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Pianto del neonato: il cervello delle mamme risponde così

di Maria Corbisiero

26 Ottobre 2017

Quando si parla di istinto materno si fa riferimento a quell’innato impulso di amore ma soprattutto di protezione che ogni donna, una volta divenuta mamma, prova nei confronti del proprio bambino.

Quando si è alla prima esperienza con la maternità poi, il tutto viene maggiormente amplificato dall’ansia e dalla paura di non poter comprendere appieno le esigenze di quel piccolo essere che dipende completamente da loro.

 

Diventa quindi facile ipotizzare che il solo udire il pianto del neonato faccia letteralmente “scattare” una neo mamma che, mossa dal proprio istinto, cerca di interpretare nel migliore dei modi quella manifestata insofferenza.

Ma è giusto parlare di istinto?

Pianto del neonato: il cervello delle mamme risponde così.

Pianto del neonato: il cervello delle mamme risponde così

Stando ad una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica statunitense PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), il cervello delle mamme ha una stessa ed uguale reazione al pianto del neonato, a prescindere dal luogo di provenienza.

 

Lo studio, basato su un’esplorazione interdisciplinare che vede unite la neuroscienza, la psicologia culturale dello sviluppo e la biologia evoluzionistica, ha visto coinvolte 684 neo mamme, tutte alla loro prima esperienza genitoriale, provenienti dall’Argentina, dal Belgio, dal Brasile, dal Camerun, dalla Francia, da Israele, dall’Italia, dal Giappone, dal Kenya, dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti.

 

Lo scopo ultimo di questa ricerca, guidata dagli esperti dello NIH Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (NICHD), e alla quale hanno collaborato gli italiani Paola Venuti (Università di Trento) e Gianluca Esposito (istituto Riken in Giappone), era di valutare dal punto di vista scientifico la reazione delle donne al pianto del neonato perché si ritiene possa esser utile all’identificazione e la cura di comportamenti problematici.

 

Tutte le donne che hanno partecipato allo studio, mamme di bambini di 5 mesi, sono state a lungo osservate mentre interagivano con i loro figli.

Allo stesso tempo, il loro cervello è stato monitorato attraverso una risonanza magnetica funzionale (RMF o fMRI), tecnica che permette di valutare la funzionalità di un organo o apparato.

L’osservazione ha permesso al team medico di verificare che tutte le mamme, indipendentemente dal loro paese di provenienza, avevano la stessa reazione al pianto del neonato.

Considerando come probabili soluzioni alle urla del piccolo la possibilità di distrarlo, nutrirlo, cambiargli il pannolino, prenderlo in braccio, o parlargli, tutte le mamme, nessuna esclusa, hanno istintivamente scelto le ultime due.

Tali comportamenti sono poi stati confermati dalla RMF che, al pianto del neonato, ha registrato un’attivazione delle regioni cerebrali associate all’area motoria supplementare e a quelle coinvolte nella produzioni del discorso.

 

In altre parole, al pianto del neonato il cervello delle mamme si “accende” automaticamente nelle aree che controllano i movimenti ed il linguaggio spingendo così il genitore a prendere in braccio il bambino oppure a parlargli.

<<Nel complesso – si legge nella ricerca – i risultati suggeriscono che le risposte delle madri alle grida infantili sono durevoli e generalizzabili in tutte le culture>>.

Insomma, le mamme sono tutte uguali, soprattutto quando si tratta di avere una reazione al pianto del neonato fino ad oggi considerata istintiva ma che, secondo questa ricerca, non è altro che un “comando” impartito dal loro cervello.

 

Fonte: PNAS NICHD

 

 

 

 

 

Fonte immagine di copertina Ingimage con licenza d’uso ID: ISS_2637_02283

 



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