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Ritorna Carosello, da marzo su Rai 1

di Gioela Saga

21 Febbraio 2013

“A letto dopo il Carosello”!

Molti di noi si ricorderanno di aver sentito questa frase quando erano piccoli. Negli anni, si è pressoché trasformato in un modo di dire che tutti conoscono.

Era l’Italia del dopoguerra in cui nasce e si diffonde la televisione, un periodo di intensa trasformazione sociale che si preparava al boom economico, quando nasce il Carosello.

Dal 1957 al 1977, dopo il telegiornale, alle nove di sera, si apriva un allegro siparietto con una sigla inconfondibile, l’immagine di maschere, trombe e mandolini. Iniziavano dieci minuti di intrattenimento dove venivano trasmesse quelle che allora si chiamavano “réclames”, il francese allora prevaricava l’inglese, ora invece si parla di spot pubblicitari.

Ma chiamarle pubblicità sminuisce senz’altro il senso del Carosello. Si trattava di brevi filmati, scenette o cartoon propagandistici che andavano molto al di là della pubblicità a cui siamo abituati oggi, dove, in pochi secondi, si condensa il messaggio più o meno subliminale, lo slogan, la musica stipata tra le immagini veloci.

Il Carosello era un’arte, spesso dietro la cinepresa si celava un grande regista, da Fellini a Olmi. Il messaggio pubblicitario si nascondeva dietro ad una sorta di cavallo di Troia, un breve filmino magistrale che era uno specchio dei tempi, fatto da giochi di parole, frasi e musichette che sono diventate indimenticabili, entrate nel linguaggio comune facendo la storia della televisione ma diventando proprio la storia di Quell’Italia.

Tra miriadi di slogans ricordiamo: “A scatola chiusa compro solo… Arrigoni”, “Ullalà è una cuccagna!”, “Ava come lava… è un’ingiustizia però…”, “Non è vero che tutto fa brodo!”, l’insetticida che “li ammazza stecchiti!”, “Ma che c’ho scritto Giò Condor?”, “Come mai non siamo in otto? Perché manca Lancillotto!” e poi Calindri che in mezzo al traffico, sorseggiando il suo Cynar, combatteva il “logorio della vita moderna!” oggi suona due volte fuori tempo.

Forse i più giovani non sospettano neppure l’origine di questi modi di dire che erano legati anche a personaggi inventati diventati poi vere icone, come la mucca Carolina, l’uomo in ammollo, Calimero, Carmencita, l’Olandesina…

Questo mitico contenitore ritornerà presto sulla Rai che vuole rilanciarsi proprio nel segno di questa tradizione rinnovata.

Questo programma, segno di un’intera generazione, verrà riproposto a metà marzo, l’appuntamento sarà come allora alle nove di sera, su Rai 1, 210 secondi di spot, una short version di soli tre minuti e mezzo contro i 10 originari, probabilmente 3 spot da 60 minuti l’uno più uno super breve da 30 ma con musiche e stile simili alla versione originale che ha fatto storia. Ci auguriamo che sia in grado di creare lo stesso fascino!

Da inizio aprile riprenderà anche il famoso intervallo che si chiamerà “Intervallo 2.0”, il sottofondo sarà fatto dalla “storica” musica ma le immagini che scorreranno non saranno più di paesaggi ma di aziende inserzioniste… segno dei tempi che cambiano.



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