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Omicidio di Lucia e Leo: condannata la babysitter

di Maria Corbisiero

17 Maggio 2018

Si è concluso in questi giorni il processo per l’omicidio di Lucia e Leo Krim, i due fratellini di 6 e 2 anni brutalmente assassinati dalla loro babysitter.

La donna, che all’epoca dei fatti aveva 50 anni, è stata ritenuta colpevole di omicidio di primo e secondo grado e condannata al carcere a vita.

 

Omicidio di Lucia e Leo: condannata la babysitter.

Omicidio di Lucia e Leo: condannata la babysitter

I coniugi Krim, la 41enne Marina ed il 42enne Kevin, attendevano da ben 5 anni la sentenza del giudice Gregory Carro, una sentenza che di certo non potrà mai restituirgli i loro bambini ma forse ridarà loro un po’ di serenità, consapevoli del fatto che i loro piccoli hanno ottenuto giustizia.

Dopo esser stata riconosciuta lo scorso 18 Aprile colpevole dell’ omicidio di Lucia e Leo (omicidio di primo e secondo grado) dalla giuria, Yoselyn Ortega, una donna di 55 anni originaria della Repubblica Dominicana che i Krim avevano assunto come babysitter, è stata infatti condannata all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata.

 

Lo stesso giudice Carro non ha avuto buone parole per lei, al contrario, prendendo spunto dalle dichiarazioni di uno dei testimoni, l’ha definita “puro male” ribadendo che il suo gesto fosse da attribuire ad una premeditazione e non al raptus di follia di un malato.

“L’imputata ha deciso di distruggere ciò che io e Kevin abbiamo creato e costruito: una famiglia ispirata, felice e prospera. Ma ha fallito, quello che è successo è che l’imputata ha distrutto la sua stessa famiglia, ha distrutto il loro orgoglio e ha distrutto ogni loro senso di pace. L’imputata potrebbe pensare che abbia distrutto Lulu e Leo. Ma anche in questo ha fallito. Lulu e Leo sono forze potenti. Sono due stelle ora, che ci guideranno sempre avanti”.

Sono le parole pronunciate da Marina Krim prima della sentenza, prima che si mettesse fine al processo sull’ omicidio di Lucia e Leo, i suoi due bambini brutalmente assassinati.

“Sono molto dispiaciuta per tutto quello che è successo, ma spero che nessuno passi quello che ho passato io. Anche se molte persone mi augurano il peggio, la mia vita è nelle mani di Dio”.

Sono state invece le parole della signora Ortega, l’unico momento di tutto il processo per l’ omicidio di Lucia e Leo, durato 6 settimane, durante il quale ha mostrato reali segni di pentimento per quanto commesso.

 

Omicidio di Lucia e Leo Krim: i fatti.

Omicidio di Lucia e Leo: condannata la babysitter

La tragica morte di Lucia, da tutti chiamata Lulu, e del piccolo Leo, rispettivamente di 6 e 2 anni, risale al 25 ottobre del 2012.

 

Quel giorno i bambini erano rimasti a casa con la babysitter Yoselyn Ortega mentre la loro mamma aveva portato la loro sorellina Nessie di 3 anni ad un corso di nuoto che si teneva in una struttura poco distante dal loro appartamento di Manhattan, New York.

Erano da poco trascorse le 17:30 quando la signora Krim rientrò in casa trovandosi dinnanzi una scena scioccante: entrambi i figli si trovavano nella vasca, vestiti, ricoperti completamente di sangue. Respiravano ancora ma furono dichiarati morti durante il tragitto in ospedale.

La babysitter, seduta sul pavimento del bagno con ancora il coltello da cucina tra le mani, tentò invece di tagliarsi la gola quando vide rientrare la signora Krim.

 

Nel corso delle indagini sull’ omicidio di Lucia e Leo emerse che alcune delle oltre 30 coltellate riscontrate sul cadavere di Lulu erano da difesa, a dimostrazione del fatto che aveva cercato di difendersi. Furono invece 5 le ferite che uccisero il più piccolo dei due fratellini, forse colto nel sonno.

 

Sopravvissuta nonostante le ferite autoinflitte, la Ortega fu in seguito dichiarata mentalmente competente da 2 psichiatri dello Stato di New York e processata per l’ omicidio di Lucia e Leo.

 

Secondo il pubblico ministero, la babysitter si sarebbe macchiata di un simile crimine perché disprezzava la signora Krim. La premeditazione sarebbe inoltre stata avallata dal fatto che i molti gesti compiuti dalla donna nei giorni precedenti l’ omicidio di Lucia e Leo lasciassero intuire che la stessa non era intenzionata a fare ritorno a casa quel giorno.

Fra questi l’aver lasciato una borsa piena di cimeli di famiglia per il figlio adolescente, l’aver preparato una busta piena di documenti importanti da lasciare a sua sorella e l’aver chiesto a quest’ultima di occuparsi di suo figlio.

 

Al contrario, nel corso del processo per l’ omicidio di Lucia e Leo la difesa della Ortega ha fortemente sostenuto la tesi dell’infermità mentale.

 

Ad avallare ciò la diagnosi di due psichiatri consultati dagli avvocati difensori che, dopo aver visitato l’imputata, hanno dichiarato che la stessa ha affermato di aver sentito delle voci, tra cui quella di Satana, che le ordinavano di uccidere i bambini e di togliersi la vita.

Per i medici, la donna soffriva di attacchi di profonda depressione e allucinazioni sin dall’età di 16 anni, un disturbo mai curato e diagnosticato solo dopo l’accusa di omicidio di Lucia e Leo.

 

Come detto in precedenza, il 18 Aprile scorso la giuria ha respinto l’ipotesi avanzata dalla difesa ed ha ritenuto l’imputata colpevole di omicidio di primo e secondo grado.

 

I Krim, che nel frattempo hanno avuto altri due bambini, Felix e Linus, accolti con gioia dalla figlia maggiore, Nessie, che di recente ha compiuto 9 anni, si sono detti soddisfatti della sentenza di ergastolo e continuano a mantenere viva la memoria dei loro bambini attraverso la Lulu & Leo Fund, un’organizzazione benefica senza scopo di lucro che collabora con le scuole e le organizzazioni offrendo programmi di educazione creativa ai bambini svantaggiati.

 

Fonte: NYTCNNThe Guardian

 



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