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I figli litigano, come possono intervenire i genitori?

di Dott. Giuliano Gaglione

04 Marzo 2011

Quando una coppia decide diventare famiglia si ispira a principi di amore e condivisione, progetta di creare un nucleo saldo ed unito, protetto dall’affetto e capace di “accompagnare” sempre i propri membri nei percorsi della vita. È anche questa concezione della famiglia come nucleo forte che spinge i genitori a fare più figli, i fratelli possono sostenersi, appoggiarsi ed aiutarsi negli anni, amandosi sin da piccoli dovrebbero costruire nel tempo un rapporto affettivo solido ed insostituibile.

Ma non sempre la gestione dei rapporti tra fratelli è semplice, non sempre l’amore sperato dai genitori si realizza naturalmente.

Cosa fare se i fratelli soffrono un difficile rapporto affettivo?

In merito a questo problema oggi un’amica di Vita da Mamma ha chiesto aiuto al nostro esperto psicologo, il Dottor Giuliano Gaglione. Leggiamo insieme cosa scrive A.:

“Buongiorno ho due maschi di 14 e 12 anni. Il primo molto aggressivo sia fisicamente che verbalmente nei confronti del secondo, entrambi molto intelligenti e con ottimi risultati anche se su attività e aspetti diversi.

Il primo ha ricevuto una educazione più rigida e punitiva, il secondo più clemente per vari motivi.

Il secondo non si rassegna a non avere un fratello complice in grado di giocare e condividere con lui esperienze senza insulti continui, ma veramente continui a partire da quando lo sveglia al mattino a finire nella sua ultima parola la sera.

Noi abbiamo provato a capire a coccolarlo di più, a punirlo, a parlarci (ha 14 anni) ma nulla fa cambiare le cose.

Il piccolo invece cerca continuamente di aggiustare il tiro della convivenza ma a volte ne è soffocato sfiorando crisi di nervi quasi di panico con pianto ininterrotto e movimenti ripetitivi.

Cosa possiamo fare di meglio? Grazie”

Qui di seguito l’opinione dello psicologo di Vita da Mamma, il Dottor Giuliano Gaglione:

Uno dei beni più preziosi che un figlio possiede sin da quando è una cellula nel ventre materno è l’amore dei genitori: vivere circondati da affetto e da premure del padre e della madre rappresenta per il bimbo una fonte di assoluto benessere fisico e psichico, ma quando questo amore viene “rivolto” anche ai fratelli possono scattare sentimenti di odio, rivalità, ma soprattutto gelosia.

E’ lampante l’esempio dei primi figli, i quali provano gelosia in quanto parte dell’amore genitoriale, a loro inizialmente profuso, viene rivolta ai “nuovi arrivati”; i genitori peraltro, al fine di prevenire questo sentimento, che potrebbe perpetuarsi in futuro, devono garantire costantemente amore e dedizione nei confronti dei fratelli maggiori.

Queste effusioni non vengono espresse chiaramente, ma attraverso gesti apparentemente banali, in realtà densi di significato, come la distribuzione delle merendine, chi è il primo a fare la doccia, chi dovrà utilizzare per più tempo il giocattolo nuovo e così via. Alla base della rivalità non vi è solo la voglia di primeggiare e di imporre la propria identità, sia verbalmente che ahimè anche attraverso delle vere risse, ma c’è anche la ricerca di un amore appagante, per non dire completo, di mamma e papà; spesso può accadere che un fratello tenda a “sbandierare” le proprie virtù agli occhi dell’altro proprio per mostrarsi “migliore” di lui sia in relazione ai genitori, sia anche ad altre persone.

Tuttavia questo legame spiacevole che si crea tra fratelli non sempre dura a lungo, perché, soprattutto quando sono coetanei, essi facilmente si alleano per “competere” con gli adulti e soprattutto con i genitori. Quando un padre o una madre intervengono con atti punitivi nei confronti dei loro piccoli, questi ultimi facilmente si coalizzano al fine di unire le loro forze contro l’azione punitiva del genitore.

Ma queste situazioni mutano continuamente, infatti può capitare che un’alleanza fra fratelli possa sfociare in alleanza genitore-figlio e così via e allora si verificano nuovamente liti, scontri e conflitti tra i piccoli e non sempre è semplice gestire questa situazione.

A mio avviso, prima di fornire degli indicatori utili a favorire un benefico legame non solo tra fratelli, ma anche nell’intera famiglia, reputo di fondamentale importanza ricordare che ogni nucleo familiare, ma anche ogni individuo, è un’ entità a sé stante, per cui non esistono delle regole generiche su cui potersi basare, occorre tener sempre presente che ogni individuo è la summa di caratteristiche personali ed ambientali che lo rendono diverso da chiunque altro.

  • Per prima cosa i genitori devono trasmettere ai loro figli sin da piccoli quanto sia importante lo “spirito della condivisione”, inteso come mezzo utile per arricchire e non per sminuire l’altro; ad esempio il fratello maggiore può insegnare a quello minore l’utilizzo di un gioco di cui è esperto, ma allo stesso tempo può apprendere da quello minore altre attività in cui proprio lui vacilla.
  • E’ necessario che i genitori spieghino quanto sia importante il rispetto per l’altro e per le opinioni che questi esprime, indipendentemente dall’accordo o meno con le stesse e, nel momento in cui accadono degli scontri, è bene che i figli “se la vedono” autonomamente, senza la presenza di un genitore che potrebbe favorire uno di loro. E’ dunque necessario sviluppare autonomia e indipendenza nel momento in cui determinate idee e pensieri vengono espressi; è consigliabile l’intervento dei genitori solo nel caso in cui i figli ricorrano alle mani. Inoltre è preferibile non schierarsi sempre dalla parte di un figlio a discapito dell’altro e, se non si arriva ad un compromesso, si può indagare, anche attraverso colloqui con uno specialista, sulle cause degli alterchi.
  • Non è semplice creare l’armonia familiare in un batter d’occhio; è necessario un impegno costante da parte dei genitori, al fine di realizzare in primis un’analisi chiara e diretta di quali siano i fattori scatenanti le situazioni critiche di cui i tutti i membri sono protagonisti e successivamente di instradare la prole stessa verso una crescita sana e serena.


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