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Carenza affettiva: le conseguenze di crescere senza l’affetto dei genitori

Le conseguenze della carenza affettiva nella vita del bambino sono molte e gravi. Tra le altre, vi sono: insicurezza, scarsa autostima, possibile insorgenza di stati d'ansia e disregolazione emotiva.

di Federica Federico

27 Marzo 2024

Carenza affettiva - Fonte immagine 123RF.com con licenza d'uso

Chi cresce in condizione di carenza affettiva o di privazione affettiva non costruisce un saldo legame con le figure di attaccamento (innanzitutto con la madre). 

 

Il bambino trascurato, sminuito e solo non avrà punti di riferimento; Álvaro Bilbao definisce così i genitori: “Sono il cielo, la terra e il punto di riferimento”, lo scrive nel suo libro “Il Cervello dei bambini spiegato ai genitori!”, Salani Editore.

D’altro canto, nella mancanza del conforto emotivo, che al figlio dovrebbe arrivare dagli adulti-responsabili, il piccolo non potrà costruire un adeguato e saldo senso del sé.

 

Cos’è la carenza affettiva e come riconoscere i genitori trascuranti

Per definizione la carenza affettiva è la trascuratezza con cui l’adulto tratta li bambino in ordine soprattutto agli aspetti affettivo-relazionali. Mamma e papà:

  • non sorridono al figlio,
  • non pazientano nel tenerlo in braccio, cullarlo, coccolarlo,
  • sono poveri di abbracci e carezze,
  • non riescono a sorreggerlo emotivamente o a stargli accanto nei momenti difficili,
  • mancano di parole e gesti di conforto,
  • occupano uno spazio distante rispetto al figlio,
  • non condividono con lui il tempo del gioco, quello del pianto o quello della scoperta.
 

Il bambino ha bio-chimicamente bisogno dei genitori per crescere sano e sereno

Il peso specifico dell’affetto nell’ambito delle responsabilità genitoriali è sottostimato, la società stessa ci induce a concentrare la nostra attenzione più sulle cure materiali, perciò badiamo ad avere figli puliti, ben vestiti e fisicamente-apparentemente sani. L’altra faccia della luna, poco osservata se non sottaciuta, riguarda il bisogno arcaico del bambino di godere fisicamente ed emotivamente della disponibilità e della presenza dei propri genitori, ciò vale in modo particolare nei primissimi anni di vita. 

 

Antropologicamente è stata la presenza degli adulti a rendere possibile la sopravvivenza dei bambini e più nello specifico sono gli adulti a trasferire nei giovani una linea valoriate, culturale e storica oltre che genetica. In altre parole, i nostri figli non rappresentano solo il risultato di una sintesi di DNA ma sono anche il frutto e lo scrigno di una cultura che si tramanda di generazione in generazione.

 

L’assenza di un genitore crea disorientamento perché lascia il bambino solo in mezzo a un nulla. Questa idea è paragonabile all’immagine di una foresta selvaggia nella quale il figlio è un cucciolo che non ha accanto l’animale-genitore adulto ed esperto.

 

Non basta offrire al bambino nutrimento, igiene e un posto sicuro. Al cibo, all’acqua e alle mura di casa si deve accompagnare una educazione alle autonomie che faccia del cucciolo d’uomo il futuro animale della foresta padrone di se stesso e del proprio ambiente, capace di procacciarsi il cibo da solo e di assicurarsi un posto sicuro in cui vivere.

 

Tutto questo, ovvero la conquista delle autonomie, pretende un addestramento alla vita che non può avere luogo senza che il bambino costruisca se stesso facendo affidamento su un legame genitoriale.

 
L'aspetto ormonale della carenza affettiva - Fonte immagine 123RF.com con licenza d'uso
L’aspetto ormonale della carenza affettiva – Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso

Carenza affettiva e carenza di ossitocina

C’è un aspetto chimico dell’affettività che non viene illustrato ai genitori e che era del tutto sconosciuto alle generazioni precedenti: una sana relazione affettiva tra genitori e figli è fonte (per entrambe le parti) di ossitona (il cosiddetto ormone dell’amore). Un buon equilibrio di questo ormone è, a sua volta, fonte di benessere emotivo.

 

Partiamo da lontano, ovvero dalla nascita: l’ossitona ha un ruolo nel parto, infatti durante tutto l’evento nascita è grazie a questo ormone che la mamma supera il dolore fisico e nelle ore successive al parto i livelli di ossitona si alzano sia nella madre che nel figlio. È l’ossitona a sostenere il primo legame esterno (extra-uterino) tra madre e bimbo.

 

Il neonato attraversa nel canale del parto la prima esperienza di autonomia, nonchè di distacco: il piccolo non immaginava se stesso come diverso dalla mamma, nei 9 mesi di gestazione non si è preparato a venire alla luce e d’improvviso si trova costretto ad adattarsi a un mondo separato dal corpo materno e sensorialmente diverso dall’utero.

 

L’ossitocina, che il bimbo sin da subito sviluppa grazie al contatto con la madre, lo riporta in un equilibrio rinnovato e il genitore si dimostra vitale, centrale. Di nuovo mamma e papà sono “cielo, terra e punto di riferimento”.

 

Che cos’è l’ossitocina (approfondimento in sintesi)

Detta anche ormone dell’amore, è uno stimolatore di benessere, quando il corpo umano ne produce il cervello risponde con la gioia, migliora l’umorescatena sensazioni di benessere e appagamento. L’ossitocina incoraggia ad avere fiducia nel mondo, infatti riduce ansia, stress e sensazioni dolorose. Questo spiega la sua importanza a ogni età e sin dal parto.

 

Il contatto fisico, gli abbracci, il corpo a corpo, la presenza dei genitori inducono una risposta produttiva di ossitona già in neonati e bambini, tenetelo a mente!

 

Se si pensa al benessere come a un bisogno dei bambini e all’ossitona come a un ormone capace di portare equilibrio e gioia, è possibile, per analogia, incominciare a restituire un valore più ampio e più pragmatico alla presenza del genitore come agli abbracci, alle coccole e al conforto fisico.

 

Ciò detto, torna rilevante la nostra componente animale-ancestrale: la relazione di attaccamento e istintiva, è chimica ed è innata, ovvero appartiene all’uomo da sempre.

 

Conseguenze della carenza affettiva

Una lettura bio-chimica oltre che sociale dell’affettività aggiunge consapevolezza a quei genitori che sono ancora alla ricerca di un loro stile educativo. Senza considerare che rende più facile pensare alle conseguenze di una educazione trascurante.

 

Un genitore distaccato, trascurante, concentrato su se stesso, svogliato nella relazione col figlio può diventare un genitore danneggiante: poco affetto fisico, poca relazione corporea, poco gioco, pochi abbracci, poco apprezzamento restituiscono al bambino una scarsa, se non assente, pratica della felicità e fanno posto a insicurezze e frustrazioni.

 

Crescere senza l’affetto dei genitori, senza una presenza supportiva e amorevole può determinare:

  1. Insicurezza;
  2. Problemi di autostima;
  3. Difficoltà a misurarsi nella relazione con gli altri;
  4. Chiusura emotiva;
  5. Paura di sperimentare nuove esperienze;
  6. Reticenza ad uscire dalla propria zona di comfort;
  7. Predisposizione a stati d’ansia e depressione;
  8. Predisposizione a soffrire di disturbi dell’umore;
  9. Possibile disregolazione emozionale;
  10. Ricerca costante e disfunzionale di approvazione e affetto.
   

I segnali spia della carenza affettiva e cosa può fare il genitore per migliorare le cose (ovvero la sua relazione col figlio)

Ogni genitore dovrebbe osservare la sua relazione col figlio dall’esterno, un’angolazione neutrale consente di valutare due elementi chiave: Come faccio sentire mio figlio e Come gli parlo.

Le due cose sono intimamente legate:

– Muoviti, metti le scarpe, sei in ritardo;

– Hai fatto i compiti, sei sempre lento;

– Mangia tutto, sciupi il cibo e non cresci.

Quando la comunicazione con tuo figlio somiglia a questi esempi il pericolo è quello di negativtzzare la relazione chiudendola in una comunicazione giudicante e aggressiva. Nell’ottica del bambino il genitore sta inviando messaggi grigi, sminuenti, riducenti.

 

Esiste un’alternativa:

– Quando avrei finito i tuoi compiti potremo giocare insieme o fare una passeggiata;

– Cuciniamo insieme, mangiare qualcosa preparato da te sarà bellissimo anche per papà;

– Queste scarpe sono veramente comode, mettile e sarai pronto per uscire, perfettamente vestito, dirò alla maestra che le hai messe da solo e in modo perfetto, sarà contenta di come ti impegni.

Una comunicazione simile a queste frasi, invece, è positiva e il bambino ne trae dove soddisfazione, dove speranza e dove conforto. Un bambino con cui il genitore comunica positivamente si sente accudito, fortifica la sua autostima aumentando la fiducia nel mondo e nell’adulto di riferimento e entra in una relazione efficace dove il fare non è un dovere né un’azione stimolata dalla paura.

 



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