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Boel test: l’udito del bambino

di Mamma Daniela

22 Giugno 2010


Tra il settimo e il decimo mese il pediatra effettua sul bambino un semplice test chiamato BOEL, nome derivato dalle iniziali di una frase in lingua svedese: Blicken Orienterer Efter Ljud (orientamento dello sguardo dopo stimolo sonoro).

E’ una prova per la valutazione dell’udito, basata sulle risposte del bambino a diversi stimoli sonori, così da fornire informazioni non solo sulle sue capacità uditive, ma anche motorie.
L’attrezzatura utilizzata è molto semplice, 4 fonti sonore e 2 stimoli visivi:

  • un bastoncino rosso (gripper) e due anelli ruotanti concentrici (spinner) , per attirare l’attenzione visiva;
  • due coppie di campanellini d’argento (balls e bells) che emettono suoni.

Come funziona?

Il bambino siede sulle ginocchia della madre, viene distratto da uno stimolo visivo (il bastoncino rosso), che viene mosso in senso orizzontale e verticale. Mentre l’attenzione del piccolo è attratta dal bastoncino, il pediatra alza la mano a circa 20 cm dietro l’orecchio del bambino, in modo che questo non possa vederla, prima a destra e poi a sinistra, e produce dei suoni con il campanellino. Se il bambino volge lo sguardo verso la fonte del rumore, probabilmente ci sente bene.

Perché probabilmente?

Teniamo conto del fatto che il Boel test è poco significativo da solo, in quanto una precisa valutazione della soglia uditiva richiede una serie di considerazioni ulteriori. Per capire se il bimbo percepisce bene i suoni è fondamentale monitorare il suo comportamento quotidiano, a fare ciò saranno gli stessi genitori che a casa osserveranno le reazioni del loro piccolo ai rumori, e di controllo in controllo riferiranno ogni considerazione al pediatra .

Il Boel test contribuisce comunque a individuare eventuali difetti (quando per esempio il bambino non sembra girarsi al suono di uno dei campanellini) e a dare informazioni sullo sviluppo psicomotorio globale del piccolo (posizione seduta, capacità di movimento, prensione, esplorazione, linguaggio e così via).

Ma non c’è motivo di preoccuparsi, alcune volte infatti capita che i bambini non si girino verso la fonte del rumore; potrebbe non significare nulla ed essere un falso positivo. Questo perchè spesso, i bambini davanti a un suono, ignorano l’impulso per analizzare altri oggetti che in quel momento ritengono più interessanti.

D’altra parte se il bambino non risponde allo stimolo sonoro, il test viene ripetuto dopo una settimana (la causa potrebbe essere anche un’otite ricorrente), ma se risulta ancora anormale, occorre eseguire una valutazione audiologica più approfondita.

Ho due bimbi che hanno fatto il Boel,ma, mentre il primo bambino si girava immediatamente verso la fonte del rumore,così non è stato per il secondo,che ignorava totalmente il suono,tanto da farci pensare che avesse dei problemi di udito. Fu la pediatra stessa a tranquillizzarci, il bambino era solo disinteressato ai campanellini,e più interessato a ciò che lo circondava in quel momento, e che aveva catturato la sua attenzione.

Devo ammettere che negli anni ha mantenuto questo suo atteggiamento, che io definisco “da gnorri” (se una cosa gli interessa, ci fa caso, se non la ritiene importante, la ignora completamente) ,ma è solo una parte del suo carattere,di certo non è sordo,solo furbo. Il mio consiglio da mamma è di non lasciarsi prendere dall’apprensione,e se c’è qualche dubbio di affrontarlo con la massima serenità; ho potuto infatti constatare che il boel test non è un esame assoluto,perché basta un semplice raffreddore che magari ha provocato un accumulo di muco all’interno dell’orecchio, oppure perché il bambino si distrae facilmente, a renderlo inaffidabile. Esistono sicuramente strumenti diagnostici più affidabili e sicuri (ma anche più costosi)per determinare con certezza una sordità,e in quel caso non credo che un genitore aspetterebbe i 7-8 mesi per farli!

In generale per ora il BOEL sembra ancora il mezzo più adatto per lo screening di ogni tipo di diminuzione dell’udito.



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