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Togliere il ciuccio al bambino

di Mamma Michela

21 Giugno 2012

Il ciuccio, come comunemente insegna l’esperienza, è la cura di tutti i momenti “no” del bambino, è l’oggetto che lo fa calmare, che gli dà sicurezza e che lo aiuta ad addormentarsi.

Chiariamo però una cosa fondamentale: il ciuccio non è solo un oggetto e neanche un vizio, poiché esso ha una valenza emozionale molto importante per il bambino. E da questo profondo aspetto emozionale dipende il fatto che l’allontanamento del bambino dal ciuccio non è quasi un passo facile o automatico.

Il ciuccio richiama la forma del capezzolo materno e si succhia come si fa col seno di mamma, esso cioè consente di esercitare la suzione, ovvero l’azione del succhiare. Per questo è un prezioso aiuto psicologico nei momenti difficili come quando la mamma è assente; di fatto, permette al piccolo di consolarsi da solo, scaricando la tensione.

Con il ciuccio il bambino pratica la suzione, cioè il riflesso più naturale di un neonato, che è già presente anche nel grembo della mamma: infatti, come a molte mamme sarà capitato facendo l’ecografia, è possibile vedere il feto che succhia con passione il pollice della sua manina.

Inoltre questo riflesso naturale si può ammirare sfiorando la zona periorale (cioè la zona intorno alla bocca) con un dito: il neonato, tenderà a ruotare la testa, cercando il dito per succhiarlo.

Posto che il bambino vive un rapporto di intimità col ciuccio, toglierlo significa emanciparsi non solo dall’oggetto in sé ma anche da ciò che esso rappresenta.

Non c’è da stupirsi se, togliendo il ciuccio al bambino, così come il pannolino, il bambino assuma dei comportamenti anomali, piange di più e si lagna: è bene che i genitori sappiano che il bambino potrebbe andare incontro a vari comportamenti regressi, dai pianti più frequenti sino a fare la pipì a letto, dal cercare sempre l’aiuto della mamma sino al dire di non essere capace di mangiare da solo. Niente paura, sono tutte reazioni che il bambino adotta come “forme di difesa”, per attirare l’attenzione e dimostrare che è ancora piccolo ed ha bisogno del ciuccio.

Ma qual è l’età giusta per togliere il ciuccio?

Di solito intorno ai 3 anni il bambino acquista sicurezza e un grande passo per arricchirla ulteriormente è proprio l’abbandono del ciuccio. L’addio al ciuccio rappresenta una scelta che il bambino avverte come importante, definitiva, una decisione che lo accompagnerà tutta la vita.

Nel momento in cui viene presa la decisione di togliere il ciuccio al bambino è fondamentale che i genitori siano coerenti e restino fermi sulla scelta compiuta, altrimenti potrebbero creare confusione nel piccolo.

E nel caso in cui si manifestino episodi di forte stress è consigliabile rivolgersi al medico, per valutare insieme la situazione.

Mai usare frasi del tipo “Vedi (indicando un amichetto) lui è bravo e grande e non ha il ciuccio come te!” perché non fareste altro che umiliare il bambino, screditando le sue capacità.

Come possiamo aiutare il bambino a togliere il ciuccio?

Usando l’immaginazione, affascinando i bambini.

Ad esempio, io conosco una mamma che ha raccontato a sua figlia che di notte arrivava una dolce fatina a prendere il suo ciuccio per portarlo in un’isola magica: insieme hanno costruito una scatola di cartone tutta colorata ed hanno scritto una lettera con delle splendide decorazioni. Poi hanno messo il ciuccio all’interno della scatola e lo hanno posto accanto alla finestra della camera della piccola… così la fatina poteva passare a prenderlo.

Il mattino dopo, come per magia, la scatola e il bigliettino non c’erano più, la fatina li aveva portati sull’isola dove i folletti costruiscono i ciucci, e aveva lasciato un bigliettino di ringraziamento e un bel regalo per la piccola.

Questa potrebbe essere un’idea, ma voi potete personalizzare la storia come meglio credete, aggiungendo i personaggi che i vostri bambini adorano…. e se non basta? Date uno sguardo al video di seguito gentilmente offerto dalla Henkel. E’ divertente ed istruttivo al tempo stesso. Buona visione!

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