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Inizio elementari a 5 anni: ecco il nuovo progetto del Governo

di Mamma Licia

18 Settembre 2012

In Italia se ne parla da anni, ma adesso il governo sembra davvero intenzionato a metterla in pratica.

Ci riferiamo alla riduzione del percorso scolastico dagli attuali 13 anni a 12 anni, in modo tale da allineare il nostro Paese al resto d’Europa, dove la scuola secondaria finisce a 18 anni e non a 19, e permettere così ai nostri ragazzi di entrare nel mondo del lavoro alla stessa età dei loro coetanei che vivono nell’Unione europea.

Al momento è solo un progetto, ma una commissione di esperti è già al lavoro per studiare e fornire proposte al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ed entro dicembre di quest’anno dovrebbe arrivare una proposta concreta da presentare come disegno di legge.

La task force creata dal ministro dell’Istruzione è composta di esperti, dirigenti scolastici, pedagogisti e docenti in rappresentanza dei vari ordini di scuole.

Sono due, al momento, le proposte. La prima prevederebbe l’ingresso anticipato nella scuola primaria a 5 anni; un’ipotesi che non andrebbe a toccare l’attuale articolazione del percorso di studi con i cinque anni delle elementari, il triennio delle scuole medie e i cinque anni delle superiori. La seconda, invece, andrebbe a rivoluzionare l’attuale sistema scolastico perché prevederebbe due blocchi di studio di 5 anni l’uno, più un biennio finale che consentirebbe anche l’accesso all’Università.

Sembra essere scartata l’ipotesi di ridurre di un anno la durata del percorso di studi perché si tradurrebbe in un inevitabile esubero degli insegnanti ed incontrerebbe sicuramente la resistenza dei sindacati, già più volte oppostisi alle riforme del ciclo scolastico.

In Italia, l’anticipo della scuola elementare a 5 anni (o, in alternativa, l’obbligatorietà dell’ultimo anno della scuola materna con riduzione dell’elementare a quattro anni), fu proposta nel 1997 dal ministro Berlinguer: riduzione di un anno della scuola dell’infanzia, accorpamento delle elementari alla scuola media in un unico percorso di 7 anni, al posto degli otto previsti, e uscita anticipata a 18 anni.

Il ministro Moratti progettò l’anticipo facoltativo di mezzo anno dell’inizio della scuola dell’infanzia e primaria, lasciando invariata la durata complessiva dei 13 anni di studi.

Con il ministro Gelmini si è aperta la possibilità di ammettere alla scuola dell’infanzia i bambini che abbiano compiuto o compiano 3 anni antro il 31 dicembre 2012 e, presenza di «particolari condizioni» (soprattutto disponibilità di posti ed esaurimento delle liste di attesa, disponibilità di locali e di dotazioni idonee tali da rispondere alle esigenze dei bambini di età inferiore ai tre anni), chi li compie entro il 30 aprile 2013; alla primaria «obbligo» di iscrizione per i bambini che compiono 6 anni entro il 31 dicembre 2012 e «possibilità» di iscrizione anticipata ai bambini che compiono i 6 anni di età entro il 30 aprile 2013.

Una scelta, questa, che nelle intenzioni del ministro, è volta a rispondere alle esigenze delle famiglie e a dare un’opportunità in più alle coppie che lavorano, ma che non ha incontrato il favore dei “maestri” che, stando ad un monitoraggio pubblicato lo scorso aprile dal Ministero dell’Istruzione, considera l’ingresso anticipato alla scuola dell’infanzia e alla primaria “una criticità” (65%); solo il 35% degli insegnanti valuta l’anticipo scolastico come “una risorsa”.

Eppure, a detta di alcuni esperti, i bambini nati nell’era di Internet (i new millennium learners) sono più svegli e veloci, imparano a riconoscere le lettere a 4 anni ed hanno dimestichezza con computer e new media. Secondo Italo Farnetani, pediatra e docente all’Università di Milano Bicocca, «l’avvio degli studi a sei anni non ha mai avuto una valenza pedagogica, ma fu stabilito dalla legge Casati del 1859» ed auspica l’inizio della scuola primaria a cinque anni per tutti i bambini. Non è dello stesso parere lo psicologo Fulvio Scaparro che consiglia ai genitori di non farsi prendere dalla fretta, «sappiano – egli dice – che il “prima comincia, prima finisce” è un’illusione. […] Fermo restando che ogni bambino ha il suo passo, non credo che pochi mesi di anticipo siano una tragedia».



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