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Non vado più d’accordo con mio marito, ma lo amo

di Federica Federico

02 Settembre 2019

Non vado più d’accordo con mio marito, ma lo amo. Che fare?

 

Il concetto del disaccordo è qualcosa di estremamente complesso che si misura con una lunghissima serie di circostanze, bisogni, necessità e sentimenti. L’accordo di coppia tende ad alterarsi per effetto di un cambiamento (o meglio durante i cambiamenti della vita) e quando le parti del rapporto si allontano su posizioni divergenti.

 

Il lavoro, la gestione dell’economia domestica e degli investimenti, i figli e la loro educazione sono esempi di criticità che possono indurre la coppia a diversi stadi di crisi.

 

Posto che qui usiamo il termine marito in modo interscambiabile col termine compagno (e lo facciamo perché in questa sede non contano le implicazioni legali o formali, ma solo quelle emotive), diciamo subito che il disaccordo col marito è innanzitutto un malessere, se si cronicizza diventa una “malattia di coppia”.

 

Non vado più d'accordo con mio marito, che fare - soluzioni

Il punto di vista di questo scritto è femminile (Non vado più d’accordo con mio marito) ed è positivo (che cosa posso fare di propositivo e di risolutivo?).

 

La donna può tendere ad osservare la criticità di coppia con un occhio romantico, va in crisi quando constata che il principe azzurro si è perduto e la principessa pure! Nell’ambito del rapporto di coppia ciascuna di noi nasce come “la principessa”, poi, in ragione di una vita che conduce alla pratica risoluzione dei fatti, qualcosa cambia.

Pe parte mia, mi sento a tratti Cenerentola e a tratti la domestica di corte, a tratti persino la strega cattiva. Tutto ciò, però, non toglie che in qualche momento di magia mio marito mi ricordi che resto comunque la sua principessa (meno giovane e spensierata, ma pur sempre sua).

 

Attenzione al gioco dei ruoli: lo stesso avviene per l’uomo, anche lui percepisce sentimenti simili, cambiano solo i personaggi. Del resto tutti sanno che la vita non è una favola.

 

Non vado più d’accordo con mio marito, siamo cambiati.

 

La prima cosa a cui dobbiamo educare noi stesse sono i grandi cambiamenti e dalla nascita di un figlio in poi certamente se ne avvicendano moltissimi.

 

“Non vado più d’accordo con mio marito” è un’affermazione ricorrente, lo è quando gli anni ci hanno messo alla prova; lo è quando coordinare l’aspetto lavoro con le responsabilità della casa e dei figli è difficile; lo è quando la coppia ha perso una sua identità o quando la donna si sente imprigionata accanto a un marito che è diventato pragmatico e meno romantico che mai.

Non vado più d'accordo con mio marito, che fare - soluzioni

Intimità, dialogo non accusatorio e gentilezza sono i tre elementi di un approccio risolutivo, ovviamente purché l’affermazione “Non vado più d’accordo con mio marito” sia seguita da un “ma lo amo”. Niente è possibile senza amore.

 

La mancanza di affettuosità è uno dei problemi più ricorrenti nelle coppie in crisi: la routine, l’incapacità di vivificare il rapporto e vivacizzarlo, la difficoltà nel ritagliarsi degli spazi e la latenza di spirito di iniziativa ne sono le cause.

 

Si stima che l’estate rappresenti uno dei momenti di maggiore difficoltà per le coppie, a quanto pare il rientro dalle ferie segna un boom di richieste di separazione: la famiglia si concentra solo su se stessa e fagocita mamma e papà che diventano creature al servizio delle vacanze e dei figli.

 

Molte cose pesano sulla coppia e acutizzano le distanze: case piccolissime (o stanze d’albergo con poco ossigeno), senza possibilità per i genitori di avere spazi personali di intimo incontro o anche di privata discussione (perché se si litiga costruttivamente anche il litigio ha un suo senso positivo), la responsabilità dei figli 24H, gli orari massacranti dei bambini associati ai loro bisogni sempre delicati e importanti.

 

D’inverno, poi, le cose rischiano di non andare meglio perché il lavoro occupa uno spazio di vita sempre maggiore e quella responsabile e pressante attenzione per i figli di cui sopra non è minore. Tutto questo per dire che uno dei problemi delle coppie moderne è che viviamo vite senza riposo. Ma è qui che entrano in gioco dialogo e gentilezza:

 

l’accordo eterno non esiste ed è bene accettare anche la posizione di chi non è in linea col nostro punto di vista, tuttavia, se si vuole preservare l’equilibrio di una famiglia, ciò che si espone all’altro non deve ferirlo, non deve suonare come un giudizio né come un’accusa. Allo stesso tempo chi riceve una critica non deve porsi in opposizione, è più proficua una posizione di dialogante accettazione.

 

Dialogare non vuol dire affermare una posizione né giudicarne un’altra, dialogare vuol dire cercare e trovare un punto comune, un approdo.

 

Non vado più d’accordo con mio marito, quando parliamo tutto si risolve in un nulla di fatto e ciascuno resta sulla sua posizione.

 

Niente di più sbagliato e deleterio per la coppia, chi dialoga senza giungere a una conclusione propositiva non fa altro che inasprire le differenze e ampliare le distanze. Pertanto finalizzate il dialogo alla soddisfazione (fosse anche emotiva) del problema.

 

Risolvere i problemi non vuol dire solo trovare i soldi per affrontare una spesa o decidere la scuola del figlio e in quale giorno andare a trovare i suoceri, risolvere vuol dire incontrarsi uscendo soddisfatti dai confronti verbali e con un rinnovato modo di vedere le cose.

 

Urlare non serve, non serve nemmeno chiudere le discussioni sbattendo la porta e prendendo le distanze. Uscire per fare una passeggiata non restituisce la calma a nessuno e chi resta in casa (spesso la mamma con i bambini) subisce la frustrazione di chi si vede voltare le spalle.

 

Non vado più d’accordo con mio marito, perché?

 

Il problema non è avere posizioni diverse, è non avere un canale comunicativo comune e\o efficace per l’incontro.

 

Nelle mie esperienze di lettura in rete ho trovato un passo di un libro che lascia tanto spazio alla riflessione: scegliere la diversità può essere un bene e non un male, nella diversità col partner può risiedere il sale della vita e lo sprone all’incontro con chi amiamo, se pur non in accordo con noi l’altro è portatore di amore e accettarlo per ciò che è può aiutarci a migliorare noi stessi. Vista così la diversità può essere un prodigio.

 

Scegliete amici, amanti e amori che siano ali forti con cui spiccare il volo, che vi aiutino a nascere, pure quando nascere fa male, per scoprire chi siete davvero, per rendervi persone migliori.
Scegliete chi vi rimprovera per troppo affetto, invece di chi vi consola per convenienza. Chi vi affronta a muso duro, vi urla addosso e alla fine resta.

 

Scegliete chi non vi incatena all’immobilità del suolo, ma disegna per voi un altro pezzo di cielo. Chi non fa promesse e poi le mantiene. Chi tradisce le aspettative, perché non c’è altro modo di onorare la vita, nella sua magnifica imperfezione.

 

Chi vi cambia gli occhi, o ve li restituisce per la prima volta, mostrandovi un modo diverso di guardare.

 

Scegliete chi vi spinge a lottare, a combattere, a crescere, a sperimentare. Chi inventa ogni giorno colori nuovi, e ha incoscienza abbastanza da accostare il verde col giallo, il blu cobalto col rosso rubino, perché nulla ci fa più coraggiosi come la capacità di rompere gli schemi e sovvertire l’ovvio.

 

Scegliete chi vi fa paura. E poi, scegliete chi vi fa venire voglia di vincere quella paura“.

(Donne al quadrato di Antonia Storace)



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