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E’ Morto un Piccolo Angelo Sfortunato: Nessuno lo Voleva, ma Lei Sì e lo ha Amato

di Alessandra Albanese

07 Aprile 2014

La storia del piccolo Mario si conclude il 26 gennaio di quest’anno, e purtroppo senza lieto fine.

Anni fa i giornali ne parlarono a lungo: era un bimbo nato da una coppia di cinesi con un grave handicap, e subito abbandonato in un palazzo di Grosseto.

Era nato con parto gemellare, la sorellina morì subito, lui venne ritrovato con una grave emorragia cerebrale.

Venne operato all’ospedale Meyer di Firenze e poi trasferito a quello di Grosseto, dove trovò una famiglia diversa da quella d’origine: il personale del reparto ospedaliero.

Mario viene adottato simbolicamente da medici e infermieri, vive un anno dentro il reparto di un ospedale, i genitori naturali si fanno vivi solo per firmare le carte dell’abbandono, poi più niente.

Mario diventa adottabile, ma il via vai della corsia sembrava un barnum, coppie che venivano solo per guardarlo, altre più disposte a farsene carico.

Infine un’infermiera, Nadia Ferrari, di 46 anni, che lo ha visto crescere in quei lettini del reparto, decide di fare lei questo passo.

Amici e colleghi le dicono che è pazza: come farà a tenere a casa, lei separata con una figlia 19enne, un bimbo malato?

Nadia lo fa.

E Mario le da soddisfazioni inimmaginabili: . «Quando ero a lavoro stavo con lui, quando ero di riposo andavo all’ospedale per stare con lui…, tutti, dai colleghi agli amici, mi dicevano che ero pazza. Per me erano loro quelli strani. Io conoscevo perfettamente la situazione, sapevo che Mario non avrebbe vissuto a lungo, che era un impegno 24 ore su 24. E allora? Ci saremmo goduti ogni istante. E lo abbiamo fatto». (Dichiarazione riportata da Il Tirreno)

Nadia si mette in maternità e Mario in casa impara cose che non aveva mai fatto prima. In venti giorni recupera quello che in un anno e mezzo di ospedalizzazione non aveva fatto: deglutisce, stringe le manine, sorride, manda baci.

E guarda il mondo: mare, montagna, aria aperta.

Da marzo ad agosto 2013 Nadia si gode tutti i momenti possibili con il suo bambino. Poi una crisi epilettica costringe Mario di nuovo in ospedale.

Nadia sa che la fine è vicina, chiede che gli venga somministrata una terapia del dolore, invece i medici si accaniscono, e lo operano:” un luminare decise di operarlo. Un vero accanimento, un’agonia. Era forse la ventesima operazione che subiva. È stato malissimo. Ottenni di riportarlo a Grosseto dove gli trovarono una cura per le crisi. Poi siamo tornati a casa: dopo quasi tutta la vita in ospedale, non volevo che fosse lì quando la morte sarebbe arrivata. Volevo che morisse a casa sua”.

Mario muore a casa sua il 26 gennaio di quest’anno.

A casa di Nadia c’è ancora la copertina rossa, e i suoi orsetti di pelouche, e sul suo polso un tatuaggio in più: “Una M e una A, Mario e Alessia. I miei figli. Le mie benedizioni».

Il video della ninna nanna dedicata al piccolo Mario:



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