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Vietato Giocare all’Aperto, gli Alunni dell’Asilo Colpevoli di Rumori Molesti

di Alessandra Albanese

08 Settembre 2013

Farà sicuramente discutere la sentenza della corte di Cassazione pronunciata qualche giorno fa dai giudici del Tribunale di Milano.

L’ordinanza approda in cassazione dopo avere ricevuto parere uguale in primo grado e in appello dal tribunale lombardo.

Un privato cittadino aveva depositato un esposto per schiamazzi, colpevoli circa 150 bambini dell’asilo nido-scuola elementare “Mauro Brutto” di Trezzano sul Naviglio.

Sembra infatti che a seguito dei “rumori molesti” provocati dalla scolaresca durante le ore di ricreazione all’aperto, nel cortile antistante il plesso scolastico, Carlo T. infastidito e impossibilitato a riposare ha denunciato l’amministrazione nel 2009.

A seguito della denuncia l’Arpa aveva eseguito dei rilievi ed aveva appurato un superamento di 50% di decibel rispetto ai limiti stabiliti per quasi tutto il tempo della misurazione.

Il signor T aveva incassato il primo sì del tribunale nel 2009, ma l’amministrazione comunale si era opposta sostenendo che la decisione dei giudici “si è arrogata il potere di disciplinare l’uso del patrimonio indisponibile del Comune sostituendosi allo stesso nell’apprezzamento dell’interesse pubblico”.

Con la conferma di tale decisione presa dalla Corte suprema, che ha giudicato “illecite” le grida dei bambini in quanto “eccedenti il limite della tollerabilità”, adesso gli alunni della Mauro Brutto avranno a disposizione non più di 90 minuti al giorno “d’aria”.

La decisione è stata giustificata con queste parole: “Lungi dal fissare le modalità di esercizio del servizio pubblico scolastico, si è limitato ad inibire l’occupazione per scopi ludici degli spazi esterni di pertinenza della scuola nelle prime ore della mattina ed oltre il tempo ritenuto compatibile col diritto del vicino”.

In pratica i giudici hanno stabilito che occupare i giardinetti, adibiti dalle amministrazioni comunali proprio a scopo ludico, e far divertire bambini di tre-quattro anni all’aria aperta, in Italia, è vietato.



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