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Inserimento all’asilo nido e alla materna, consigli di ambientamento

L'inserimento alla scuola dell'infanzia (asilo nido e materna) evoca ansia da distacco, pianti e preoccupazioni, ma ha a che fare con una transizione e con l'autonomia del bambino. Ecco come affrontare tutto con calma.

di Federica Federico

09 Settembre 2024

Inserimento all'Asilo Nido e alla Materna

Prima di addentrarci nel tema “inserimento” (o per meglio dire ambientamento), è d’obbligo chiarire le differenze tra asilo, detto anche nido d’infanzia, e scuola materna: il nido d’infanzia o asilo accoglie i bambini più piccoli, quelli dai 3 mesi ai 30-36 mesi (ovvero sino ai 2 anni e mezzo – 3 anni). E’ questa l’età a partire dalla quale i bimbi, invece, possono avere accesso alla scuola materna che li accoglie intorno ai 30-36 mesi e li conduce sino alla scuola primaria (ovvero fino ai 6 anni circa). Questo chiarimento è importante perché l’età ha un peso specifico sul modo in cui il bambino percepisce e vive l’ambientamento a scuola e il collegato distacco dal genitore.

 

Primi giorni di scuola e inserimento

Per quei bambini che lo frequentano, il nido d’infanzia rappresenta la prima esperienza scolastica e l’inserimento altro non è che la fase di adattamento alla scuola. Si tratta di un momento delicato caratterizzato dal distacco dalla mamma e dal papà, così come da una variazione significativa delle abitudini familiari a cui il piccolo era assuefatto, nonché dall’ingesso in un ambiente sociale nuovo e sconosciuto.

 

Se il bambino è molto piccolo, per esempio accede al nido d’infanzia in un’età compresa tra i 6-8 mesi e l’anno di vita, l’ambientamento deve essere rispettoso e graduale. In modo articolare potrebbe incidere il forte legame con la mamma, comunemente reso ancora più intimo da un’eventuale alimentazione al seno e a richiesta, in questi casi è consigliabile introdurre il biberon con un congruo anticipo rispetto all’inserimento e anche abituare il bambino ad essere allattato da altre figure di riferimento, come il papà o le nonne.

 

Bambini di 3 anni non scolarizzati, primo giorno di scuola materna

Se il bambino non ha mai frequentato l’asilo nido, quindi non ha maturato un’esperienza scolastica prima dei 2 anni e mezzo – 3 anni, l’ingresso alla scuola materna può essere più delicato rispetto ai coetanei già scolarizzati

 

Quali le differenze che incidono sull’adattamento:

  • il bimbo è lungamente rimasto nel contesto familiare,
  • non ha fatto esperienze sociali di condivisione di spazi e regole, come di relazione con nuove figure di riferimento (le maestre) o con i pari (gli amichetti di classe),
  • ha abitudini di vita domestiche, misurate alle sole esigenze del nucleo familiare,
  • non è mai uscito dal suo ambiente.
 

Tutto questo può determinare nel bambino una difficoltà di partenza a identificare come familiare l’ambiente scuola. Il bambino alla prima esperienza scolare affronta una situazione completamente nuova e avvia un processo di transizione dalla comunità familiare a quella scolastica, che nello specifico è la prima importante comunità sociale. Per istinto, dinnanzi a una realtà ignota, nel bimbo possono scatenarsi sentimenti di paura che, a loro volta, sollecitano il pianto come espressione di disagio e la diffidenza come bisogno di sentirsi accolto e compreso. 

 

Come affrontare l’inserimento

Esistono diversi approcci all’inserimento, quello che io preferisco è l’approccio montessoriano che non prevede un tempo né ha un rigido protocollo operativo. Esso parte dall’osservazione del bambino nel nuovo ambiente: osservare il bimbo ne evidenzia i bisogni (qui intesi come bisogni individuali) e la risposta che l’adulto è chiamato a dare deve adattarsi esattamente questi.

 

Tuttavia ci sono dei comportamenti, ovvero dei piccoli trucchi, che si possono mettere in pratica per facilitare e agevolare il piccolo scolaro in questa nuova esperienza, indipendentemente dalla tipologia di adattamento adottata.

 

È importante aiutare il bambino a vivere bene la scuola sin dai primi giorni, del resto, la scuola dell’infanzia va intesa come una palestra di vita che prepara alla scuola dei grandi e non deve diventare fonte di stress quotidiano né per il bambino né per la famiglia.

 

Facciamo alcune precisazioni relative ai primi giorni di scuola:

  • l’estate, e con essa la maggiore presenza di figure familiari nel suo quotidiano, induce il bambino a confortarsi nell’abbraccio dei suoi cari: il piccolo tende a godere della sicurezza domestica e questo pretende, poi, un riadattamento in fase di ripresa della scuola;
  • la pausa estiva rilassa i ritmi, qualche volta li stravolge, ciò anche in termini di ciclo sonno-veglia o alimentazione, va dato al bimbo il giusto tempo per ritornare negli equilibri autunnali, gli stessi che terrà per tutto l’anno scolastico;
  • il bambino assorbe il nostro stato d’animo e percepisce l’umore domestico, pertanto è consigliabile organizzare routine familiari non stressanti. Per esempio, la mattina si va a scuola e non si corre a scuola; la sera si va letto con un rito della ninna confortante; i pasti restano sempre momenti di condivisione;
  • massima attenzione va prestata a quei bambini che, oltre la scuola, hanno vissuto grandi cambiamenti come una separazione, un trasferimento o la nascita di un fratello o di una sorella.
 
Come favorire un inserimento sereno - Fonte immagine: Foto di Helena Lopes: https://www.pexels.com/it-it/foto/giocando-palla-stanza-camera-27177495/
Come favorire un inserimento sereno – Foto di Helena Lopes – pexels.com

Consigli pratici per un inserimento sereno, asilo e scuola materna

Alcuni giorni prima dell’inizio della scuola (non troppi) possiamo incominciare a preparare il bambino a questo “grande evento” mostrando un atteggiamento sempre positivo verso la nuova esperienza. A casa o durante il tragitto per raggiungere la scuola possiamo sottolineare al nostro bambino gli aspetti positivi riguardo alle attività che svolgerà e possiamo attirare la sua attenzione su quelle pratiche che sappiamo essere più vicine ai suoi interessi. Conoscere altri bambini e farsi nuovi amici, giocare, dipingere, imparare cose nuove devono essere presentate al bambino come opportunità di gioia e crescita. 

 

È consigliabile raccontare ai bambini le nostre esperienze scolastiche, ovviamente riportando ricordi di momenti felici e positivi; il racconto dei genitori è occasione di rispecchiamento e rappresenta un modo efficace per trasmettere sicurezze.

 

Quanto dura l’inserimento 

Prima del momento della separazione dalla mamma, e affinché l’inserimento di ogni bimbo nel gruppo classe sia pieno ed efficace, bisogna accettare che il piccolo scolaro viva un periodo di adattamento. Durante questa fase, particolarmente con riguardo ai bambini più piccoli e limitatamente ai primi giorni di scuola, un adulto familiare al bambino, uno dei due genitori o una persona di fiducia, può trascorre un po’ di tempo all’asilo, insieme agli educatori, alle maestre e al bambino stesso. Comunemente il periodo di inserimento oscilla tra le 2 e le 3 settimane, qualche istituto sta mettendo alla prova piani di inserimento intensivo della durata di 3 giorni. In questi ultimi, le ore di affiancamento non sono diluite nel tempo ma concentrate e il bambino arriva a condividere col suo “adulto ponte” circa 20 ore complessive.

 

La “breve” presenza del familiare in classe può favorire l’apertura del bimbo all’ambiente nuovo nonché l’affidamento del piccolo agli educatori. In altre parole il bimbo osserva l’agio e la confidenza dell’adulto, ne percepisce la serenità e quindi, ad un primo esame mentale, classifica il luogo in cui si trova (ovvero la classe) come sicuro e buono.

 

Durante l’inserimento all’asilo nido o alla scuola materna è importante che il bambino percepisca la sicurezza dell’adulto: se mamma, papà o i nonni si mostrano sereni anche il bambino lo sarà e sarà più propenso a fidarsi delle maestre.

 

Presenza della mamma in classe, per quanto tempo?

La permanenza della mamma, del papà o di un adulto di riferimento in classe è una tecnica per favorire l’inserimento del bambino, in quanto tale va guidata da una persona di esperienza che qui è la maestra. La gestione dei tempi e dei modi è, dunque, affidata a maestre ed educatori. In poche parole, gli adulti dovranno andare via quando le maestre lo vorranno e dovranno mostrarsi calmi e fiduciosi.

 
Primi giorni di scuola, ambientamento all'infanzia - Foto di svklimkin da Pixabay
Primi giorni di scuola, ambientamento all’infanzia – Foto di svklimkin da Pixabay

La prossemica e l’inserimento: come il linguaggio del corpo del genitore influenza l’adattamento del bambino

La prossemica è quella scienza che studia la posizione dei corpi nello spazio e rispetto ai soggetti in relazione tra loro considerando ciò, insieme  agli atteggiamenti fisici, parte della comunicazione non verbale. Il vostro corpo di genitori lancia messaggi al bambino e, di conseguenza, ne influenza risposte, atteggiamenti e comportamenti. 

 

Se entrando in classe il corpo del genitore è rigido e, ancor di più, se tendete a tenere il bambino che piange stretto stretto al petto, con l’intenzione di rassicurarlo, il cervello del piccolo corre il rischio di percepire l’ambiente circostante come ostile, qualcosa da cui il genitore lo sta proteggendo.

 

Nell’entrare in classe, anche se il bambino stesso vi chiede il conforto delle braccia, conducetelo rivolgendo il suo corpo verso l’esterno, in modo che possa osservare l’ambiente, parlategli e descrivete positivamente ciò che si para davanti a voi. Questo atteggiamento fisico del genitore influenzerà positivamente il bambino trasmettendogli una complessiva sensazione di fiducia verso l’esterno.  

 

È sconsigliabile passare il bambino dalle braccia della mamma a quelle dell’educatrice, men che meno quest’ultima dovrebbe “sottrarre” il corpo del piccolo alla stretta del genitore traendolo a sé con decisione: il corpo del bambino non va mai “gestito dall’adulto” durante una transizione di adattamento. Pertanto è preferibile salutare il bambino quando è intento in un’attività comune, come colorare o giocare. In momenti simili, il bimbo si sente padrone del proprio corpo e, di conseguenza, capace di controllare l’ambiente circostante, il che facilita il distacco.

 
Inserimento a scuola
Quante ore a scuola durante l’inserimento -Fonte immagine RF123.com con licenza d’uso Diritto d’autore: Archivio Fotografico ID: 104676675

Durante l’inserimento, per quante ore il bambino dovrà restare a scuola?

Il processo di ambientamento permette al bambino di entrare in relazione con il nuovo contesto fino a viverlo come familiare, deve essere graduale e va tarato sulle esigenze e sulle risposte del piccolo. Si  passa da poche ore a una prima permanenza a scuola di mezza giornata. Mai pretendere che il bimbo sostenga l’orario completo prima di un pieno adattamento. 

 

L’orario di permanenza del bambino a scuola va allungato gradualmente e tenendo conto della disponibilità del piccolo ad accettare con responsività una permanenza man mano più lunga. Vale la pena ricordare le linee guida del MIUR: il Ministero sottolinea la centralità del bambino ricordando che non è il bimbo che deve adattarsi al contesto ma quest’ultimo che deve essere predisposto affinché il bimbo possa affidarsi, ovvero ambientarsi, utilizzare tutte le risorse di cui dispone e sviluppare il proprio potenziale.

 

Ciuccio e biberon a scuola: Sì o No?

Il bambino che va a scuola si separa dalla mamma e incomincia a crescere: l’addio al pannolino dovrebbe già essere compiuto, o comunque dovrebbe essere stato acquisito il sistema di base di espletamento dei bisogni fisiologici, quello al ciuccio o al biberon dovrebbe essere in fase di compimento, perciò evitate di mandare il bambino a scuola con qualcosa di diverso dalla sua borraccia dell’acqua. L’asilo può essere un’occasione per emanciparsi da queste “dolci dipendenze” e crescere ancora un po’.

 

Pupazzo preferito o giocattolo inseparabile: si può portare a scuola?

Alcune maestre favoriranno l’uso di giocattoli portati da casa o oggetti imprestati dalla mamma o dal papà per rimarcare la loro presenza nella vita del bambino, questi oggetti funzionano come “elementi di transizione” (oggetto transizionale) ovvero il piccolo li relaziona con casa sua e questo fa sì che si senta più sicuro.

 

Va chiarito che il bambino dovrà pian piano emanciparsi dagli elementi di transizione perciò concordate con le maestre le strategie d’azione e prima di accettare che vostro figlio metta nello zaino la bambola preferita, l’orso del cuore o la macchinina di cui va tanto orgoglioso, parlatene sempre con le maestre.

 

L’importanza di salutare i bambini

C’è ancora chi consiglia ai genitori di andar via di soppiatto, quando magari il piccolo si è finalmente distratto, tuttavia farlo è sconsigliabile perché il bimbo potrebbe viverlo come un abbandono. Nella fase dell’inserimento all’asilo, e in generale ogni giorno di scuola, non bisogna mai dimenticarsi di salutare, è importante che il piccolo percepisca il carattere temporaneo della separazione, essa non è un addio!

 

Bisogna dare una certa importanza al saluto, l’ideale sarebbe convertirlo in un momento speciale creando un “rituale dell’ arrivederci“, questo potrebbe rivelarsi decisivo nell’adattamento del bambino alla scuola.

Agli occhi del bambino la scuola è un mondo estraneo. Per lui, “scuola” e “famiglia” rappresentano due sistemi distinti: l’adulto che accompagna nell’inserimento ha ruolo di ponte e deve fare da mediatore dimostrando al bimbo che i suddetti sistemi si pongono tra loro in una relazione di continuità e fiducia.

 
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Cosa fare se il bambino continua a piangere

Durante i primi giorni, può accadere che tuo figlio pianga o faccia i capricci. Ti potrebbe capitare di vederlo piangere ancora mentre lo saluti e mentre ti allontani. Il pianto non è necessariamente sintomo di insanabile e profondissima sofferenza, un bambino che piange può anche più semplicemente essere un bimbo che ancora parla poco e male e che con le lacrime esprime un disagio transitorio che non riesce altrimenti a portare fuori.

 

Il pianto del bambino è in primis una forma di comunicazione, il pianto durante l’inserimento comunica spaesamento, disagio, paura di rimanere da solo. La risposta di noi adulti deve comunicare, all’opposto, fiducia, sicurezza, agio. Pertanto, siate una presenza rassicurante.

 

Molte mamme, quando ritornano a scuola a riprendere i bambini, si sentono dire dalle maestre: “Ha pianto poco“; “Ha smesso di piangere dopo pochi minuti“, eccetera.

Il pianto del bambino a scuola non deve far in modo che cambino le decisioni e le abitudini familiari: continua a svegliare tuo figlio nel modo che sai per tenerlo tranquillo, preparatevi e andate a scuola parlando di quanto sia bello imparare, giocare, conoscere. Il tuo obiettivo da mamma è capire il bimbo, sapendo che bisogna concedergli del tempo e bisogna restargli vicino come presenza rassicurante.

 

Il pianto di protesta nella fase dell’adattamento a scuola

E’ importante osservare qual è l’umore del bambino quando lo si va a riprendere. Un bambino può piangere quando la madre se ne va e, poi, uscire da scuola, a mezzogiorno o al pomeriggio, molto felice.

Esiste anche un pianto di protesta: il pianto dopo il nido, ovvero all’uscita, accompagnato dalla rassicurazione della maestra che garantisce alla mamma la buona permanenza a scuola del bimbo durante la giornata, oppure il pianto al rientro a casa. Questo pianto è rappresentativo di un atto comunicativo esteso del bambino, tradotto in parole, è come se il bambino dicesse al genitore: “Mi hai lasciato a scuola, da solo, e io ora protesto!”

 

Anche questo pianto va accolto come ogni emozione di tuo figlio, frasi efficaci possono essere: “So che per te è difficile, ma ci sono tanti amici, ti aspettano tante scoperte, farete molte cose belle…”; “So che stare lontani tutto il giorno ti ha fatto venire un po’ di rabbia, sei mancato anche a me, non vedevo l’ora di abbracciarti e coccolarti… posso farlo adesso?

 

Se tuo figlio ha manifestato episodi di pianto da protesta, il consiglio è quello di trascorrere del tempo esclusivo con lui dopo la scuola prestando particolare attenzione al momento del ricongiungimento.

Il momento del ricongiungimento

Quello del ricongiungimento è un momento importante in cui è indispensabile che il bambino senta su di sè l’interesse e l’affetto del genitore: qui si recupera la distanza, si ritorna dentro il sistema famiglia pur restando fisicamente ancora a scuola e si restituisce al genitore il contenuto carico e qualche volta ambivalente del proprio cuore (il bambino avrà gioito ma avrà anche sentito la mancanza di casa, sarà stato bene e in amicizia ma avrà provato anche solitudine e frustrazione).

 

Quando ritornate a prendere vostro figlio a scuola spegnate il cellulare. Se notate che il bambino nutre particolari paure legate al ricongiungimento, per esempio la paura che la mamma faccia tardi o che addirittura non torni, potete leggere al bambino albi illustrati a tema, uno su tutti è “Il filo” di Corinne Averiss e Kirsti Beautyman – Sassi Editore. 

 
Come gestire il pianto del bambino durante l'inserimento alla scuola dell'infanzia - Foto di Victoria da Pixabay
Come gestire il pianto e il disagio del bambino durante l’inserimento alla scuola dell’infanzia – Foto di Victoria da Pixabay

Inserimento e difficile distacco dalla mamma

Ogni bambino ha i suoi ritmi, questo vale per i progressi del corpo e per quelli del cuore come anche per i progressi della socializzazione e della crescita (l’inserimento a scuola è, tra l’altro, un progresso sociale). Concedi al tuo bambino i suoi tempi!

 

In alcuni casi, un trucchetto per evitare o diminuire le crisi di pianto può essere sostituire la mamma – accompagnatrice col papà o con un altro adulto di riferimento o comunque alternare queste figure. Se il distacco dalla mamma è troppo doloroso, potrebbe essere preferibile salutarsi a casa, in un ambiente di cura e conforto più rassicurante per il bambino che potrebbe, poi, essere condotto a scuola da alti, il padre o un altro familiare. Questa tecnica va sperimentata e non è detto che funzioni sempre, i bambini sono tutti diversi tra loro.

 

Quando la reazione del bambino alla separazione dalla mamma (o comunque dalla routine familiare a cui era abituato prima della scuola) resta sproporzionata in quanto a intensità e si prolunga per molto tempo, è consigliabile consultare uno specialista. Potrebbe trattarsi di qualcosa di diverso dalla semplice ansia da separazione, che fino ai tre anni, si considera tipica dello sviluppo.

 

Abituare il bambino al distacco

Un bambino abituato a stare sempre con la mamma, nel periodo precedente all’inserimento o nel corso dello stesso, può essere, di tanto in tanto ,affidato ai nonni o a persone di fiducia e, così, vivere brevi distacchi dalla madre. Per parte mia, in veste professionale, credo molto in questa pratica di sperimentazione anche domestica del distacco che consente al bambino di gestire le emozioni del distacco in un ambiente familiare e, allo stesso tempo, permette al genitore di mettere alla prova i propri sentimenti calibrandoli e gestendoli al meglio anche rispetto al “sistema scuola”.

 

Mangiare a scuola

Un’altra sfida, contestualmente a quella dell’inserimento all’asilo, che il nostro bambino dovrà affrontare sarà mangiare a scuola. Adattarsi al cibo offerto, assaggiare cose che a casa avrebbe rifiutato sono esperienze di resilienza, allo stesso modo lo è condividere la tavola con i compagni e accettare una nuova ritualità del pasto.

 

In casa, il pranzo e la cena, sono una lotta? Il bambino stenta ad assaggiare nuovi cibi o lo definiamo addirittura disinteressato al pasto e inappetente? Non preoccupatevi anzi tempo, anche a tavola l’imitazione dei compagni e delle maestre ha un importante peso specifico e sovente i bambini mostrano un approccio al cibo migliore di quello che hanno a casa.

 

Per il bambino può risultare più divertente e stimolante mangiare con gli amici che non a casa con mamma e papà. In questo modo, mangiare all’asilo può essere un beneficio, e quasi sempre lo è, sia per nostro figlio sia per tutta la nostra famiglia.

 

Appena vanno a scuola i bambini si ammalano, perché

Soprattutto con l’avanzare della stagione autunnale e invernale, i bambini che vanno a scuola potranno soffrire di raffreddori, febbriciattole, otiti o laringiti, i cosiddetti malanni di stagione. Questi disturbi non ci devono spaventare perché sono un passaggio fisiologico attraverso cui il corredo immunitario del bambino si rafforza.

 

Il sistema immunitario del piccolo si aziona davanti agli stimoli dei batteri o dei virus a lui sconosciuti e con cui viene a contatto. Ma col passare del tempo e col maturare delle esperienze immunologiche le difese del bambino diventeranno sempre più forti, l’organismo svilupperà una sua “memoria” immunnitaria e il bimbo si ammalerà sempre meno.

 

Quindi, care mamme viviamo in modo tranquillo la nuova avventura del nostro bimbo, cerchiamo solo di confortarlo nel modo migliore e di educarlo al pensiero positivo.

 



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