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Ex tronista di Uomini e Donne: muore in un incidente stradale, la sua vita vale solo 231€

di Federica Federico

23 Luglio 2014

La fama non lo aveva cambiato”, ne è certo il padre che pronuncia queste parole ricordando il figlio, l’ex tronista di Uomini e Donne Antonello Zara.

La famiglia continua a chiedere che venga fatta giustizia per la tragica e incomprensibile morte del loro giovane ragazzo. Omicidio stradale, è questo il quadro che la famiglia si è sempre prefigurato.

 

Antonello Zara, ex tronista di Uomini e Donne: muore in un incidente stradale, la sua vita vale solo 231€

Antonello Zara, ex tronista di Uomini e Donne, muore in un incidente stradale, la sua vita vale solo 231€
Foto diritto d’autore: rawpixel© 123RF.com – ID Immagine: 112891575 con licenza d’uso.

Antonello Zara, ex tronista di Uomini e Donne, muore in un incidente stradale, la sua vita vale solo 231€

 

Sono passati quasi 13 anni da quella notte di terrore e dolore:

 

era il 7 agosto del 2008 quando, alle 4.07 del mattino, su una strada di Porto Cervo (Sardegna), una Bmw, guidata da un 22enne, procedendo contro mano e (stando al racconto del padre della vittima) mantenendo una velocità superiore ai limiti consentiti, investiva lo scooter su cui l’ex Tronista, Antonello Zara, si stava spostando.

“Antonello Zara stava facendo rientro al suo Hotel, la berlina che lo travolse seguiva un senso di marcia opposto a quello consentito e procedeva ad 80km all’ora in un’area in cui il limite di velocità è imposto a 50km orari (questa indicazione specifica la fornisce Valter Zara, il padre di Antonello, in un’intervista rilasciata al settimanale Giallo – Cairo Editore n°27 del 9 luglio 2014)”.

Il conducente della Bmw agganciò Antonello Zara nel momento in cui lo travolse ma non si fermò dopo l’impatto, perciò trascinò il corpo della vittima per 30 metri.
Il racconto del papà di Antonello è agghiacciante: quando la berlina si “liberò” del corpo, il conducente non si fermò, prima di arrestare la sua corsa proseguì, infatti non fu lui a chiamare i soccorsi e nemmeno si sincerò della condizione in cui si trovasse l’uomo che aveva sopraffatto con la sua vettura. I soccorsi furono allertati da un tassista.

 

Il ragazzo che ha provocato l’incidente rientrò a casa senza essere sottoposto ad alcoltest, né ad alcun altro esame volto ad accertarne le condizioni psicofisiche.
Stando a quanto si legge sulle pagine di “Giallo”, il tassista che chiamò i soccorsi avrebbe visto l’investitore accasciato sul volante e in stato di choc.

 

Oggi, per il mancato esame delle condizioni psico-fisiche del conducente della Bmw, non è dato sapere se quel ragazzo al volante fosse, al momento dell’investimento, lucido e pienamente padrone di se stesso.
Eppure per prassi sono indefettibili, dinanzi ad un morto sull’asfalto, sia il controllo alcolemico nonché l’esame del sangue, da effettuare su tutti gli automobilisti coinvolti per appurare l’uso di sostanze stupefacenti.

 

Paradossalmente ad Antonello, morente sull’asfalto, il sangue fu invece prelevato. Dagli esami sulle spoglie del giovane emerse che nel suo corpo non vi erano tracce né di alcol, né di droga. Antonello era lucido e completamente abile alla guida.
Resta aperta una domanda irrisolvibile: lo era anche l’investitore?

 

Valter Zara ha anche denunciato gli agenti di Porto Cervo per le modalità con cui furono condotti gli accertamenti in occasione della morte di Antonello. Non ha ottenuto però soddisfazione. Il Giorno, nella sua versione online, rende nota la notizia di un procedimento, finito in una archiviazione, a carico degli agenti intervenuti sulla scena dell’incidente: “I genitori di Antonello Zara hanno presentato denuncia contro gli agenti di polizia intervenuti all’incidente, ma il procedimento è stato archiviato“, si legge testualmente.

 

 

L’investitore di Antonello Zara è stato condannato ad 1 anno di reclusione con pena sospesa e a 231 euro di multa. Vale così poco la vita di un giovane?

 

L’investitore è libero, vive la sua vita e non ha mai porto le sue scuse alla famiglia della vittima.

 

Nel corso di questi anni i coniugi Zara, Patrizia e Valter, hanno trasformato il dolore della perdita del loro unico figlio in una battaglia: hanno combattuto per l’introduzione del reato di omicidio stradale, una lotta che si è concretizzata nel 2016.
A partire dal 23 marzo 2016 infatti, giorno in cui il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge n. 41, è stato introdotto nell’ordinamento italiano il reato di omicidio stradale ed il reato di lesioni personali stradali. (GU Serie Generale n.70 del 24-03-2016)

 

La battaglia dei genitori di Antonello Zara è stata supportata e seguita su Facebook, sulla pagina dedicata all’ex tronista dove, ancora oggi, viene condiviso il suo ricordo.

 

Dopo 4 anni di battaglie per ottenere giustizia, nel 2012 i genitori di Antonello, Walter Zara e la moglie, hanno accettato di chiudere ogni battaglia legale con una transazione per circa 800 mila euro per i danni patrimoniali e morali. La suddetta transazione legale è intervenuta tra i genitori della vittima e la società assicurativa dell’autovettura coinvolta nel sinistro ed ha scritto la parola “fine” ad una straziante causa civile davanti al Tribunale di Monza.

 

“Fine” è un concetto solo legale in questa circostanza poichè, come ha dichiarato il papà di Antonello: “Alla fine non c’è stata giustizia per Antonello. Solo una questione di numeri, di patteggiamenti e di risarcimenti […] per il patteggiamento, dalla famiglia del ragazzo che ha investito Antonello, che non ci ha mai voluto incontrare e persino dagli stessi avvocati. Mia moglie non ce la faceva più a sopportare tanto dolore e dopo 4 anni questo è il risultato”.

 


 

Articolo aggiornato al 2 Giugno 2021



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