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Quando Nasce una Famiglia

di Federica Federico

31 Maggio 2010

FAMIGLIAl

Insieme al bimbo nasce anche la mamma ed è una donna diversa da quella che era appena nove mesi prima. Dopo il parto ciascuna di noi ha dovuto “accettare e collaudare” una nuova sé.

Con la gravidanza si cambia profondamente, ma lo stato interessante è solo l’inizio di una vita completamente diversa. E, durante l’attesa, è difficile cogliere la portata straordinaria del cambiamento che verrà con il bambino.

Sino a quando il piccolo è nel grembo, lui fa parte di noi: è una nostra aspettativa, è un desiderio ed è una immaginazione.

Non appena viene alla luce ci accorgiamo che è altro da noi, pur appartenendoci, pure essendo nostro come nulla lo è mai stato. Il piccolo nato diviene subito una responsabilità enorme e prendersi cura di lui è un impegno totalizzante.

Sebbene sia la cosa più bella e preziosa dell’universo intero, “il neonato” con la sua misteriosa fragilità spesso ci fa sentire imperfette ed inadeguate. E non di rado la maternità “impaurisce“ la stessa mamma.

Ad un tratto sembra essersi esaurita l’energia che sentivamo crescere dentro di noi con il progredire della gravidanza. E le forze quando vengono meno? Proprio nel momento più bello: quello tanto atteso della cura del piccolo.

Ebbene, è più che normale. Quel fagottino profumato ci ha appena dimostrato che esiste grazie a noi, ma è già una persona in miniatura, con tutte le sue esigenze, i suoi desideri, le sue preferenze ed è già capace di esprimerle a suo modo. Si fa sentire quando ha fame, quando vuole la mamma e le sue braccia, quando esige il cambio e poco conta che sia l’alba o notte fonda.

Una meravigliosa ninna nanna recita : “ Ma tu sei la mamma e non dormi mai ”.

Tutti, intorno a noi, ci guardano incantati, perché comunemente quello che ispira la maternità è la bellezza, la profondità e l’unicità del rapporto mamma – neonato. Ma Noi Mamme questo rapporto incantevole, per goderlo appieno, profondamente e intimamente, dobbiamo innanzitutto imparare a gestirlo ed interpretarlo.

Come fare?

Nessuna regola, nessun consiglio, nessuna indicazione di massima perchè le mamme hanno tutte la loro arma segreta: l’istinto e se lo seguono, se si ascoltano, se parlano al bimbo con lo sguardo, allora se la cavano benissimo da sole.

Tuttavia chi ci circonda spesso commette un grave errore pensa che la donna nasca mamma. Ma chi lo ha detto?

La donna ha bisogno del suo tempo per ritrovarsi in questa nuova immagine di sé.

E non si tratta solo di una percezione emotiva del proprio essere donna e mamma, un tassello importante l’equilibrio della neomamma è rappresentato dalla accettazione del proprio corpo. Dopo il parto la nostra fisicità è “alterata”, sentiamo di avere perso molto in fascino e bellezza.

Il pancione degli ultimi mesi è esaltante: la mamma si sente la culla del suo bimbo, c’è un contatto totale che è anche fisico, infatti, toccando il grembo la donna può sentire la risposta del bambino. La grandezza di questa esperienza azzera ogni difetto fisico, ma quando il piccolo lascia il ventre, la percezione del nostro corpo cambia moltissimo.

L’accettazione del cambiamento fisico passa attraverso la gioia della maternità che cresce insieme al piccolo, ed aumenta con il diminuire delle paure e delle ansie.

Queste ultime vanno via col tempo che normalmente ci dimostra le nostre qualità di mamme. Ciò non toglie che, per affrontare serenamente il puerperio, abbiamo bisogno della complicità di chi ci circonda ed in modo particolare del partner.

padre bambino abbraccio

Ogni papà deve accompagnare la sua donna verso la maternità, deve capire che mamme si diventa ed anche con fatica e sacrificio.

Del resto il neopapà non sarà da meno, anche lui avrà le sue paure, sarà imperfetto ed impreparato, ed avrà bisogno della sua compagna.

Si diventa genitori insieme, confrontandosi, parlando, litigando, anzi soprattutto litigando. È innegabile che il bimbo sconvolge letteralmente gli equilibri di coppia e se lo sconvolgimento è crisi, dove c’è crisi non può che esserci anche scontro.

La parola d’ordine è accettare: accettare di sbagliare, di piangere e di litigare, accettare che la nascita sia diversa da come ce la prefiguravamo e che essere genitori è tanto bello quanto faticoso.



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