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Tempo con i figli: tuo figlio ha bisogno del tempo (che tu non hai)

Il tempo con i figli deve mettere il bambino al centro, dev'essere esteso quanto basta per coinvolgere: spegnete il cellulare, donate esclusività, inserite una componente di fisicità e scegliete attività a misura di bimbo.

di Federica Federico

16 Aprile 2024

Tempo con i figli -Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Le mamme a cui manca il tempo da trascorrere con i propri figli sono le più frustrate, portano nel cuore la sottile sofferenza di faticare nel conciliare i ruoli che la società e la modernità affidano loro.  Queste mamme hanno un’intima e dolorosa consapevolezza: la cura necessita di tempo, un tempo lento, prezioso, una trama d’affetti che procede piano piano. Il tempo con i figli è tempo di cura e spesso ne sentiamo la mancanza. 

 

Le donne di oggi sono madri, compagne e mogli, figlie, spesso con una responsabilità anche verso i genitori, ma devono essere pure lavoratrici produttive in un’epoca in cui la vita dignitosa ha un alto costo e i figli, a loro volta, hanno bisogni che si soddisfano a caro prezzo (sport, scuola d’inglese, vestiario, cure odontoiatriche, solo per fare pochi esempi di vita quotidiana).

 

Il tempo, a fronte dell’esigenza pressante di lavorare e produrre un guadagno sufficiente a vivere, è un problema della modernità che diventa persino un ostacolo al nutrimento delle relazioni di cura.

 

Disponibilità di tempo con i figli

Mamma giochi con me? 

Sospiriamo quando siamo costrette a rispondere:

No, non ho tempo. 

 

Qui vorrei sollecitare qualche riflessione sulla percezione del tempo e sulla comunicazione che costruiamo con i nostri figli rispetto all’organizzazione familiare.

Al mattino abbiamo bisogno del prescuola, la campanella suona tardi perché ci sia possibile raggiungere il posto di lavoro in tempo; al pomeriggio ci serve il doposcuola o ci appoggiamo ai nonni poiché il lavoro si prolunga ben oltre le ore scolastiche; a giugno è impossibile sopravvivere senza un campo estivo e ogni sera è la stessa storia: una volta rientrati a casa i bambini chiedono attenzioni (le domandano a noi mamme come ai papà) ma una casa non si porta avanti da sola e non si è mai vista una cena comparire magicamente in tavola. 

 

D’altra parte, questo tempo insufficiente e mancante ha una corrispondenza emotiva sui bambini: su di loro si imprime come un preteso adattamento ai ritmi degli adulti. Pertanto se io adulto non ho tempo, tu figlio-bambino devi adattarti a questo stato di fatto e accettare che prima di te e di noi ci sono molte altre priorità che vanno dal bucato da stendere alla preparazione del pranzo per l’indomani.

E i bambini, di fatto, si adattano, lo fanno mal volentieri e stentatamente, ma alla fine si adattano.

 
Tempo con i figli, come ritagliarsi del tempo con i bambini
Tempo con i figli, come ritagliarsi del tempo di qualità con i bambini.

Come ritagliare del tempo con i figli all’interno delle nostre giornate

La prima scelta positiva che possiamo compiere è quella di mettere in atto un’inversione di tendenza: invertire l’ordine delle priorità liberandosi dai pregiudizi scoiali e dalle abitudini etero-orientate. Per esempio non è detto che la casa debba sempre essere in ordine o che il grembiulino debba sempre essere stirato e inamidato. Il che non toglie valore alle responsabilità che un adulto ha.

 

Costruire risposte positive

Alla medesima domanda: “Mamma giochi con me?”, possiamo sperimentare risposte alternative capaci, però, di mettere il bambino in una posizione di centralità affettiva.

Mamma giochi con me? 

No, non ho tempo. 

 

A fronte di questo tipo di risposta, il messaggio che arriva al bambino lo colloca in una posizione non prioritaria nella vita della mamma, se non addirittura marginale: “Mamma non ha tempo per me”, questa la traduzione in sintesi nella mente del bimbo.

 

Mamma giochi con me? 

Va bene, ma mettiamo una sveglietta sull’orologio e quando suona cambiano gioco: tu vieni ad aiutare la mamma a preparare la cena, giochiamo al ristorante.

Una risposta di questo tipo, invece, restituisce al bambino una immagine di se stesso centrale nella vita del genitore. Senza considerare che lo inserisce, in modo leggero e a sua misura, in un percorso di cura familiare: insieme cuciniamo per tutti e cucinare è un’azione di cura.

Il bambino partecipa al gioco condiviso, prima quello scelto da lui stesso e poi quello scelto dalla mamma, sentendosi priorità per il genitore e protagonista di un tempo di costruzione del legame affettivo.

 

L’orologio della cura viaggia a una velocità diversa da quello del tempo

Rispetto alla velocità a cui viaggia il nostro quotidiano (scuola, lavoro, impegni professionali e domestici, vita da mamme, eccetera), l’orologio della cura va impostato a una velocità rallentata, questo equivale a dire che i momenti di cura meritano rispetto e profondità nella costruzione di un legame

 

I fondamenti del legame di cura su cui basare il tempo con i figli:

  • Accogliere e non falsificare le emozioni dei bambini e dei ragazzi;
  • Mostrare il bene e dimostrarlo col buon esempio ma non esigere e non sovraccaricare i figli di aspettative;
  • Osservare e rispettare i tempi di ciascun bambino e ragazzo senza chiedere sempre di più. La vita non è una corsa ad ostacoli;
  • Stare accanto ma senza mai sostituirsi;
  • Non proiettare se stessi, i propri desideri mancati e le proprie aspettative sui figli.
 

Come sfruttare il tempo con i figli fino in fondo

Anche i momenti di cura quotidiana possono essere trasformati in momenti di contatto e incontro: cucinare insieme, giocare mentre il bambino è nella vasca da bagno, parlarsi mentre ci si prepara per andare a scuola, darsi il buongiorno prima di darsi fretta al mattino sono approcci rispettosi del care, dell’avere cura.

 

Quanto tempo ci vuole per assolvere al dovere di cura verso un bambino?

Qualcuno risponde che servono almeno 15 minuti di cura esclusiva al giorno, personalmente dico che questa è una non domanda, una domanda vuota o inutilmente posta. Certamente è indispensabile dedicare al figlio un tempo esclusivo che va misurato in base alle esigenze del bambino o del ragazzo e alle specifiche situazioni, ma 15 minuti non sono abbastanza nemmeno per un abbraccio! 45-60 minuti, invece, possono essere il tempo utile a strutturare un’attività condivisa e identificare uno spazio di cui essere parte insieme. Tuttavia né 15 né 60 minuti servono se nel resto della giornata non si è costruita una più vasta e solida comunicazione, una relazione del fare insieme, un vivere in comunione.

 

Il bambino in comunione con la famiglia è un bambino: in ascolto, ricettivo, dialogante, che si sente accolto e, a sua volta, è accogliente, fiducioso.

 

Come mettere il bimbo al centro nel tempo che gli dedichiamo:

  • nel tempo trascorso col bambino il genitore deve spegnere il cellulare;
  • il bambino parla un linguaggio largamente non verbale, fatto di sguardi e gesti e l’adulto deve imparare ad aderirvi con una comunicazione semplice e anche fisica;
  • le attività proposte al bambino devono essere alla sua portata e non devono annoiarlo, men che meno farlo sentire incapace o frustrato;
  • Il tempo condiviso con i figli deve essere esteso quanto basta per portare avanti un’attività e perché il bimbo possa sentirsene parte e deve essere un tempo esclusivo.
 
@montessorianamente.mamma Mamma giochi con me? Non ho tempo! Quanto tempo ci vuole perché il bambino si senta curato, oggetto di cura #tempo #averetempo #prendersicura #educazionerispettosa #educareconcura #educareconamore ♬ suono originale – Federica Federico


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