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2 Maestre dell’Asilo Scoperte: Botte e Insulti ai Bambini

di Alessandra Albanese

16 Settembre 2014

scuola taranto

Proprio mentre la scuola riapre i battenti anche nelle ultime regioni d’Italia, la cronaca ci racconta di un caso di maltrattamento di bambini nelle aule di un asilo.

Siamo a Taranto, scuola pubblica dell’infanzia, le pareti colorate, appesi i disegni dei bimbi.

Ma in quella stanza alcuni bambini non ci volevano più entrare, abbassavano lo sguardo, erano come impauriti, ansiosi, si mettevano addirittura le mani in testa, come a volersi proteggere.

A dare l’allarme un gruppo di mamme, alla fine dello scorso anno scolastico.

I loro figli avevano subito uno strano cambio di umore, non volevano andare a scuola.

Queste “mamme coraggio” così come le hanno chiamate le forze dell’ordine, hanno segnalato la cosa agli organi investigativi della polizia, e così sono scattate le indagini.

Dieci giorni di attività tecniche, telecamere nascoste all’interno della scuola.

Ed ecco scoperti i maltrattamenti.

Una quindicina di bambini tra i 3e i 5 anni (addirittura anche un bimbo autistico) nelle grinfie di due maestre, di cui una di sostegno.

La titolare della cattedra 47 anni e oltre 15 anni di attività di insegnamento, l’insegnante di sostegno 46 anni, in carica dal 2005; tutte e due sono sposate con figli.

Botte, insulti, strattona menti, una immagine su tutte ha colpito gli inquirenti: una delle due maestre strattona un bambino, e gli assesta una gomitata in volto.

Tutto questo avviene addirittura con le porte aperte dell’aula, in pratica sotto gli occhi di tutti, anche se il dirigente scolastico ha a sua volta aperto una indagine interna.

Tanto è bastato al il dirigente della squadra mobile Giuseppe Roberto Pititto per confermare il fermo e le responsabilità delle due maestre, inchiodate da due minuti e 35 secondi di video.

E altrettanto è stato sufficiente per il gip Vilma Gilli per sospendere le due insegnanti dalla professione per due mesi.

La storia avrà senz’altro un seguito in tribunale, ma nel frattempo si spera di non dover più raccontare di storie di maltrattamenti perpetrati proprio da chi i bambini dovrebbe difenderli e accudirli.

 

Fonte: La Stampa



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