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Giulia Cecchettin: come è stata uccisa e come è stato ritrovato il cadavere  

Come è morta, come è stato occultato il suo cadavere e perché è stata uccisa Giulia Cecchettin: femminicidio ma anche cultura della libertà.

di Federica Federico

20 Novembre 2023

Fiaccolata a Vigonovo per Giulia Cecchettin

Il corpo senza vita di Giulia Cecchettin è “tornato a casa” grazie al fiuto di Jageer, un flat coated retriever, in forza all’unità cinofila della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia. L’odore di morte è stato fiutato dal cane in quel bosco selvaggio dove un’altro uomo ha scritto col sangue l’ennesima parola fine sulla vita della 83esima vittima di femminicidio dell’anno 2023.

 

Giulia Cecchettin uccisa a coltellate e portata in spalla giù per un dirupo profondo 50 metri: quando finirà questa narrazione degli amori malati?

Il 2023 è un anno non ancora finito eppure Giulia, studentessa 22enne a un passo dalla laurea, è l’83esima donna uccisa da un amante killer, fidanzato, marito o compagno. Quella contro le donne resta una violenza che ancora siamo costretti a raccontare come l’epilogo di cronaca di una cultura maschio-centrica tanto antica quanto ridondante e radicata. 

 

Il conduttore volontario camminava insieme al suo Jagger quando il cane ha avvertito la presenza del corpo di Giulia; da lì è scattato l’allarme via radio e senza avvicinarsi alle povere spoglie della ragazza per mantenere una distanza di cautela utile a non inquinare la scena del crimine.

 

Certo è che tutti avremmo voluto un finale diverso, eppure ci ritroviamo come Jagger e il suo padrone a fiutare ancora odore di sangue, a vedere ancora la miseria e il dolore umano prendere forma in una morte violenta, prematura, feroce e inaccettabile.

 

Come è stata uccisa Giulia Cecchettin 

Nel luogo del ritrovamento, nell’area del lago artificiale di Barcis in Friuli, nel cuore della Valcellina, le tracce di sangue erano ovunque, lo stesso sangue che aveva macchiato le mani di Filippo e fatto scivolare via la vita di Giulia Cecchettin.

 

Immaginatele quelle mani:

  • sono di un assassino eppure restano le stesse che avevano accarezzato Giulia chi sa quante volte, forse anche dopo averla uccisa;
  • le stesse mani con cui Filippo ha insanguinato le banconote mangiate dal distributore della pompa di benzina in cui ha rifornito la sua auto mentre era in fuga;
  • le medesime mani che hanno caricato il corpo della ragazza nel portabagagli, che hanno condotto il volante in un viaggio di oltre 100 chilometri;
  • sempre loro, quelle mani assassine, hanno scaricato il cadavere di Giulia tra gli alberi dopo averlo portato a spalla giù per il dirupo.

Insomma Filippo ha dipinto un quadro del crimine disegnando la morte della “Nostra Giulia” goccia a goccia in mezzo a una natura incontaminata. Quando è stata lasciata tra quelle pietre, quando è stata coperta alla meglio con qualche sacco nero, quando il suo assassino se ne è liberato, Giulia era già morta, uccisa a coltellate.

 

La scomparsa e l’arco temporale del crimine

Giulia e Filippo erano scomparsi sabato 11 novembre, quella sera avrebbero dovuto cenare insieme. Erano già ex ma, a quanto pare, Giulia restava accogliente disponibile e lui la voleva, probabilmente la voleva e basta, la voleva a tutti i costi e la sentiva “sua” come un’appartenenza… ma Giulia era della vita e adesso, privata dell’esistenza, non è altro che “Nostra” perché diventa collettiva la responsabilità di fermare tutta questa violenza

 

Sarà l’autopsia a stabilire quale delle coltellate inferte da Filippo sul corpo di Giulia Cecchettin è stata fatale a chiarire nel dettaglio clinico le cause del decesso e l’arco temporale del crimine. Erano risultate già allarmanti le immagini delle telecamere della zona industriale di Fossò che cristallizzano i momenti della sera di sabato 11 novembre: 

si vedono Filippo e Giulia mentre litigano animatamente nell’auto, si agitano e lui sembra colpirla al viso. Quando lei scende dalla vettura e prova a scappare, lui la insegue, l’aggancia attraverso il cappuccio del giaccone e la colpisce violentemente. Ha qualcosa in mano, forse con un coltello. Giulia cade. È qui che inizia la storia scritta dalle tracce di sangue del corpo morto di un’altra donna amata troppo male.  

 

Il cadavere di Giulia Cecchettin è stato portato a spalla lungo la scarpata

Filippo non ha lanciato il cadavere della “Nostra Giulia” nella scarpata, ma lo ha sostenuto, letteralmente portato in braccio, giù lungo il dirupo e lo ha deposto, a suo modo, in prossimità una grande roccia coprendolo con dei sacchi neri. Un commiato condotto come se avesse una bara bianca in spalla, e, nonostante quasi una settimana nel bosco, quel corpo ha atteso le lacrime del mondo rimanendo immutato, freddo, solo e integro.

 
Foto Lucrezia Granzetti/LaPresse 16 novembre 2023 Vigonovo, Venezia cronaca La sorella di Giulia Cecchettin appende un fiocco in ricordo della sorella scomparsa.
La sorella di Giulia Cecchettin appende un fiocco in ricordo della sorella scomparsa – Foto @LaPresse con licenza d’uso

E se fosse giunto il tempo di smetterla di parlare solo di Femminicidio?

Il femminicidio è l’ultima goccia di sangue di Giulia, della “Nostra Giulia” come di tutte le altre vittime di amori criminali. Volendo esemplificare la narrazione di 85 tragedie nel solo 2023 potremmo definirlo la punta dell’iceberg, ma prima dell’atto criminale cosa c’è? L’ossessione, il controllo, il predominio, una cultura ancora tacitamente e sottesamene maschio-centrica in cui lui protegge e lei ha bisogno di protezione; lui limita con la giustificazione della cautela, perché lei deve avere paura di uscire da sola di notte; lui gestisce, impera, controlla perchè da quando mondo e mondo la famiglia la sostiene il maschio e così è scontato che paghi il conto al ristorante e detenga le chiavi del regno a casa. Tutto questo è quello di cui dobbiamo parlare prima che di femminicidio.

Solo una rinnovata cultura del rispetto e della parità può fermare la scia di sangue.

 

Le nostre figlie e i nostri figli (esattamente allo stesso modo e indipendentemente dal genere) sono abituati a fermare l’attenzione sul quadro di sangue nel bosco, sul cadavere di Giulia, sulla ferocia di Filippo, tuttavia perché questo smetta di accadere è indispensabile una narrazione della libertà come prima e indiscutibile ispirazione dell’amore.

 

Vi invito a osservare il motivo scatenate dell’omicidio di Giulia: a quanto pare Filippo mal tollerava il fatto che Giulia, la donna della relazione, fosse arrivata alla laurea, un traguardo che lui non aveva centrato per primo, così, rancoroso e desideroso di un primato sulla sua femmina, in qualche modo, forse, ha provato a fermarla. Di fatto ci è riuscito con l’esito peggiore: la brutalità.

 

La domanda, a questo punto, deve essere più profonda: come genitori mettiamo i nostri figli in condizione di distinguere le distorsioni affettive dalle attenzioni? La narrativa dell’amore è distorta ed espone al rischio di diventare vittime? La risposta a quest’a’ultima domanda è tristemente positiva: la narrazione comune dell’amore è ancora una trappola per donne!

 

Cosa possiamo fare come mamme e come papà

Educate le vostre figlie a preferire la libertà, i vostri figli, invece, a lasciare libere le donne; la vera partita si gioca sul campo della autonomia che non vuol dire non stare insieme ma, diversamente e più profondamente, significa essere coppia, un’entità costituita di due elementi autonomi, singolari e dotati di proprie ali e propri spazi nei cieli.

Volate donne e fate rumore prima che a farne tanto, doloroso e assordante, siano le vostre urla e le lacrime delle vostre mamme, dei vostri papà, delle sorelle e dei fratelli, di chi vi ha rispettato veramente.



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