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Febbre alta: rimedi per quando il bambino ha la febbre

di Federica Federico

21 Febbraio 2011

S.O.S. febbre.

Normalmente, nel corso dell’anno, più volte noi mamme lanciamo l’S.O.S febbre al nostro pediatra.
L’associazione italiana di pediatria ha stimato che il 30% delle consultazioni pediatriche dipendono da episodi febbrili, il che dimostra che una fronte calda, un “termometro rosso” ed anche solo una febbriciattola passeggera mettono sempre in allarme i genitori.

Da mamma mi sono domandata spesso : Cos’è la febbre? E da cosa dipende?

 

febbre

Febbre alta, fonte immagine 123RF con licenza d’uso

 

 

Cos’è la febbre? E da cosa dipende?

Di per sé la febbre non è una malattia. L’innalzamento della temperatura è un sintomo, ovvero una reazione fisica.
La febbre può dipendere da molti fattori, a scatenarla nel bambino possono essere:

  • le infezioni virali o batteriche (statisticamente queste rappresentano le principali cause del disturbo);
  • i colpi di sole;
  • i colpi di calore;
  • una innocua e comune reazione alle vaccinazioni.

Essendo la febbre un sintomo “aspecifico”, ovvero un sintomo riconducibile – come abbiamo appena visto – a più cause diverse tra loro, è importante, ai fini della diagnosi, una valutazione delle circostanze in cui il malessere si è presentato, nonché della sua durata e degli effetti che produce sul bambino.
Non è un caso che il pediatra, non appena contattato, chieda più informazioni volte a valutare le condizioni generali del piccolo. Per favorire il lavoro del dottore è opportuno che la mamma si prepari a rispondere con precisione a domande come quelle che seguono:

  • Quanto è alta la febbre?
  • Da quanto dura la febbre?

È buona norma monitorare la febbre del bambino ed annotare le temperature nell’arco della giornata, nelle febbri prolungate questa panoramica puntuale del “percorso della temperatura” potrebbe aiutare molto il pediatra.

  • Come si comporta il bambino?

Tal volta febbri medio alte determinano stati di affaticamento seri nei bimbi, i piccoli appaiono senza energie ed abbattuti, altre volte, diversamente, febbri anche elevate sembrano non disturbare il piccolo che svolge sereno le sue normali attività.

  • Il bambino ha sintomi che accompagnano la febbre?

Ove presenti episodi di diarrea, vomito, tremori, mal di testa, ecc, informate sempre il pediatra. E, ove il piccolo soffra di particolari patologie o assuma particolari farmaci, non mancate di ribadire al medico tali speciali condizioni.

Il dottore, inoltre, vi domanderà l’età del piccolo ed il peso. Se non pesate il bambino da molto tempo, abbiate cura di farlo prima di contattare il pediatra perché i dosaggi degli antifebbrili dipendono appunto dal peso del piccolo – il che si evince pure dai bugiardini dei farmaci sempre presenti nelle confezioni.


 

Quando un innalzamento della temperatura corporea può essere definito febbre?

In realtà la temperatura corporea media non è cosa semplice da stabilire.
Intanto va chiarito che si tratta di un dato soggettivo che per di più nell’arco delle 24ore varia anche rispetto al medesimo soggetto – normalmente uno stesso bimbo sarà più fresco al mattino, più caldo durante il pomeriggio e potrà presentare un innalzamento della temperatura durante la serata, ciò pur non avendo mai febbre.

Inoltre la temperatura corporea risulta facilmente influenzabile da condizioni ambientali ed alimentari, essa può salire dopo uno sforzo fisico, a causa di un abbigliamento eccessivamente pesante o dopo l’assunzione di un cibo o di una bevanda calda.

In una massima esemplificazione può dirsi che la temperatura corporea raggiunge un livello superiore alla norma e tale da indicare un primo stato febbrile quando supera i 37,5°C (così detti decimi di febbre, febbriciattole o febbrine).

Come si misura la febbre?

La società italiana di pediatria consiglia la misurazione ascellare della temperatura corporea del bambino e del neonato mediante termometro digitale.

  • Assicuratevi che l’ascella sia asciutta,
  • Inserite il bulbo del termometro nella parte più alta dell’ascella (il bulbo è la porzione terminale del termometro, in genere di colore diverso, tal volta metallico).
  • Per garantire una corretta misurazione la pelle del bambino deve aderire bene al bulbo, affinché ciò avvenga ripiegate il braccio del piccolo sul suo petto e tenetelo fermo per il tempo della misurazione.
  • I termometri elettronici e digitali di ultima generazione segnalano la temperatura in pochissimi minuti e con notevole precisione, normalmente sono dotati di un allarme acustico che avverte il genitore della buona riuscita della misurazione.

Tutti gli alti metodi di misurazione – termometro elettronico a ciuccio, misurazione orale e rettale, misurazione timpanica con specifico termometro ad infrarossi o misurazione con striscia reattiva – sono, secondo le più recenti indicazioni della società italiana di pediatria, meno precisi ed attendibili della misurazione ascellare.

Cosa fare in caso di febbre?

 

Vestire il bambino con indumenti leggeri preferibilmente in fibre naturali e traspiranti, ciò aiuta la termoregolazione del corpo, la dispersione del calore e l’abbassamento della temperatura.

Ascoltate le esigenze del piccolo ed i segnali del suo corpo, quindi se dichiara di avere freddo o ha i brividi copritelo, ma con moderazione, tenete conto che se sente l’esigenza di riscaldarsi noi genitori dobbiamo soddisfare tale bisogno evitando, però, che sudi e che la temperatura del suo corpo si alzi eccessivamente.

 

Invogliate il bambino a bere molto, la febbre determina una grossa dispersione di liquidi e questi vanno reintegrati.

 

Offrite al piccolo pasti leggeri e facilmente digeribili, preferite i cibi ricchi di acqua, zuccheri e vitamine, verdure e frutta sono gli alimenti più appropriati in caso di febbre. L’inappetenza può essere una normale conseguenza del malessere quindi non forzate il piccolo a mangiare.

 

 

Quali medicinali somministrare e quando ricorrere ai farmaci?

Il paracetamolo è l’antipiretico più diffusamente raccomandato dai pediatri, esso, previa indicazione del dottore ed attenendosi alle direttive del medico, può essere somministrato anche ai neonati, sin dai primissimi mesi di vita.
In età pediatrica può essere adoperato anche l’ibuprofene, purché non si faccia ricorso ad esso nei primissimi mesi di vita del bambino per i quali l’antipiretico di riferimento resta il paracetamolo.

I genitori devono sapere che non è consigliabile alternare ibuprofene e paracetamolo, questa pratica è sconsigliata perché potrebbe aumentare l’esposizione del piccolo agli effetti collaterali (paracetamolo e ibuprofene, per quanto diffusi e “normalmente sicuri“ sono comunque medicinali e come tali non sono privi di effetti collaterali e vanno somministrati con cura secondo reali necessità).
Inoltre l’ibuprofene va evitato in caso di varicella o se il bimbo è disidratato.

Al paracetamolo – come all’ibuprofene – i pediatri consigliano di ricorrere non prima che la febbre abbia raggiunto i 38,5°C.

Quando chiamare il pediatra prontamente?

Una semplice febbre normalmente non impone un accertamento urgente delle condizioni di salute del bambino, tuttavia, esistono degli indicatori di criticità dinnanzi ai quali è opportuno contattare subito il pediatra o recarsi al pronto soccorso senza indugio.

È bene sincerarsi dello stato di salute del piccolo, ricorrendo ad una consulenza medica, quando:

  • Il bambino ha meno di 3mesi.
  • Il piccolo piange costantemente ed è inconsolabile, dimostrando un malessere permanente.
  • La febbre supera i 40°C (misurazione ascellare).
  • In presenza di convulsioni.
  • In caso di perdita di coscienza.
  • Se il piccolo ha difficoltà a muovere collo e testa, risulta rigido o, al contrario, floscio.
  • Ove il respiro del bimbo è irregolare, molto accelerato o affaticato.
  • Quando il bambino accusa dolori forti e persistenti (compreso il mal di testa).
  • Se vi sono più episodi di vomito, il piccolo non riesce a reggere l’acqua o addirittura a bere.
  • Se la quantità di urina è scarsa.
  • È consigliabile preferire un controllo quando il piccolo è già affetto da patologie gravi o malattie croniche.

 

Alcuni miti da sfatare riguardo la febbre

È idea comune che l’antifebbrile faccia passare la febbre.

Intanto bisogna normalizzare l’idea della febbre. Come abbiamo subito chiarito in apertura, essa è un sintomo.
Non tutti sanno che, quando a scatenare la febbre è il contatto con un virus o un batterio, essa, la febbre, è addirittura un’alleata della salute del bambino. In che senso definiamo la febbre una alleata della salute?
La febbre è uno strumento di difesa di cui si avvale l’organismo dinnanzi a microbi, virus e batteri “invasori”, l’innalzamento della temperatura corporea aiuta a debellarli, infatti l’elevata temperatura è capace di arginare la proliferazione dei microrganismi “nemici” ed inibisce, quindi, il progredire della infezione.

Questa precisazione ci serve a chiarire che la febbre in se stessa non è potenzialmente una grave malattia, rappresenta una manifestazione di un meccanismo fisiologico. L’antifebbrile potrà in certi casi eliminare del tutto la febbre, con conseguente ripristino della normale temperatura corporea, ma potrà, in altri casi, evitare semplicemente che la temperatura continui a salire.

Molte febbri indicano una salute cagionevole o un cattivo stato di salute.

Questa considerazione è un trabocchetto in cui non bisogna assolutamente cadere.
Un bimbo tra i 2 ed i 6anni in normali condizioni di salute incorrerà nella febbre più volte nel corso di un anno solare.
Ogni febbre aiuterà il bambino a perfezionare il suo sistema immunitario potenziandone il corredo di anticorpi.
Un bimbo che comincia a frequentare l’asilo o più ancora il nido avrà nel corso del primo anno scolastico più “opportunità” di ammalarsi, ciò esattamente perché il suo sistema immunitario ancora non è perfetto. Certamente il piccolo, al momento dell’accesso a scuola, non conosce molti virus e batteri che, invece, incontrerà sui banchi attraverso il promiscuo contatto con i compagni, gli insegnanti ed il personale scolastico.

Dopo tre giorni di febbre è necessario ricorrere all’antibiotico.

La febbre in sé non pretende il ricorso all’antibiotico. Una cura antibiotica può essere considerata e quindi indicata solo dal medico in ragione non della febbre ma della causa che a monte ha determinato l’innalzamento della temperatura.
Per esempio se un bimbo ha l’otite ed anche la febbre, l’antibiotico curerà l’otite ma non sarà indirizzato a risolvere la febbre.
Non ricorrete mai all’antibiotico senza una prescrizione medica, non è un farmaco di automedicazione.

Spugnature, impacchi freddi e borse di ghiaccio aiutano il bimbo a sfebbrare.

Questi tentativi di abbassare la temperatura attraverso strumenti freddi in vario modo applicati sul corpo del bambino sono efficaci e giovano al piccolo solo in caso di elevatissime temperature, prima dei 41,5°C tali applicazioni non risultano proficue.



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