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Privacy bambini sui social: i rischi dello sharenting

Il fenomeno sempre più crescente dello sharenting viola la privacy dei bambini perché viene negato loro ogni possibile tutela digitale

di Maria Corbisiero

25 Luglio 2023

Privacy bambini sui social: i rischi dello sharenting

Il compito di ogni genitore è quello di proteggere e tutelare i propri figli, sia nella vita reale che in quella virtuale. Purtroppo il fenomeno della sharenting sta pian piano distruggendo questo “scudo protettivo”, soprattutto quando si parla di tutela digitale. Difatti la privacy dei bambini viene a mancare quando si condividono sui social network foto o registrazioni video dei più piccoli, un importante dettaglio che molti genitori tendono ad ignorare. Ecco perché diventa importante conoscere i rischi di questa pratica sempre più fuori controllo.

Privacy bambini sui social: la storia di Ella

Questa è la storia di Ella, una bimba tedesca di 9 anni che vive insieme alla sua mamma e al suo papà. Come ogni amorevole genitore moderno, anche i suoi sono soliti mostrare la loro bambina al mondo con grande orgoglio pubblicando sui social qualche suo scatto o video.

 

Non si parla di una massiva esposizione web, la mamma e il papà di Ella non sono degli influencer, non “vivono” di e sui social network. Sono dei “comuni” genitori e, come spesso accade nelle famiglie, postano di tanto in tanto qualche contenuto multimediale (foto, video, ecc.) dei loro figli. Ciò avviene anche perché i genitori di Ella ignorano del tutto i rischi dello sharenting, come molti altri del resto.

 

Sarà la loro bambina, trasformata in una donna dall’intelligenza artificiale, a spiegare loro i pericoli della rete, come passare da una semplice foto postata in rete alla violazione della privacy, a possibili ripercussioni sociali e, nella peggiore delle ipotesi, all’adescamento o all’uso improprio dell’immagine.

Cos’è lo sharenting

Sharenting è una parola composta creata negli USA nel secondo millennio, formata dall’unione delle parole share (condividere) e parenting (genitorialità). Tale termine è utilizzato a livello internazionale per descrivere uno dei fenomeni odierni più diffusi: genitori che condividono in rete contenuti digitali (foto, video, ecc.) dei propri figli.

 

Tutto nasce con l’avvento (o sarebbe meglio dire sopravvento) dei social, veri e propri diari digitali che hanno sostituito quasi del tutto quelli cartacei o gli album di famiglia. L’intima quotidianità di un tempo è così divenuta pubblica, ciò che prima veniva condiviso in famiglia ora diventa parte integrante della rete, ben visibile a tutti.

 

L’orgoglio genitoriale, la voglia di mostrare a tutti la propria felicità nonché la necessità di confrontarsi con persone che stanno vivendo le medesime sensazioni ha alimentato ancor più lo sharenting. Come detto in precedenza, tale pratica è soggetta a dei rischi, pericoli che i genitori devono assolutamente conoscere per un uso sicuro e consapevole dei social.

Privacy bambini sui social: campagna Share with care

Torniamo ora ad Ella! La piccola è in realtà la protagonista di una campagna denominata “Share with care”, ossia condividere con cura, condividere immagini social dei propri figli con attenzione e consapevolezza al fine di tutelare e proteggere i bambini.

 

Lanciata il 3 Luglio 2023 dalla compagnia telefonica Deutsche Telekom, la stessa mira alla consapevolezza sui pericoli dovuti alla condivisione sui social di foto e video che ritraggono dei minori.

“So che per voi queste foto sono solo ricordi – spiega Ella ai genitori – ma per altri sono dati e per me forse l’inizio di un futuro orribile”.

I rischi dello sharenting

La giovane inizia ad elencare i vari utilizzi che perfetti estranei possono fare dei suoi dati estrapolati da una foto o un video:

  • Furto di identità: chiunque può scaricare le foto postate in rete ed utilizzarle a proprio piacimento, finanche commettere degli illeciti (frodi, furti digitali, ecc.) mettendo così a rischio la persona violata;
  • Clonazione della voce: la voce presente in un video può essere clonata ed utilizzata per estorcere denaro ai parenti della stessa;
  • Creazione di meme: come per il furto di identità, diventa facile appropriarsi di un’immagine che circola in rete e trasformarla in un così detto meme (foto umoristica). Tuttavia bisogna considerare che l’odierna azione buffa di un figlio piccolo (una smorfia, uno scherzo, ecc.) potrebbe diventare motivo di scherno e atti di bullismo nei confronti di quello stesso bambino divenuto ormai adolescente;    
  • Uso di immagini su siti per adulti: l’orrore di scoprire che il ricordo di una felice vacanza estiva o di un bagnetto possa essere usato per soddisfare le intime fantasie di un adulto.

“Ciò che condividi online è come un’impronta digitale che mi perseguiterà per il resto della mia vita – afferma Ella con voce tremante – Vi dico ciò perché so che mi amate e che non fareste mai niente per farmi del male. Quindi per favore mamma, per favore papà, proteggete la mia privacy digitale”.

I bambini vanno tutelati, non esposti, nella vita reale come in quella virtuale. Impariamo a proteggere la privacy dei bambini ma soprattutto prendiamo coscienza del fatto che la rete può essere una grandissima risorsa, purché la si usi nel modo corretto e con consapevolezza.



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