di tutti, oggi rappresenta più d’ogni altra cosa la necessità indefettibile di reclamare qualunque verità.



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