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NON Picchiare i Bambini: Come Educare i Figli con Dolcezza

di Federica Federico

21 Maggio 2015

Chi è tuo figlio? E’ un bambino. Ma chi è un bambino? Un bambino è un essere in divenire, diverso da un adulto per forma fisica, capacità intellettiva, esperienze di vita e sensibilità. Non picchiare i bambini è la prima regola di buona educazione che il genitore deve imporre a se stesso se intende rispettare l’identità di suo figlio.

Non picchiare i bambini, perché l’educazione è un processo di reciproca comprensione.

Non c’è differenza tra gli schiaffi o tra le botte: per il bambino (che rappresenta il soggetto debole, quando si parla di schiaffi o botte inferte dai genitori ai figli) uno schiaffo è sempre e solo uno schiaffo.

Perciò, dal punto di vista della “vittima”, uno schiaffo debole può essere fortissimo e una sculacciata può valere quanto uno schiaffo sulla guancia o sulle mani.

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Non picchiare i bambini perché ogni schiaffo o ogni botta segna una differenza tra genitore e figlio che per il bimbo è invincibile, superiore e persino insopportabile:

la “grandezza” fisica, è questo l’elemento che mette il bambino in una posizione di soccombenza rispetto al genitore.

E’ la “grandezza” fisica dell’aggressore che rende il figlio vittima della punizione corporale.

Il bambino picchiato non può reagire con mani altrettanto grandi, con una forza paragonabile a quella del genitore né possiede lo stesso impeto. Ed ecco, quindi, che il piccolo si chiude, si rannicchia su se stesso, si ammutolisce, piange, si difende dietro le mai piccole e le braccia tremanti. Ma la remissione del bambino non è una resa, è semplicemente paura.

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Non picchiare i bambini perché non otterrai la loro approvazione e nemmeno la loro comprensione, li costringerai ad un silenzio nel quale matureranno odio.

Il bambino picchiato comprende un linguaggio e lo associa al mondo adulto, ovvero a quella “grandezza” fisica a cui non può opporsi: il codice espressivo che il bambino picchiato percepisce è quello della violenza.

Lo schiaffo che relega tuo figlio nel pianto, che per paura lo dissuade dal comportamento sbagliato o fastidioso, non gli rende la comprensione del mondo, di un atteggiamento o di una circostanza, ma semplicemente genera in lui una paura così grande da costringerlo a “smettere”.

Smettere ovvero interrompere un’azione non equivale affatto a comprendere.

Attenzione: se il bambino si sta comportando male, deve smettere di agire in modo sbagliato. Su questo saranno d’accordo tutti i genitori ed ogni educatore. E’ indubbio, inoltre, che ogni bambino può crescere bene solo comprendendo le ragioni del proprio comportamento errato, la natura delle proprie azioni e le conseguenze di esse.

Il bambino che smette di comportarsi male solo per aura di essere picchiato non crescerà bene, non distinguerà ciò che e giusto da ciò che è sbagliato. Oltretutto, il bambino fermato dallo schiaffo comprenderà che la forza fisica è utile a farsi valere nel mondo, è uno strumento di imposizione ed un’arma di cui avvalersi. Ed è innegabile, in questo senso, che le punizioni corporali rappresentano un’educazione alla violenza.

Non picchiare i bambini ma educali al dialogo, la parola consentirà loro di verbalizzare le emozioni e di comprendere le cose del mondo.

La parola racconta l’anima, l’accarezza, la cura, realizza e concretizza un percorso di conoscenza e consapevolezza.

Parlare ai bambini significa educarli a vivere affermando la forza del pensiero e curando l’intelligenza che è anche comunicazione e capacità di espressione dei propri bisogni.

Vita da Mamma ti invita a conoscere e comprendere i benefici dell’educazione dolce, comprendendo che la crescita di tuo figlio si struttura su una rapporto di reciprocità ove tu sei riferimento ed esempio.

Se ti sei mai chiesto come educare un figlio felice, se ogni schiaffo inferto al tuo bambino crea anche in te, come genitore, un dolore e della frustrazione, allora devi leggere il nostro eBook, CLICCA QUI:

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