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Il caso Geolier spiegato agli adolescenti

di Federica Federico

17 Febbraio 2024

Il caso Geolier spiegato agli adolescenti

Il caso Geolier merita di essere discusso in casa con gli adolescenti e i pre-adolescenti perché dalla reazione all’esibizione del rapper napoletano è certamente emerso un nodo socio-culturale non ancora completamente sciolto.

 

Chi è Geolier

Emanuele Palumbo, classe 2000, cresciuto a Secondigliano, area settentrionale di Napoli, è noto al grande pubblico col nome d’arte di Geolier. Ma chi è Geolier, alias Emanuele, come lo chiamano tutti nelle vie strette e calde e della sua Secondigliano?

 

Partiamo dal suo pseudonimo: Geolier, proviene dal francese e si traduce in carceriere o secondino.

Come evocazione del carcere di Secondigliano, la struttura penitenziaria più grande della regione Campania, gli abitanti della città vengono chiamati secondini, da qui Geolier. Emanuele sembra aver scelto un nome dal suono musicale, vellutato e armonioso capace di mascherare la vita pulsante, stridente e dura di una terra che ancora oggi cerca il suo riscatto.

@sanremorai Finale 🎤 #Geolier con #IPMeTuPTe a #Sanremo2024 #davedere ♬ suono originale – SanremoRai
 

Che cosa è successo durante il Festival di Sanremo e perché si è aperto un “caso Geolier”

Geolier vince la serata delle cover, mercoledì 7 Febbraio. Portando sul palco Guè, Luchè e Gigi D’Alessio con un “Medley Strade” graffiato dalla lingua napoletana e dal suo sound conquista la testa della classifica, si piazza sopra Angelina Mango e trionfa grazie al decisivo 60% del voto popolare. La classifica, infatti, si determinava sulla base di tre fattori: voto del pubblico, delle radio e della sala stampa.

 

Come forma di protesta contro il risultato, la sala stampa rumoreggia e l’Ariston fischia con un disprezzo che letteralmente volta le spalle al rapper. Di fatto durante “l’esibizione della vittoria” una grande fetta della platea lascia la sala mentre la musica sovrasta l’odio.

 

Significativo il gesto di Guè, l’artista attira l’attenzione di Geolire (24 anni tra pochi giorni) sul suo sguardo: mentre già cantano, con l’indice e il medio della mano sinistra sollecita l’amico e collega a guardare lui piuttosto che la sala “in rivolta”. E qui, di nuovo, la musica vince ogni rumore e scavalca ogni dolore. 

 

Le accuse dopo la vittoria di Geolier

In sala stampa volano parole grosse, sui social la situazione diventa anche peggiore: “Togliete il voto alla Campania”, “Togliete i telefonini ai napoletani” fino alla conferenza stampa quando un verbo come rubare torna ad essere associato al sud affamato di riscatto.

 

Si mette in discussione la lingua napoletana come se le mancasse in questa nostra Italia un legittimo destino di cittadinanza e contemporaneamente si accusa la Campania di campanilismo disconoscendone l’antica, profonda e storica dignità artistica di una regione che conserva, manifesta e partorisce arte da sempre. 

 

La prima canzone in lingua napoletana è databile 1850 ed è un capolavoro rivisitato da moltissimi artisti, cantato e suonato sui palcoscenici di tutto il mondo, eternamente vibrante: “T’voglio bene assai”. Laddove in lingua napoletana il Ti amo non esiste, questo sentimento è espresso nella assolutizzazione del bene ed è, appunto, manifestato con il musicale “T’voglio bene assai”.

 

Perché dobbiamo discutere il caso Geolier con le nuove generazioni, adolescenti e preadolescenti?

È nostro compito di educatori quello di permettere ai giovani di amare il nostro Paese, ed è nel senso identitario che questo sentimento si stratifica, si costruisce e ci accresce. 

 

Se siamo stati un paese anti-meridionalista è colpa di una narrazione  storica falsa, se non addirittura violenta, nata per alimentare una diseguaglianza socio-economica che va vendicata.

Tra il pubblico, chi ha voltato le spalle a Geolier nella serata della sua vittoria porta con sé preconcetti, paure, astio e li alimenta; tra i giornalisti, invece, chi non ha contenuto il proprio dissenso, anche confondendolo dialetticamente, lascia che quegli stessi preconcetti, quelle paure e quell’astio popolare abbiano una pericolosa cassa di risonanza.

 

L’Italia è una soltanto! Ditelo ai giovani figli di questo Paese e raccontate loro che i dialetti sono fili della tela della storia, la nostra storia culturale ne è completamente pervasa. Senza considerare che da regolamento del Festival di Sanremo “parole o locuzioni in lingua dialettale sono ammesse in quanto espressione di cultura popolare”.

 

Dialetto e precedenti storici a Sanremo

Del resto sul palco dell’Ariston il dialetto era stato già stato portato dai Tazenda nel 1991 con “Spunta la luna dal monte”,  come nel 1999 da Nino D’Angelo con “Senza giacca e cravatta”. Ogni volta che le sfumature linguistiche e culturali dello Stivale vengono mortificate tutti noi insieme perdiamo l’occasione di diventare un Paese migliore.

E intanto Emanuele ringrazia e continua a cantare: il caso Giolier si infrange contro l’educazione e la saggezza di un piccolo grande uomo del Sud

Il campanilismo, con cui i delatori del rapper hanno tentato di giustificare il disprezzo manifestato, è smentito dalle statistiche di ascolto che collocano la fanbase di Geolier anche fuori dal confine napoletano. 

 

Le statistiche messe a disposizione da Spotify parlano chiaro: Milano è la città da cui Geolier raccoglie il maggiore consenso con oltre 1,5 milioni di stream mensili, segue Roma con 857mila ascolti, mentre Napoli deve accontentarsi del terzo posto in classifica con 409mila stream mensili.

 

Togliete quest’odio perchè la musica non è odio”, questa una delle dichiarazioni del rapper napoletano che ha mantenuto dignità e compostezza sempre, anche quando è stato pubblicamente raggiunto da quella “velata accusa di aver rubato la sua vittoria” a cui abbiamo già fatto riferimento in questo articolo.

 

Insegnate ai vostri figli che le parole hanno un volto, sono espressione di evocazioni, sentimenti e una volta verbalizzate liberano delle intenzioni. A margine di una parola rivolta a qualcuno c’è la costruzione logica, storica e narrativa che quella parola porta con sé e rubare è un verbo dalla narrativa ingombrante.

 

Per dovere di cronaca, va riportato il video in cui la giornalista, voce e anima della domanda macchiata dal verbo “rubare”, chiarisce le sue ragioni.

Personalmente, però, nella interpretazione autentica che la stessa giornalista ha dato non ho letto note di scusa, piuttosto la sua mi è parsa una giustificazione agli accadimenti che, nelle intenzioni di questo articolo, ci riporta a quanto appena sostenuto: date ai giovane la possibilità di maneggiare le parole con cura. Permettetemi anche un’altro consiglio:

Come ha reagito Geolier alla domanda: “Non ti senti di avere rubato un po’ la vittoria di ieri […]?”

La reazione del rapper è stata, di nuovo, di una compostezza e di un’educazione esemplari a riprova che “Signori si nasce non si diventa”, come disse Totò (giusto per tornare ad attingere dall’Oro di Napoli). 

 

Dal caso Geolier all’esempio Geolier

Geolier è stato insignito del titolo di testimonial della città di Napoli, a conferirgli il riconoscimento il Sindaco partenopeo con una medaglia e una celebrazione pubblica, ma l’abbraccio più bello è quello della sua Secondigliano.

Ai nostri figli questo ragazzo insegna che i luoghi ci caratterizzano ma nulla può imprigionarci, anzi è nell’evolvere umano che si dà ai contesti in cui noi stessi cresciamo la possibilità uguale e contraria di migliorare insieme alle persone e per ri-condizionamento. In altre parole Geolier dimostra che i fiori sull’asfalto non solo possono crescere ma vogliono crescere e da lui emerge una Napoli migliore.

 

Il coraggio dei bambini è stato l’album più venduto del 2023 ed è valso a Geolier 5 dischi di platino, oggi quest’artista merita di conservare il suo coraggio e di nutrirlo. Educhiamo i bambini e i ragazzi ad ispirarsi a chi come Geolier ha la tenacia e la resilienza per scavalcare muri, oltrepassare pregiudizi e far sentire la propria voce sopra e oltre i fischi.



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