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Figli che non hanno rispetto per i genitori: cosa fare

di Federica Federico

12 Novembre 2019

Un bambino sano è capace di sostenere un “No”, di interiorizzarlo e superarlo senza traumi. Ovviamente il “No” deve arrivare da un soggetto autoritario, legittimato e garante del benessere del bambino perché altrimenti non avrebbe valenza positiva. La capacità di incassare un “No“, visto nel modo appena descritto, è anche un parametro del rispetto che i bambini e i ragazzi portano verso gli adulti (genitori, nonni e insegnanti, per esempio). Non è raro che i figli che non hanno rispetto per i genitori reagiscono ai “No” con un atteggiamento oppositivo, se non addirittura aggressivo.

 

Il “No” non va considerato in sè e isolatamente:

– “Mamma mi comperi le figurine?

– “No!

oppure:

– “Posso mangiare la merendina?

– “No!

 

Il “No” che corregge gli atteggiamenti e cementifica l’educazione è un divieto o diniego ragionato che dietro di sé intercetta dei valori ben precisi:

– “Non puoi avere le figurine perché hai già avuto il fumetto” oppure “Perché non hai tenuto un comportamento corretto e non meriti un premio“;

– “Non puoi mangiare la merendina perché non si consumano dolci fuori dai pasti“, eccetera.

 

I bambini hanno bisogno di fondare il “No” su un valore riconoscibile e saldo, un principio che giustifichi e sostenga la posizione presa dall’adulto.

 

figli che non hanno rispetto per i genitori

Figli che non hanno rispetto per i genitori.
– Fonte immagini 123RF.com con licenza d’uso.

Figli che non hanno rispetto per i genitori: la coerenza è fondamentale.

 

Un genitore coerente è più degno di rispetto di uno incoerente, infatti l’adulto che prende posizioni ragionevoli, tenendo conto di una scala di valori stabili e condivisi con i figli, assume l’atteggiamento del buon faro:

la luce del faro è la regola, il principio o il valore stabile e l’adulto in sé è la direzione da seguire per approdare a un porto sicuro.

 

I figli hanno diritto di sbagliare, persino di tradire i valori indicati dai genitori, ciò che non devono fare (per il loro bene e per il loro futuro) è disattendere il principio del rispetto. Un bambino o un ragazzino che non rispetta i suoi genitori (i nonni o gli insegnanti) corre il rischio di diventare un adulto supponente, incapaci di autocritica, egoista e egocentrico, irrispettoso e irresponsabile in tutte quelle situazioni e circostanze in cui sarà chiamato ad andare oltre l’interesse personale (esempi emblematici sono le responsabilità genitoriali\familiari).

 

Figli che non hanno rispetto per i genitori, che fare.

 

Se tuo figlio non ti rispetta come genitore, una prima prova di controllo e gestione del rispetto che puoi mettere in campo è la tolleranza del “No”.

Stabilisci delle regole condivise e concordate (come l’ora entro cui si può tenere acceso il telefono o la console; l’ora entro cui vanno avviati i compiti; gli alimenti che non si possono consumare fuori pasto o le parole che non si possono dire in casa – la limitazione del turpiloquio è una condizione importante del rispetto);

fissa delle conseguenze al tuo “No” e mantienile affinché tuo figlio ti riconosca un’autorità stabile;

resta coerente e cerca sempre di dare il buon esempio.

 

Fare tutto questo non è facile, io non ci riesco sempre. Per di più pretende un lavoro sinergico della coppia all’interno della famiglia.

Quando due genitori non mantengono una linea educativa comune lasciano facilmente spazio ad atteggiamenti opportunisti del figlio che non è detto che non si traducano in mancanze di rispetto, tendenzialmente avallate dall’appoggio del genitore in disaccordo.

 

Il rispetto è quella linea di demarcazione tra la confidenza e la riverenza, ma è anche il riconoscimento di un universo di insegnamenti, affetti, doni emozionali e possibilità che gli adulti offrono ai bambini e ai ragazzi. In questo senso il rispetto è bilaterale: i bambini lo devono riconoscere, mentre gli adulti lo devono conquistare.

 

 

Figli che non rispettano i genitori: Ciò che è giusto non è astratto, tenetelo a mente.

 

La giustizia si insegna col buon esempio, pacificamente, con un atteggiamento dimostrativo costante e orientato. Il bambino e il ragazzo che crescono rischiarati dalla giustizia del fare saranno capaci di riconoscerla come modus operandi e saranno persino capaci di auto-correggere i loro comportamenti.

 

Una scuola operativa, in cui i professori lavorano con passione e impegno, per esempio, porta ai bambini una testimonianza viva e tangibile di rispetto:

io insegnante ti offro tutto me stesso, in competenza, empatia, solidarietà, indirizzo; tu alunno, di contro, sei impegnato ad accogliere rispettosamente il mio lavoro sforzandoti allo stesso modo. Per esperienza di vitadamamma, vera e vissuta, posso assicurarvi che in una scuola lassista e poco funzionale i bambini avranno un atteggiamento speculare a quello dell’istituzione, cioè studieranno poco, senza interesse e male.

 

L’esempio scuola colpisce sempre i genitori diritto al cuore poiché si tratta di un luogo istituzionale a cui affidiamo i figli e in cui i ragazzi subiscono una valutazione (nessuna mamma e nessun papà è indifferente al modo in cui il figlio viene giudicato, accolto e considerato dalla società).

 

La riflessione che deve animarci, però, è un’altra: l‘esempio scuola è trasportabile per analogia sulla famiglia per cui i ragazzi e i bambini saranno fortemente influenzati dai comportamenti dei genitori (esattamente come sono influenzati da quelli degli insegnanti e della società tutta).

 

Il genitore faro (come descrito poc’anzi) è assai diverso dal genitore amico: due amici stanno insieme sulla nave e chi fa luce nel mare?

Più ancora è diverso dal genitore indifferente che resta lontano e distratto, completamente coinvolto in una vita da adulto e lontano dalle superate e dimenticate esigenze del ragazzo.

 

Figli che non hanno rispetto per i genitori.

Figli che non hanno rispetto per i genitori, come essere un genitore faro.
– Fonte immagini 123RF.com con licenza d’uso.

 

Figli che non hanno rispetto per i genitori – i capisaldi di una relazione positiva si riassumono nel “permettere al figlio ciò che è giusto in quanto ha un valore”.

 

Slegando il valore da qualsiasi zavorra economica o materialista, il rispetto, visto in chiave valoriale, diventa il risultato del buon esempio, dell’indicazione di un percorso di vita, della cooperazione per rimanere fedeli a se stessi e della responsabilità come parte di una dialettica dei ruoli.

 

Dunque il rispetto non si pretende si conquista e si lavora insieme per raggiungerlo. Esso è un bene comune all’intera famiglia rispetto al quale non dovrebbero esistere individualismi.

 

Un figlio rispettoso saprà riconoscere i propri fari nella vita, sarà ricco di valori, riuscirà a discernere il bene dal male riconoscendoli, differentemente, nelle persone, avrà capacità di autocontrollo e di autocorrezione.



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