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Mio figlio non mangia cosa devo fare

di Giuseppe Gagliano

13 Febbraio 2013

I pediatri vengono consultati più spesso per l’inappetenza dei bambini che per vere e proprie patologie.

Non sottovalutando certamente l’ipotesi di un problema di un certo spessore funzionale o emotivo, l’inappetenza del bambino, il più delle volte, è semplicemente un modo plausibile di manifestare disaccordo per un certo cibo che non piace o perché il bambino non vuole interrompere un gioco o un disegno che sta facendo.

L’inappetenza può esprimere anche la normale saturazione da cibo perché la digestione precedente è in ritardo ma anche un’altra serie di altri fattori, magari importanti, ma non per questo allarmanti.

Il bambino inappetente deve essere semplicemente osservato e non forzato o redarguito. Frasi come “se non mangi, non cresci” oppure “se non mangi, non giochi” vanno a danneggiare, a volte, nell’intimo, il bambino, che si vede ripreso per una cosa che per lui è naturale.

A volte basta chiedere il perché, secondo lui, non dovrebbe mangiare o continuare a mangiare ed aspettare, dopo, la risposta, gli eventi. Controllare che non sia accaldato e che, quindi, non dipenda da una febbre e che non abbia mal di pancia e dunque attendere.

Se il bambino sta “covando” qualcosa, nel giro di un paio d’ore, emergerà e si prenderanno provvedimenti al riguardo ma può essere, per esempio, perché ha bisticciato con un compagno, il discorso in questo caso è diverso e si parlerà al bambino in modo da elaborare la cosa insieme a lui, evitando, così, di lasciarlo da solo col suo senso di colpa o di rabbia che non riesce a risolvere.

Qualunque cosa dica il genitore, al bambino va bene, perché proviene da una persona autorevole, che gli infonde sicurezza, in quanto ha mostrato interesse per il suo problema e si sentirà appoggiato e non vilipeso.

Non bisogna mai banalizzare le sensazioni dei bambini, anche se sembrano provenire da fatti banali. Quello che per l’adulto è scontato, per il bambino è nuovo e riveste un’importanza fondamentale e degna di tutte le attenzioni da parte dei genitori.

L’inappetenza può nascondere mille cose che sarebbe assurdo analizzare una per una e solo l’osservazione da parte dei genitori può darne un giusto peso. Bisogna, perciò, capire se “non aver fame” è un atteggiamento per attirare l’attenzione o un messaggio che il bambino sta mandando a se stesso. Può essere un malessere fisico temporaneo o il campanello di allarme da tenere d’occhio se si è nel periodo dell’influenza; osservare se dura un giorno o di più, se è sporadico o sistematico.

Sono tutte cose che solo l’occhio vigile del genitore può notare e tenere sotto osservazione.

D’altro canto, il bambino regola in modo istintivo il suo appetito.

Ci sono bambini che mangiano pochissimo e sono vivacissimi e pieni di energia, altri che mangiano moltissimo e sono magri come chiodi ed infine genitori preoccupati perché, nel primo caso, vorrebbero che mangiassero di più, anche se l’evidenza mostra che non ne hanno bisogno o, nel secondo caso, che fossero più in carne, ma può, semplicemente, significare che il bambino brucia tantissimo.

Se così non fosse, vedremmo, nell’uno e nell’altro caso dei bambini evidentemente sofferenti, dove il pediatra è il primo riferimento.



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